Dal sito ufficiale del Festival Zinegoak
Dal 29 gennaio al 6 febbraio si tiene a Bilbao la settima edizione di Zinegoak, il Festival Internazionale di cinema LGBT, diretto da Roberto Castón (il regista del bellissimo “Ander”), uno degli eventi più interessanti nel panorama dei festival LGBT europei.
Sicuramente questo Festival non sarà ricordato per il crescente numero dei film selezionati e degli ospiti invitati, ma per la qualità di un concorso che si annuncia essere alta, per la proposta di “classici” (tra cui Mishima di Paul Schrader) e per il prestigioso premio speciale che quest’anno viene attribuito a Wieland Speck, direttore della sezione Panorama del Festival di Berlino, nonché co-fondatore del premio Teddy Award.
Wieland Speck nasce a Friburgo, Germania, nel 1951 e dal 1972 risiede a Berlino. Dopo avere studiato Letteratura Tedesca, Arte Drammatica ed Etnologia alla Freie Universität di Berlino, Speck inizia a cimentarsi con progetti di film e video mentre lavora come scrittore ed editore. Le sue opere sono da subito centrate sui problemi dell’identità sessuale. Ha inoltre lavorato come attore per diversi acclamati registi, tra i quali David Hemmings, Robert van Ackeren, Ulrike Ottinger e Ian Pringle. Per anni ha diretto Tali, un cinema indipendente d’essai a Berlin-Kreuzberg. Come regista, Speck ha iniziato con diversi documentari video, proseguendo poi con numerosi programmi tv e film (di alcuni è stato anche produttore). Ha lavorato all’organizzazione di diversi eventi cinematografici, fra i quali Filmhaus Berlin, Filmbüro Baden-Württemberg e il Berlin European Short Film Festival. Ha inoltre insegnato in diverse università e istituti cinematografici. Nel 1985 ha diretto il suo primo lungometraggio, “Westler”, considerato a tutt’oggi uno dei migliori film tedeschi a tematica. In esso, Speck usa il Muro di Berlino come una metafora delle barriere socio-politiche che hanno ostacolato (e che in taluni casi continuano ad ostacolare) le relazioni amorose tra persone dello stesso sesso.
Dal 1982, Speck ha lavorato per la sezione Panorama della Berlinale. Fino al 1992 era assistente dell’ex direttore Manfred Salzgeber. Nel 1992 viene promosso direttore di Panorama e da quell’anno i film a tematica lgbt hanno acquisito la medesima rilevanza di tutti gli altri film. In aggiunta, con Speck alla guida di Panorama, il Premio Teddy assegnato ai migliori film e documentari lgbt della Berlinale, è diventato un premio sempre più importante e oggi parteciparvi viene considerato un onore di prestigio internazionale.
Tra i film in concorso, selezionati dai festival di Cannes, Berlino, Toronto, San Sebastian e Roma, di provenienza geografica ampia (soprattutto sudamericana), è senz’altro da segnalare la prima mondiale del film italiano L’ultimo giorno d’inverno dell’esordiente Sergio Fabio Ferrari, film low-budget che ha nella forza della storia e nella bravura dei suoi protagonisti i suoi punti di forza.
Il film intreccia tre storie ambientate in una città italiana del nord. Due ragazzi, Andrea e Davide, finalmente s’incontrano dopo mesi di amicizia virtuale. In comune hanno il desiderio di diventare scrittori. Davide è affascinato dai successi di Andrea. Andrea è affascinato da Davide, ma la sua storia è assai più complicata di quella di Davide. Marco, un giovane sacerdote desideroso di guadagnarsi da vivere, s’impegna in una nuova realtà e scopre una verità che sua madre gli ha sempre tenuto nascosto. Una benestante e giovane coppia nasconde un terribile segreto, qualcosa che potrebbe mettere a rischio l’armonia della loro casa. Le opportunità per fuggire e mettersi al sicuro in un luogo dove potersi confrontare con le rispettive paure arriveranno in questo “ultimo giorno d’inverno”. Il film è a prevalente tematica gay con una piccola storia trans.
La giuria composta dalla canadese Michèle Philibert (direttrice del Festival Reflets di Marsiglia, dal regista basco Gorka Cornejo (Yo solo miro) e da Cosimo Santoro (responsabile acquisizioni per Atlantide Entertainment, una società che si sta impegnando nell’acquisizione di film lgbt per il mercato italiano) dovrà scegliere tra film di diverso supporto produttivo e diverso impianto stilistico, ma tutti di altissima qualità, tra cui spiccano il filippino Jay di Francis Xavier Pasion, il penultimo e splendido film della coppia Ducastel e Martineau, Nés en 68, e l’ultimo di João Pedro Rodrigues, Morrer como un Homen.
Tra gli eventi collaterali, imperdibile la festa di chiusura, prevista per il 6 febbraio al Guggenheim Museum, con dj setting Alaska.
Il Festival è ricco di premi: miglior film narrativo (3000 €), miglior documentario (2000 €), miglior cortometraggio (assegnato dal pubblico, 1000 €), e il premio Lesbismo e Genere offerto da Área de Igualdad, Cooperación y Ciudadanía del Ayuntamiento di Bilbao (1500 €). A questi premi ufficiali se ne aggiungono altri come il premio per la miglior sceneggiatura assegnato dall’Associazione Sceneggiatori Baschi, quelli per la migliore interpretazione femminile e maschile assegnati dall’Unione degli Attori Baschi e il premio della Gioventù assegnato da Escuela Kinema.
Qui sotto il manifesto del Festival gay di Bilbao edizione 2010.