Alla fine la Palma è finita nelle giuste mani; dopo giorni di previsioni, vincerà Mike Leigh, vincerà Kiarostami, vincerà Ken Loach (ma in nessuno di questi titoli si è intravisto un momento di evoluzione nella carriera un po’ stanca di questi autori), Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives (preso per l’Italia da BIM) di Apitchatpong Weerasethakul si è visto attribuire il massimo riconoscimento in un Festival che, a causa di alcuni film non pronti (tra cui il nuovo Malick) ha cercato nella presenza di nomi di registi di sicuro impatto mediatico il suo punto di forza, spesso a discapito della qualità dei film.
Dopo Tropical Malady e dopo Syndrome as a Century, Apitchatpong gira un’altra storia visionaria e magica, in cui terra e spirito si mescolano e danno vita ad una serie di quadri di alta potenza visiva.
Indubbiamente siamo di fronte all’opera di uno dei pochi autori degli ultimi anni in grado di rendere il cinema ancora vivo e aperto a suggestioni e contaminazioni che riescono a sembrare nuove grazie a continui cambi di registro; un cinema in cui il reale è costantemente monitorato dall’irreale e in cui i personaggi si muovono seguendo traiettorie apparentemente casuali ma ineluttabilmente predeterminate.
Giusto il premio per la regia a Tournée di Mathieu Amalric, che, oltre ad essere un ottimo attore, ha dato prova di doti da regista, con un film travolgente e malinconico su un produttore fallito che cerca di tornare alla gloria promuovendo un tour di un gruppo di ballerine di Burlesque e spogliarelliste, mentre la bravissima Yun Jung-hee di Poetry di Lee Chang-dong (che dopo Oasis e Peppermint Candy offre ulteriore prova del suo talento) si è vista soffiare la Palma per la migliore interpretazione femminile dalla più sponsorizzata Juliette Binoche.
In un concorso con poche emozioni da ricordare, buone cose vengono da Tender Son – The Frankenstein Project di Kornél Mundruczó (Delta, Johanna) e da The Housemaid di Im Sang-soo, mentre è sembrata un po’ improponibile la ricostruzione che il franco-algerino Rachid Bouchareb fa in Hors la Loi, prodotto televisivo sul movimento di ribellione radicale algerino contro il governo colonialista francese.
Ci hanno pensato Jean-Luc Godard e Manoel De Oliveira a dare lezione di cinema, mentre tra i giovani autori più interessanti si conferma Cam Archer (Wild Tigers I Have Known) con Shit Year e sorprende Quentin Dupieux con Rubber, in cui il regista, più conosciuto con il suo nome da musicista, Mr. Oizo, mette in scena un road-movie in cui un copertone si risveglia dal letargo e rotola via spazzando tutto ciò che gli capita a tiro: un film sull’importanza del nulla, sulla giustificabilità del tutto.
Tra le novità di questa edizione, anche il premio Queer Palm, che è stato assegnato nello storico bar Zanzibar e che speriamo possa consolidarsi nelle edizioni future dopo questo primo tentativo. Pochi i film premiabili per questa prima palma queer, tra cui Les amours imaginaires di Xavier Dolan, già autore di uno dei più bei film queer della passata stagione, J’ai tué ma mère. Il premio è stato assegnato al divertente e intelligente Kaboom di Gregg Araki (che sembra aver ritrovato la sua verve dopo il non riuscitissimo Smiley Face). Tra i film in lista c’era anche il bel documentario Cuchillo de palo della paraguayana Renate Costa, un film sulla lista dei 108 omosessuali arrestati e torturati in Paraguay durante gli anni di Regime, periodo in cui tutto veniva soffocato con il silenzio. Forse la Queer Palm avrebbe potuto aiutare la visibilità di questo progetto.
Cosimo Santoro
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Oltre ai premi ufficiali di Cannes 2010, diversi premi delle sezioni colllaterali e altri sono stati annunciati (vedi elenco sotto). Tra questi spicca il primo premio Queer Palm, organizzato dal giornalista Franck Finance-Madureira e assegnato da una giuria composta da Benoît Arnulf (directeur artistique des Rencontres In & Out, Festival du Film Gay et Lesbien de Nice), Florence Ben Sadoun (directrice de la rédaction de Première), Romain Charbon (journaliste cinéma, Têtu, les Inrockuptibles), Mike Goodridge (directeur de la publication de Screen International), Xavier Leherpeur (journaliste cinéma, Studio Ciné Live), Ivan Mitifiot (coordinateur d’Écrans Mixtes, Rencontres de cinéma gay et lesbien de Lyon), Pascale Ourbih (présidente de Chéries-chéris, Festival de films gays, lesbiens, trans et +++ de Paris) e Brian Robinson (programmateur du Festival du film gay et lesbien de Londres).
Il premio Queer palm 2010 è stato vinto da “Kaboom” di Gregg Araki (fuori concorso al Festival di Cannes 2010) con la seguente motivazione riportata alla stampa da Franck Finance-Madureira:
“Kaboom è un film completamente queer: il protagonista è bisessuale e la sua migliore amica è lesbica, tutto questo non pone assolutamente alcun problema e la sessualità è il tema centrale del film, una sessualità fluida e libera che ha sedotto tutti membri della giuria. I giurati hanno molto discusso sui quattro titoli che più di tutti ambivano al premio: “Kaboom” , Les Amours imaginaires, Cuchillo de Palo, e Tournée; titoli che noi tutti abbiamo trovato molto queer”
“Il film premiato, dice ancora Finance-Madureira, sarà sostenuto tutto l’anno dall’organizzazione della Queer Palm e dalle testate collegate, come Première e Studio Ciné Live che offriranno una campagna pubblicitaria sui loro siti web in occasione dell’uscita del film nelle sale“.
Sempre secondo Finance-Madureira, intervistato dal sito Yagg, “il premio Queer Palm è stato l’evento che più di tutti ha animato il Festival, la stampa e i professionisti del cinema ne hanno parlato ampiamente, sia in Francia come nel resto del mondo. Sono stato molto soddisfatto di avere ottenuto l’adesione di un importante sito gay, YAGG, e la partecipazione delle due più grandi riviste di cinema francesi come Première e Studio Ciné Live (è la prima volta che due riviste ‘rivali’ si sono trovate unite nel sostenere l’evento.”
Noi siamo felicissimi di questo nuovo premio queer, che insieme ai premi simili di Berlino (Teddy Award) e Venezia (Queer Lion), testimonia la presenza di film particolarmente attenti alle nostre problematiche nei più importanti festival cinematografici del mondo. Avremmo comunque preferito che fosse reso pubblico in anticipo l’elenco dei film candidati a questo nuovo premio, sia per indirizzare e aiutare il pubblico lgbt del festival a farsi il personale percorso di visioni (è impossibile vedere tutto), sia per contribuire a togliere assurdi e omofobi timori di etichettamenti o ghettizzazioni. Ripetiamo, definire un film come queer, aggiunge qualcosa e nulla toglie al film medesimo.
Qui sotto una curiosa immagine del film premiato “Kaboom” e il trailer
TUTTI I PREMI ASSEGNATI
Siamo veramente felici della Palma d’oro al nostro amatissimo Apichatpong Weerasethakul per “Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives “, giovane regista gay tailandese che vanta ben tre titoli nel nostro catalogo (Syndromes And a Century, The Adventure of Iron Pussy e Tropical Malady col quale vinse nel 2004, sempre a Cannes, il Premio della Giuria). Il suo film Uncle Boonmee, pur non avendo protagonisti lgbt, è talmente magico, ipnotico, colmo di fantasticherie visionarie, da mandare in visibilio qualsiasi tipo di pubblico. Tra i premiati segnaliamo anche il Premio alla Regia andato a Mathieu Amalric per “Tournée“, film segnalato anche dalla giuria della Queer Palm come uno dei film più queer del Festival. Infine come non essere entusiasti per il premio come miglior protagonista al nostro Elio Germano (e non ci riferiamo alle sue dichiarazioni politiche)?!
QUEER PALM 2010
Gregg Araki per Kaboom
PALMA D’ORO PER IL MIGLIOR FILM
Apichatpong Weerasethakul per Uncle Boonmee Who
GRAND PRIX
Xavier Beauvois per Des hommes et des dieux
PRIX DU JURY
Mahamat-Saleh Haroun per A Screaming Man
MIGLIOR ATTRICE
Juliette Binoche per Copia conforme
MIGLIOR ATTORE
Javier Bardem per Biutiful
Elio Germano per La nostra vita
MIGLIOR REGIA
Mathieu Amalric per Tournée
MIGLIOR SCENEGGIATURA
Lee Chang-dong per Poetry
CAMERA D’OR
Michael Rowe per Año bisiesto
PREMIO ‘UN CERTAIN REGARD’
Hong Sang-soo per Ha ha ha
UN CERTAIN REGARD – PREMIO SPECIALE PER LE INTERPRETAZIONI
Adela Sanchez, Eva Bianco e Victoria Raposo
‘UN CERTAIN REGARD’ – PREMIO DELLA GIURIA
Daniel Vega e Diego Vega per Octubre
SEMAINE INTERNATIONALE DE LA CRITIQUE – PREMIO SACD
Phan Dang Di per Bi, Don’t Be Afraid
QUINZAINE DES REALIZATEURS – ART CINEMA AWARD
Fabienne Berthaud per Lily Sometimes
QUINZAINE DES REALIZATEURS – PREMIO SACD
Olivier Masset-Depasse per Illegal
QUINZAINE DES REALIZATEURS – LABEL EUROPA CINEMAS
Michelangelo Frammartino per Le quattro volte
PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA
Xavier Beauvois per Des hommes et des dieux
PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA – MENZIONE SPECIALE
Mike Leigh per Another Year
Lee Chang-dong per Poetry
PREMIO DELLA CRITICA INTERNAZIONALE (FIPRESCI)
Agnes Kocsis per Pál Adrienn
( “Sezione Un Certain Regard” )
Oliver Laxe per Todos vós sodes capitáns
( “Sezioni parallele” )
Mathieu Amalric per Tournée
( “Sezione Concorso internazionale” )