"Mine vaganti" premiato al Tribeca Film Festival

Entusiasta Ozpetek che racconta ad un giornalista come il suo cinema rispecchi la sua vita privata e il suo senso della famiglia, oggi assai numerosa. Ma non vuole vedere i suoi film nell’area “titoli gay” dei videomarket.

Vedi sito ufficiale del Tribeca Film Festival

Un altro successo per le “Mine vaganti “ di Ferzan Ozpetek (dopo le 13 candidature per i Premi Donatello 2010), che vince il secondo premio, Menzione Speciale della Giuria, al prestigioso Tribeca Film Festiva 2010, la rassegna del cinema di New York fondata da Robert De Niro, dove era l’unico titolo italiano in concorso.
Le motivazioni della Giuria, composta da Hope Davis, Aaron Eckhart, John Hamburg, Cheryl Hines, John Ridley, Gary Ross e Gary Winick, dicono che il film è stato premiato “per averci fatto ridere, piangere e immediatamente voler prenotare un viaggio in Italia meridionale. Il film esplora la storia di due fratelli gay che tentano di trovare la felicita’ in una famiglia italiana tradizionale che non ne vuole sapere di accettare le loro scelte di vita. Combinando con maestria dramma famigliare e farsa, “Mine vaganti” affronta la materia con intensita’, umorismo e grazia”.
Ozpetek è un regista molto amato e conosciuto negli USA, dove ben cinque suoi film (“Loose Cannons”, “Saturn in Opposition”, “Facing Window”, “His Sewcret Life”, “The Turkish Baths) sono stati distribuiti, cosa assai significativa considerato che Ozpetek è un regista gay dichiarato e che quasi tutti i suoi film hanno riferimenti a personaggi e situazioni gay.

Intervistato al Tribeca da Simon Abrams, che parla di Ozpetek come dell’Almodovar italiano, il regista ha detto che il Tribeca “E’ stata un’esperienza fantastica, tutto esaurito in sala, la gente che applaudiva a scena aperta”.

Alla domanda se si sente più italiano o più turco ha risposto: “Non mi penso come italiano o turco ma solamente come regista. In Italia ci sono registi che provengono da diverse parti del paese, come Roma, Bologna, che sono molto diversi tra loro. Io ho vissuto in Turchia fino all’età di 17 anni. Ho visto molti melodrammi turchi e molti film italiani, francesi, tedeschi. Il cinema è la mia vita. Lavoro solo in Italia da 16 anni e mi ritengo molto fortunato. Non ho mai fatto distinzioni tra film francesi, italiani o tedeschi. Io ragiono solo in termini di film che possono essere belli o brutti. Nel mio primo film, “Hamam”, ho raccontato una storia che mi apparteneva, anche se nel film il viaggio è dall’Italia alla Turchia e non viceversa come nella mia realtà. All’epoca ho avuto molte difficoltà e molte porte chiuse in faccia, sia in Italia che in Turchia. In entrambi i paesi era il primo film che affrontava la tematica omosessuale in modo differente e i produttori erano riluttanti, mi chiedevano di cambiare la storia da gay a etero. Dopo averlo finito di girare ho dovuto tenerlo sei mesi in magazzino. Il mio colpo di fortuna è arrivato con la richiesta di partecipazione alla Quinzaine di Cannes, dove vendetti il film a diversi paesi. In Italia e Francia fu un grande successo che mi spalancò le porte per i miei film successivi.”

Rispondendo ad un’altra domanda sulle tematiche dei suoi film, Ozpetek risponde: “L’altro giorno mi trovavo in un negozio di dvd e, cercando i miei titoli, ho trovato solo “Facing Windows“. Ho chiesto al commesso che mi ha detto: ‘Oh, noi abbiamo tutti i suoi film, ma sono nella sezione “gay”. Dentro di me ho pensato che la cosa era un po’ razzista, perché non considero i miei film dei “film gay”. I film sono film. Non devono essere segregati. Le persone sono persone. I miei film parlano di persone. Sono un po’ stanco di questa diatriba. Il problema dei diritti degli omosessuali salta fuori ogni volta perché in Italia ci sono poche opere su questi temi, come in tanti altri paesi. Il problema c’è, ma non è questo l’aspetto principale dei miei film. Nel caso di “Loose Cannons” (Mine vaganti), è più un problema generazionale. Si parla di un padre che invece di chiedersi se suo figlio conduce una vita felice, pensa ad imporgli i suoi desideri, a dirgli cosa deve fare. Questa è una cosa che spesso fanno, sbagliando, molti genitori. Il protagonista è gay, sì, ma potrebbe essere stato qualsiasi altra cosa. Il problema è il conflitto generazionale.”

Alla domanda di quanto ci sia della sua vita personale nei suoi film, Ozpetek risponde: “Ci sono molte similitudini tra la mia vita e i miei film. Per fare un esempio le racconto un episodio accadutomi dieci giorni fa: nella mia abitazione di Roma, ho un amico che abita in un appartamento vicino. Io non lo vedevo da un paio di giorni, così ho cercato di indagare su cosa gli fosse successo. Stavo tornando in treno da Firenze (dove vado per la mia produzione dell’Aida del prossimo anno), quando degli amici mi chiamano per dirmi: “Non riusciamo a trovare Marco, temiamo che gli sia successo qualcosa”. Tornato a Roma ho chiamato la polizia e ho chiesto ad un amico di cercare via internet negli ospedali della zona. Niente. C’era stato un incidente e avevano trovato un ragazzo senza documenti. Ho pensato, conoscendo Marco (che è un po’ una mina vagante), che poteva trattarsi di lui. Mi recai subito nel reparto ospedaliero delle cure intensive per vedere se era proprio lui. Era lui, ed era in coma. Qualcuno doveva identificarlo e lo feci io, basandomi più sulla capigliatura che sul viso, quasi irriconoscibile. Ero arrivato all’ospedale direttamente dal treno. Questo per me è il significato della famiglia, il senso della famiglia che trovate nei miei film. Ho chiamato subito un dottore mio amico, un avvocato mio amico, e altri amici. Volevo che Marco avesse il trattamento migliore possibile, anche fuori da quell’ospedale. L’ho visto pochi giorni fa ed ora sta molto meglio. Questo fatto mi ha reso consapevole che c’è una famiglia che si cura di ognuno di noi. Questo voglio fare intendere nei miei film. C’erano di solito 10 o 12 persone nella mia vita, ma ora se ne aggiungono di nuove ogni anno. Posseggo un grande senso della famiglia e degli amici. Il mio amico ed io andiamo insieme al supermarket per acquistare da mangiare per il pranzo o la cena. Io gli chiedo, “Quante persone abbiamo oggi?” e lui mi risponde, “Quattro”. In media finisco per preparare il pranzo per 10 persone ogni giorno. Io sono un regista, ma forse mi sento più un cuoco. Mi piace molto questa vita. Ho anche una vita privata, ma penso che non sia mai veramete privata. Per me, avere una compagnia è il vero significato della vita. Tendo a mettere l’amicizia al di sopra dell’amore. Il mio compagno da nove anni è perfettamente d’accordo con me.”

Tutti i premi del TRIBECA 2010

World Narrative Competition

Giuria della competizione World Narrative Feature:
Hope Davis, Aaron Eckhart, John Hamburg, Cheryl Hines, John Ridley, Gary Ross and Gary Winick

The Founders Award for Best Narrative Feature
When We Leave (Die Fremde)
Directed and written by Feo Aladag (Germany)

Special Jury Mention
Loose Cannons (Mine vaganti)
Directed by Ferzan Ozpetek, written by Ferzan Ozpetek and Ivan Cotroneo

Best New Narrative Filmmaker
Kim Chapiron for Dog Pound
Written by Kim Chapiron and Jeremie Delon (France)

Best Actor in a Narrative Feature Film
Eric Elmosnino as Serge Gainsbourg in Gainsbourg, Je t’Aime… Moi Non Plus
Directed and written by Joann Sfar (France)

Best Actress in a Narrative Feature Film
Sibel Kekilli as Umay in When We Leave (Die Fremde)
Directed and written by Feo Aladag (Germany)

World Documentary Competition

2010 World Documentary Feature Competition Jurors:
Jessica Alba, Margaret Brown, Abbie Cornish, Marshall Curry, Whoopi Goldberg, Aidan Quinn and Eric Steel

Best Documentary Feature
Monica & David
Directed by Alexandra Codina (USA)

Special Jury Mention
Budrus
Directed by Julia Bacha (USA, Palestine, Israel)

Best New Documentary Filmmaker
Clio Barnard for The Arbor (UK)

New York Competition

2010 Best New York Narrative Competition Jurors:
Selma Blair, Zach Braff, Zoe Cassavetes, Darko Lungulov and Andrew McCarthy

Best New York Narrative
Monogamy
Directed by Dana Adam Shapiro, written by Dana Adam Shapiro and Evan M. Weiner (USA)

Special Jury Mention
Melissa Leo for her performance in The Space Between
Directed and written by Travis Fine (USA)

2010 Best New York Documentary Competition Jurors:
America Ferrera, Dave Karger, Dan Klores, Scott Neustadter and Kate Snow

Best New York Documentary
The Woodmans
Directed by C. Scott Willis (USA, Italy, China)

Short Film Competition

2010 Best Narrative Short Competition Jurors:
Justin Bartha, Katherine Dieckmann, Jack Dorsey, Peter Facinelli and Brooke Shields

Best Narrative Short
Father Christmas Doesn’t Come Here
Directed by Bekhi Sibiya, written by Sibongile Nkosana, Bongi Ndaba (South Africa)

Special Jury Mention
The Crush
Directed and written by Michael Creagh (Ireland)

2010 Best Documentary and Student Short Competition Jurors:
Perry Miller Adato, Tim Armstrong, Jared Cohen, Scandar Copti, Larry Gagosian, Alicia Keys and Shirin Neshat

Best Documentary Short
White Lines & The Fever: The Death of DJ Junebug
Directed and written by Travis Senger (USA)

Special Jury Mention
Out of Infamy: Michi Nishiura Weglyn
Directed and written by Nancy Kapitanoff, Sharon Yamato (USA)

Student Visionary Award
Some boys don’t leave
Directed by Maggie Kiley, written by Matthew Mullen, Maggie Kiley (USA)

Special Jury Mention
The Pool Party
Directed and written by Sara Zandieh (Iran, USA)

Tribeca Film Festival Virtual

The 2010 Tribeca Film Festival Virtual winners were voted on by the TFF Virtual Premium passholders.

Tribeca Film Festival Virtual Best Feature Film
Spork
Directed and written by J. B. Ghuman, Jr. (USA)

Tribeca Film Festival Virtual Best Short Film
Delilah, Before
Directed by Melanie Schiele (Singapore)

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.