"HOWL" UN CAPOLAVORO

E come tutti i capolavori lascerà qualcuno perplesso, ma difficilmente capita di vedere al cinema un’opera così intensa ed originale su un argomento, la libertà d’espressione, ancora attualissimo.


Il direttore Marzi col regista Jeffrey Friedman presentano il film “Howl” al 24 Mix di Milano

Finalmente abbiamo potuto vedere il tanto discusso “Howl”, presentato alla Berlinale 2010 e sui nostri schermi dal 27 agosto grazie alla benemerita Fandango.
La grande sala del teatro Strehler che ospita il Festival Mix, era gremitissima e pochissimi hanno abbandonato la sala prima della fine del film, salutato con un lungo applauso.
Non è un film facile, non è un film per tutti, ma è senz’altro un film che lascia il segno. I registi Rob Epstein e Jeffrey Friedman (presente in sala), militanti gay e autori di documentari fondamentali come “The Times of Harvey Milk“, “Lo schermo velato” e “Paragraph 175“, hanno detto di essere stati felicissimi quando hanno ricevuto l’incarico di realizzare un film sullo scrittore gay Allen Ginsberg, autore del poema “Howl”, incriminato e ritirato dal mercato appena pubblicato, nel 1957, e messo sotto processo per oscenità. L’oscenità riguardava soprattutto i richiami espliciti al sesso omosessuale, in un periodo in cui l’omosessualità era completamente tabù. Ma, hanno ancora detto i due registi, di essersi trovati in imbarazzo su come realizzare il film, che non doveva essere un’altro documentario (anche perchè i documenti filmati disponibili erano pochissimi), e nello stesso tempo non volevano che fosse una semplice biografia. Volevano creare qualcosa di nuovo, che avesse lo stesso carattere dirompente dell’opera letteraria di Ginsberg, con l’intento di fare rivivere allo spettatore le stesse emozioni suscitate da Ginsberg all’epoca. La cosa aveva un senso, secondo gli autori, perchè quei temi, vedi censura, concetto di osceno e libertà d’espressione, sono temi ancora oggi molto discussi ed attuali.
La scelta di Epstein e Friedman alla fine è stata quella di mescolare il genere doc (immaginando un’intervista al poeta), il genere biografico (con brevi lampi sulla sua vita privata e sentimentale) e soprattutto tentare una traduzione in immagini del testo poetico del poema Howl, attraverso la disamina processuale dei versi, l’esaltante recitazione degli stessi da parte di Ginsberg in un pub di Berkley, e una loro virulenta animazione ideata con l’aiuto di Eric Drooker, collaboratore di Ginsberg.

La parte che ci ripropone i versi del poema Howl è quella dominante, la più innovativa ed originale, ma anche la più ostica per un pubblico poco abituato al piacere della poesia, che comunque si porta senz’altro a casa una maggiore curiosità verso questo mezzo espressivo. La recitazione dei versi è uno dei momenti più alti dell’interpretazione di uno straordinario James Franco (ormai dopo Milk e il suo corto gay The Feast of Stephen è una nostra icona), e una delle parti più sconvolgenti quando vengono illustrati da una splendida animazione (che ci presenta la figura di un uomo nudo con un pene che gli arriva al ginocchio). La disamina processuale dei versi, diventa anche l’occasione per l’esibizione sulla scena di una serie di grandi attori che ci regalano il meglio di loro stessi, a iniziare dal premio Oscar David Strathairn, nel ruolo del pubblico ministero accusatore, da Mary-Louise Parker in quello di un’insegnante bigotta, da Jeff Daniels altro accusatore in qualità di professore universitario, da Treat Williams e Alesandro Nivola nei ruoli di due dei 50 intellettuali difensori, da Bob Balaban (regista gay di Bernard & Doris) nel ruolo del giudice che presiede l’udienza e che alla fine emetterà un’appassionante sentenza finale, da John Hamm (protagonista della serie Mad Men) nel ruolo dell’avvocato della difesa.

La parte del film che cattura maggiormente l’attenzione del pubblico gay è senz’altro quella (troppo breve) che ci racconta la crescita e la liberazione sessuale di Ginsberg, omosessuale che fatica ad accettarsi, che vede la madre ricoverata e lobotomizzata in ospedale psichiatrico, dove lui stesso entrerà per sei mesi con la speranza di diventare eterosessuale. La sua vita sentimentale ha avuto un inizio difficile, quando s’infatuava solo di uomini etero, a iniziare da Jack Kerouac, poi da Neal Cassady (uno splendido Jon Prescott) che ad un certo punto cede alla sua corte (bellissima la scena in cui si ritrovano a letto insieme alle 4 del mattino e Ginsberg vicno al corpo nudo di Cassady entra in agitazione fino a quando è lo stesso Cassady ad abbracciarlo) fino a quando verrà scoperto dalla moglie mentre si fa spompinare da Ginsberg.
Arriva poi il momento, tanto atteso da Ginsberg, di trovarsi tra le braccia di un uomo che prova per lui gli stessi sentimenti, il poeta Peter Orlovsky (Aaron Tveit) che rimarrà suo fedele compagno fino alla sua morte nel 1997 (Orlovsky è morto il 30 maggio del 2010).

Il film, pur così frammentato tra processo, intervista, animazione e fiction, con una fotografia che passa alternativamente dal bianco e nero al colore, risulta assolutamente compatto ed armonioso, offrendoci un ritratto del poeta e della sua opera, visti dall’interno, dalle loro profonde motivazioni, dal loro rivoluzionario bisogno di essere semplicemente e autenticamente se stessi.

Come dicevamo non è un film per tutti, ma è un film che sicuramente dice moltissimo a tutti coloro che sapranno vederlo spogliandosi delle tradizionali aspettative spettacolari per entrare nel mondo di una autentica e profonda creatività. Voto: 10

Degli altri film visti al Festival vi parleremo domani. Ricordiamo che oggi l’ingresso alle proiezioni del Festival (tutte frocissime, come ha precisato il direttore Marzi) è gratuito ed aperto a tutta la cittadinanza in segno di solidarietà con le lotte in difesa delle istituzioni culturali minacciate da forti tagli ai finanziamenti.

Clips dal film Howl:


Condividi

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.