TOM FORD E IL SUO FILM D'ESORDIO

Tom Ford riceve una targa d’onore dal Comune di Milano. Abbiamo visto “A Single Man”, da venerdì 15 nelle sale, restandone abbagliati. Una lunga e interessante intervista a Tom Ford apparsa su Advocate.

Complimenti all’Assessore milanese alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory, per avere dedicato una giornata al neoregista Tom Ford, con la consegna di una targa onorifica (vedi foto sotto), che presentava il suo film “A Single Man” in uscita questo venerdì nelle sale italiane. L’Assessore ha anche detto che è giunto il momento che Milano si interessi maggiormente alla cultura e non solo all’economia, annunciando che è in programma un film su Leonardo da Vinci che si dovrebbe realizzare per il 2014.

Affascinante e cordialissimo il regista Tom Ford che ha tenuto una lunga conferenza stampa ospitata nella bella sala Alessi di Palazzo Marino. Noi, che avevamo appena rivisto il suo film, che è un bellissimo film gay al 100%, gli abbiamo chiesto perchè in diverse interviste continui a ripetere che lui non ama definirsi gay e che non vuole che si dica che il suo film è un ‘film gay’. Ha gentilmente risposto che lui è gay e convive felicemente col suo compagno da molti anni, ma che se dovesse definirsi userebbe la parola gay solo dopo tante altre per lui oggi più significative, sentendosi parte di una generazione che ha trovato molte porte aperte. In quanto al film ci tiene a sottolineare che il tema non è l’omosessualità dei protagonisti ma una grande storia d’amore, che potrebbe appartenere a chiunque.

Noi siamo senz’altro d’accordo sul fatto che il film sia soprattutto una grande storia d’amore, ma questa storia, proprio perchè è vissuta da due persone gay, acquista un valore ancora più forte e dirompente, ha un valore aggiunto che nessuno può ignorare in tempi dove molti, negandoci le unioni gay, dimostrano di non volerlo riconoscere come tale. Fino ad oggi solo Brokeback Mountain era riuscito a lanciare un messaggio altrettanto forte in questa direzione.

E’ poi assurdo, secondo noi, che ci si spaventi davanti alla definizione di ‘film gay’. Oggi dire che un film è gay vuole solo significare che all’interno di un film ci sono tematiche o personaggi gay, e siccome questi film sono ancora così pochi, è evidente l’utilità di questa segnalazione, sia per il pubblico omosessuale che ha modo di ritrovarsi in essi, sia per il pubblico etero che ha modo di conoscere una realtà finora poco raccontata.
Il fatto che la pubblicità dei film, come insegna proprio il film di Tom Ford che ha un manifesto completamente etero e, in America, ha pure cancellato il bacio gay dal trailer ufficiale, eviti quasi sempre di presentare riferimenti gay (e spesso di fare pubblicità su siti gay) significa solamente che si ha ancora una percezione negativa dell’omosessualità, che si pensa che la maggioranza degli aspettatori verrebbero aprioristicamente respinti da questi temi. Al cinema i gay non hanno ancora diritto di cittadinza. E sappiamo che il cinema è lo specchio della società.

Ma vogliamo tornare all’incantevole film di Tom Ford, dove invece abbiamo pieni diritti, incluso quello dell’amore assoluto che può legare per la vita e per la morte due persone. Molti altri sono i temi affrontati dal film, che segue la profonda crisi di un uomo sulla cinquantina che si ritrova solo, dopo la morte improvvisa del compagno di una vita. Ritroverà il calore della vita dopo una serie di incontri che gli faranno comprendere il valore delle cose semplici e delle persone che in diversi modi ti sono vicine e che hanno ancora molto da darti.

Lo spettatore viene magicamente accompagnato in questo viaggio dello spirito attraverso il gioco dinamico dei colori delle immagini, che sono quasi spenti nei momenti di depressione e solitudine del protagonista, mentre si accendono sempre più quando il protagonista ritrova speranza e comunicazione.

Indimenticabili le scene della bimba che lo avvicina in banca (ricordandogli il mistero dell’adolescenza), la contemplazione dei giocatori di tennis (l’energia e la vitalità dei corpi), l’incontro con lo stupendo prostituto Carlos (la bellezza e la contemplazione sono un grande valore di per sè), le tenerezze al cane nella macchina di una sconosciuta (gli animali non sono poi così diversi dagli umani), il lungo incontro con l’amica (abbiamo tutti gli stessi problemi), tutte le scene in cui si rivede col compagno (l’intimità di una coppia non è fatta di solo sesso), tutte le scene che lo mettono a confronto con lo studente di lui innamorato, al bar, il saluto dalla macchina mentre lo lascia sul motorino, nudi sulla spiaggia, in casa sua davanti al corpo nudo del giovane (l’amore non muore mai, basta dargli il tempo di travestirsi), ecc.

Infiniti sono gli spunti di riflessione che il film ci offre mentre allo stesso tempo siamo continuamente catturati dalla preziosità e accuratezza delle immagini, curatissime anche nei minimi particolari (come insegnano i grandi maestri) ma sempre fresche e vitali. Un film che si potrebbe vedere e rivedere in continuazione trovandoci sempre qualcosa di nuovo. Insomma, per noi, da bravi partigiani, un piccolo capolavoro.

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Riportiamo di seguito una interessante (e ricca di rivelazioni intime e private) intervista di Kevin Sessums al regista Tom Ford pubblicata sulla rivista Advocate (trad. R. Mariella).

Tom Ford dice tutto.

Conosciuto per le sue provocatorie reinterpretazioni di Gucci e di Yves Saint Laurent, lo stilista Tom Ford si è ora creato una nuova immagine come regista di ‘A Single Man’. La franca intervista di Kevin Sessums ci rivela sino a che punto egli si sia liberato della sua vecchia pelle.

Io non penso a me stesso come gay. Questo non significa che io non sia gay. Io semplicemente non mi definisco in base alla sessualità,” dice Tom Ford, senza alcun senso di ironia nella sua voce.

Ford contribuì a costruire un impero della moda quando lavorava per Gucci. Quando poi la Yves Saint Laurent fu acquisita da Gucci nel 1999, egli reinventò quel marchio. Dopo di allora ha lanciato con il suo nome una propria linea di abbigliamento per uomo e accessori. Sempre, nella sua carriera, Ford ha disegnato intere collezioni e campagne pubblicitarie dimostrando una grande sensibilità nel tener conto del bisogno degli altri di definire se stessi come soggetti sessuali.

L’aspetto gay di ‘A Single Man’ non è stato certamente il motivo che mi ha portato a fare un film dal libro di Christopher Isherwood. E’ stato piuttosto il suo lato umano, che è anche la sua qualità unificante,” prosegue continuando a parlare del suo notevole debutto alla regia.
Il film è stato nominato per il Leone d’Oro, massimo premio del Festival del Cinema di Venezia , per il quale Ford ha vinto a Venezia un Queer Lion, mentre Colin Firth ha vinto il premio come miglior attore.

Se volessi elencare 10 cose che mi definiscono, essere gay non entrerebbe nella lista. Io penso che anche per Isherwood sia stata la stessa cosa. Ci sono molti personaggi gay nei suoi libri, perché i suoi lavori sono molto autobiografici, ma il loro essere gay non è il punto cruciale della storia. La cosa principale che mi è sempre piaciuta nel lavoro di Isherwood, specialmente quando ero giovane ed ero alle prese con la mia sessualità, è che non c’erano questioni di questo tipo in quegli scritti.
Questo era un concetto molto moderno, soprattutto se paragonato al tempo in cui essi sono stati scritti. Molto sinceramente, io non penso alla mia sessualità. Ma ciò potrebbe anche essere legato al fatto di fare parte della prima generazione che ha beneficiato dei risultati delle lotte dei gay e delle lesbiche venuti prima di noi.

Ford è sdraiato su di un lussuoso sofà nella parte riservata all’ultimo piano dello Store che porta il suo nome nella Madison Avenue a Manhattan. Il sofà è di una tonalità di grigio che si abbina al grigio più chiaro della sua camicia ed al grigio più scuro dei suoi pantaloni. I suoi capelli tagliati cortissimi non sono grigi, una decisione che sembra più sua che non dei suoi capelli. Io conosco Ford da quasi trent’anni, sin da quando entrambi eravamo poco più che ragazzi, e cercavamo di trovare una nostra strada a New York. Egli era uno dei più bei ragazzi della città, molto più bello di tutti i baristi dello Studio 54, dove abbiamo imparato a starcene sdraiati insieme sui lussuosi sofà. E lui è tuttora, a quarantotto anni, un gran bell’uomo. La sua fronte è ancora priva di rughe. Farà uso del Botox?

E’ chiaro,” egli ammette prontamente. La sua onestà quasi sfacciata è sempre stata una delle sue migliori caratteristiche, “prima non potevo neppure aggrottare le sopracciglia, ma dopo le ultime iniezioni di botox, ora posso farlo tranquillamente. Non mi farei comunque mai fare un lifting completo del viso, credo. I lifting facciali sugli uomini sono un disastro. Ma io sono fermamente convinto della validità del Botox e del Restylane, perché no?“.

Tale cura di se non sempre porta ad una riflessione su se stessi, quando ci si trova imprigionati tra le pareti ricoperte di specchi del mondo della moda. Ma Ford, dopo essersi sentito come scacciato da Gucci e Yves Saint Laurent nel 2004, ha affrontato un periodo di angoscia esistenziale che lo ha portato ad una specie di processo di auto-analisi, approfondito molto più delle problematiche dermatologiche.
Rileggere ‘A Single man‘ (storia di una presa di coscienza, durante un giorno nella vita di Gorge, 58enne professore di college che cerca di liberarsi dal dolore per la morte del suo compagno da lungo tempo, Jim) e decidere di adattarlo sullo schermo come regista e sceneggiatore(con David Scearce), è stato un tentativo di riaffermare le proprie capacità di artista e cosi facendo di iniziare un processo curativo di un proprio grande dolore: la perdita di se stesso.

Sono passato attraverso emozioni molto simili a quelle attraversate da Gorge nel libro: una serissima crisi di mezza età,” dice Ford, ” Ripensando a quella parte della mia vita, io non ero più in contatto con la mia parte spirituale, l’avevo rifiutata ed ero completamente assorbito dalle cose materiali. Io mi sentivo arricchito da ogni tipo di successo materiale. La fama, un favoloso compagno, numerose case, soldi a palate. Potevo avere qualunque cosa volessi, incluse grandi quantità di sigarette e di wodka, abitudini che ora ho interrotto. Ma poi qualcosa è cambiato quando ho compiuto quarant’anni, sebbene io fossi ancora con Gucci sino ai quarantatre anni, quando ho avuto la mia grave crisi di mezza età. Ho sempre combattuto per tutta la vita con la depressione. Non l’ho mai reso di dominio pubblico perché.. ma…

Ford fa una pausa di riflessione “Non sono di quelli che mostrano questo tipo di cose davanti a tutti. Se qualcuno allora fosse entrato nel mio ufficio una mattina e mi avesse chiesto come andava, io avrei sempre risposto ‘Và alla grande! Alla grande!’ Ma non era cosi. La mia sofferenza emotiva mi portava a realizzare che io avevo rifiutato il lato spirituale della mia vita. Io sono sempre stato dipendente da quella voce interiore per andare avanti nella vita, ma ad un certo punto l’avevo chiusa fuori da me. L’avevo zittita. Ero stato cresciuto come presbiteriano e fui mandato a studiare in una scuola privata a Santa Fè, ma io credo di potermi descrivere ora forse più vicino ad un taoista. E questa è la ragione per qui quel libro mi ha parlato cosi profondamente. Esso ha rinnovato in me il bisogno alla spiritualità. Io ho letto per la prima volta questo libro attorno ai vent’anni quando io, tu, e Ian (Falconer) eravamo in visita a David Hockney ed egli ci introdusse a Christopher Isherwood.

Falconer, il primo ragazzo di Ford, divenne poi un protégé di Hockney ed ora è un affermato designer di set e di costumi per compagnie di balletto e di opera ed è anche autore ed illustratore della serie di successo di libri per bambini Olivia. Ma noi allora facevamo tutti parte di quella specie di harem di Hockey, di giovani ragazzi che cercavano in tutti i modi di sfondare in campo artistico per proprio conto.

Io penso che il mio interesse per la wodka e le sigarette sia nato allora, perché il mio primo bacio con un ragazzo fu con Ian ed egli allora sapeva di wodka e di sigarette” dice Ford tra il commosso e l’assorto dai ricordi, mentre ci mostra ancora un po’ della sua sincerità molto franca ” io non avevo mai saputo prima che mi piacevano sessualmente gli uomini fino a quando Ian non è entrato nella mia vita. Ed egli non fu solo il mio primo bacio ad un uomo. Il primo rapporto orale che ho mai praticato a qualcuno fu quello che feci a Ian seduti dietro ad un taxi sulla via di casa dopo una notte allo studio 54, mentre percorrevamo la strada che ci portava dove viveva lui tra l’ottava strada e la Fifth Avenue. Naturalmente era un taxi ‘Checker’,” egli scherza con la sua innata abilità di essere contemporaneamente raffinato e volgare (questi taxi, ormai scomparsi, avevano dei sedili posteriori molto larghi, con spazio sufficiente per poter amoreggiare durante il percorso).Uno dei tocchi personali che Ford ha inserito nella sua versione di ‘A Single Man’ è stato quello di dare a George come cognome Falconer.

Continuando nella serie di rivelazioni molto franche, Ford ne cita un’altra.”Nel film, quando George, dopo avere assunto un po’ di mescalina, dice di voler radersi le sopracciglia, – Questo successe a me e a Ian durante quel viaggio quando tutti noi andammo a trovare David. Una sera io e David prendemmo della mescalina prima di andare allo Studio One, e io alla fine mi rasai via le sopracciglia.

Quando lessi il libro a vent’anni lo amai subito, ed ebbi una specie di infatuazione per il personaggio di George. Io ho sempre avuto una fissa per i tipi svegli e più grandi di me. E quindi, dopo aver incontrato Isherwood lessi tutto quello che riuscii trovare di suo. Avevo per lui un timore reverenziale e ne ero anche un poco ossessionato, … veramente. Quando ripresi il libro verso i quarant’anni, mi coinvolse ad un livello più profondo. Mi resi conto che questo era un libro sulla falsa immagine di se stessi. Le prime parole del libro mi costrinsero a fare una pausa nel mio cammino: ‘Svegliarsi è cominciare a dire sono e ora’. Il tema sottinteso del libro è il lasciare andar via il proprio passato e vivere il presente – che è quello che io ho cercato di fare a questo punto della mia vita. Io non mi sono più sentito solo affascinato da George, ma mi sono sentito come se io stesso fossi George, sia mentalmente che spiritualmente. Pur amando molto il libro, attraverso il processo di creazione del film, io vi ho inserito molto di me stesso. E’ stato un processo catartico.”

Sebbene Ford abbia ottenuto una prestazione da oscar da parte di Colin Firth nei panni di George e Julianne Moore nella parte di Charley, la sua amica confidente, molti lettori puristi di Isherwood potrebbero non approvare le modifiche che egli vi ha introdotto. Tuttavia, il più importante dei seguaci di Isherwood, il suo ultimo compagno, Don Bachardy, ha dato la sua approvazione al film, ed ha detto a Ford che Isherwood stesso – morto nel 1986 – lo avrebbe amato e avrebbe approvato i cambiamenti. Ford ha reso George più giovane e molto meno trasandato che nella versione del libro. In effetti egli è ora molto elegante. Nella figura che Firth traccia sullo schermo c’è anche una certa rassomiglianza con Yves Saint Laurent “Altri hanno detto che egli ricorda il giovane Michael Caine.” A questo proposito, dice Ford, “Yves Saint Laurent non mi è mai passato per la mente. Almeno per una cosa, Colin è mascolino e Yves era molto effemminato.

Qualcuno ha cercato di vedere un parallelo tra il Ford che mette il proprio vissuto in ‘A Single Man‘ e il Ford che mette la propria storia nelle case di moda che egli ha diretto, inclusa la Yves Saint Laurent. “Io in realtà quasi non ricordo il tempo che ho passato alla Yves Saint Laurent, anche se forse io lì ho creato le mie migliori collezioni – A parte quella iniziale in bianco e nero. Quella non è stata molto riuscita, e non ebbe molto successo. Ma essere alla Yves Saint Laurent è stata per me veramente una cattiva esperienza, sebbene il giro di affari sia cresciuto enormemente in quel periodo. Yves e il suo compagno Pierre Bergé sono stati cosi negativi e malefici da rendere la mia vita davvero infelice. Io ho vissuto in Francia diverse volte e l’ho sempre amata. Vi ho anche studiato durante le scuole superiori. E’ stato solo quando ho iniziato a lavorarci che ho iniziato a non amarla. Lì chiunque può chiamare la Polizia Fiscale e questi si presentano nei tuoi uffici. In Francia non puoi far lavorare un dipendente per più di 35 ore a settimana. Sono come i nazisti, questa polizia. Arrivano marciando e tu devi farli entrare e loro interrogano la tua segretaria. E questi possono multarti e farti chiudere. Pierre è stato quello che li ha chiamati, io non ne ho mai parlato prima in un’intervista, ma è stato un periodo terribile per me. Pierre e Yves sono stati veramente malefici. Yves Saint Laurent per me proprio non esiste.

Ford non ha acquistato nulla all’asta delle proprietà di YSL nel febbraio del 2009: “O Dio, certo che no, ho delle lettere di Yves Saint Laurent che sono cosi meschine, da non credere, per tutto il veleno che contengono. Io non credo che egli fosse un gran personaggio quando ha scritto lettere di quel genere. Io penso che egli fosse semplicemente geloso, e pensare che io e Yves eravamo amici prima che io prendessi in mano l’azienda. Ma poi io ho portato il marchio al successo e lui è diventato geloso in modo malato… quella parte della mia vita ora semplicemente non esiste più.

Il segno lasciato da Ford in ‘Single Man’ include la sua decisione di descrivere i preparativi di George durante tutta la giornata, per il suo suicidio: la pistola che egli toglie dal cassetto ha un significato simbolico che attraversa tutto il film. Ford elimina importanti personaggi, per concentrarsi su George, Charley e Kenny, lo studente di George che ha una attrazione quasi maniacale per lui. Kenny, interpretato da Nicholas Hoult, è un personaggio piuttosto problematico. Il suo modo di parlare molto affettato è frutto del disagio giovanile del personaggio o piuttosto è dovuto all’attore Hoult? Al suo essere profondamente inglese.- lo ricordate bambino in ‘About a Boy’? – forse presta troppa attenzione al fatto di dover recitare con accento americano? Egli è per fortuna notevolmente sexy e in fin dei conti molto tenero. Ford utilizza anche i suoi amati cani, Angus e India, con risultati molto commuoventi. Il compagno di Ford, il giornalista di moda Richard Buckley, si vede fugacemente in una apparizione cammeo e Ford mette nelle battute di George un po’ dell’arguzia tipica di Buckley. Ford crea una scena con un prostituto spagnolo in un negozio di liquori che non c’è nel libro, ma che è una delle più belle esteticamente di tutto il film. Inoltre l’amore di Ford per l’architettura, lo stile e la moda contribuisce a dare al film un potente impatto visuale. Il film, ambientato nel 1962, ha un look per certi versi simile ad un ‘Mad Man’ ma molto più elegante. Nelle varie scene prevale una magnifica combinazione di tristezza e di bellezza.

Per me la tristezza e la bellezza sono legate molto strettamente,” dice Ford, scivolando nel suo lussuoso sofà, con un languore non studiato, ma risultato della stanchezza dovuta al suo intenso lavoro in giro per il mondo. “Le cose veramente belle mi rendono triste, perché io so che sono destinate ad appassire. Quando vedo un ventenne, ragazzo o ragazza, di una bellezza mozzafiato, mi prende una specie di tristezza. Forse essi sono belli perché sappiamo che non sono permanenti, sono in una specie di transizione.
Ford fa una pausa, si rende conto della sua postura rilassata e raddrizza la sua schiena. “Io so che cosa sono come stilista, e quando ho iniziato a fare il mio primo film mi sono chiesto: Chi vuole vedere un film di Tom Ford? Che cosa sono io? Che cosa rappresento? Che cosa ho da dire? ‘ Bisogna essere sinceri con se stessi. D’altra parte io non sono uno che crede nella realtà pura e semplice. Io sono per una realtà migliorata. Se avessi lavorato in un altro periodo, avrei lavorato per la MGM. Tra parentesi, Hitchcock, che è il mio regista preferito, non ha mai fatto niente di realistico nella sua vita. Tutto del suo lavoro è cosi stilizzato. Un altro dei miei registi favoriti è Wong Kar Wai. E ‘Lo scafandro e la farfalla’ di Julian Schnabel è uno dei miei film preferiti. Parte fondamentale dell’immagine per questi due registi è rappresentata dall’aspetto delle cose. E sono sempre stato anch’io della stessa idea.
Ford tuttavia si irrigidisce al paragone con ‘Mad Man’, “E’ una pura coincidenza – anche se io uso Jon Hamm da ‘Mad Man’ come voce fuori scena. Non c’è niente di simile tra ‘Mad Man’ e ‘A Single Man’ tranne che sono entrambi ambientati nel 1962.

La schiena di Ford si fa ancora più diritta. Con le sue mani gioca con uno dei numerosi bottoni sbottonati della sua camicia grigia. Lo abbottona e lo sbottona. “Lo stile senza la sostanza non vale niente. La sostanza è la cosa veramente importante per me, e lo stile è stato solo un mezzo per raccontare quella storia, niente di più e niente di meno.” Detto questo egli torna a rilassare la schiena e si lascia di nuovo scivolare nel divano.

Ford è assieme a Buckley da più di 20 anni. La loro relazione continua ad essere un’ancora nella vita di Ford. “La gente potrebbe pensare, fermandosi all’apparenza, che io sia il capo, ma in realtà è Richard a guidare ed a portare avanti la relazione. E’ per questo che la cosa che io voglio di più al mondo è che Richard sia felice. Io qualche volta penso che egli non ci creda. Ma è vero. A volte penso che egli dimentichi quanto io ancora lo ami e quanto la sua felicità significhi per me.

Nessuna quantità di Botox o Restylane potrebbero nascondere l’emozione nel volto di Ford quando parla di Buckley. La sua intera espressione si addolcisce. Tutta la stanchezza del mondo sparisce ed è sostituita da una espressione di devozione e anche di piacere. Egli disse una volta che tra di loro si è trattato di un amore a prima vista. Che cosa c’era in Buckley che lo fece cosi innamorare? “La sua anima,” dice Ford senza esitazione. “Sentii qualcosa parlarmi chiaramente. Non sono stati i suoi stupendi occhi blu, né i suoi capelli argentati, né la sua snella bellezza. E’ stato qualcosa che mi ha raggiunto nel profondo, oltre la sua immagine esteriore, il suo vero io che si entrava in contatto con il mio vero io, e tutto è accaduto in un istante. Al nostro primo appuntamento lui mi ha portato in un ristorante di New York con cucina tipica del Sud-Ovest, perché sapeva che io provenivo dal New Mexico ed entrambi eravamo poveri e potevamo spendere per il cibo non più di cinque dollari a testa. A quel tempo uno dei migliori amici di Richard era morto di AIDS e anche uno dei miei migliori amici era morto di AIDS, così parlammo molto di questo e sono sicuro che molti ragazzi a quel tempo al loro primo appuntamento facevano lo stesso. Eravamo tutti e due emozionalmente molto affaticati, per cui non ci fù sesso in quel primo appuntamento. Lui sapeva che io andavo matto per i cereali zuccherati a colazione, cosi mise una scatola di Froot Loops sotto il letto nella speranza che io decidessi di passare a casa sua la notte del nostro terzo appuntamento. Io lo feci, e la mattina dopo lui tirò fuori la scatola di Froot Loops da sotto il tetto. E’ stato cosi carino.. Ci mettemmo insieme un mese dopo esserci conosciuti.”

Ford e Buckley si sposerebbero dopo tutti questi anni passati assieme? “Si, quando diventerà una legge federale. Al momento non sta succedendo niente di buono negli Stati Uniti. Poche settimane fa Richard è stato ricoverato in ospedale per qualcosa, e io ho dovuto compilare tutti quei documenti legali che dicono che io posso prendere decisioni mediche per lui. Ed è stato molto spiacevole. Il fatto che noi non siamo sposati, nel senso della legge federale, significa che se io dovessi morire, egli dovrebbe pagare tutte quelle tasse sulle mie proprietà e ricevere cosi solo una parte dei miei beni ed egli dovrebbe cosi cambiare il suo tenore di vita, mentre se noi fossimo sposati, egli non dovrebbe sopportare tutto questo. E’ disgustoso. E’ sbagliato. Ma detto questo, io sono dell’idea di formalizzare quello di cui stiamo parlando in una unione civile. Tutti noi siamo catturati dal fascino della parola matrimonio. Ma per me la parola matrimonio dovrebbe riguardare solo la religione. A me basta che mi diano tutti gli stessi diritti. Una unione civile è qualcosa che io vedrei bene per tutti, eterosessuali e omosessuali. Chiamatela come volete – sono i diritti ad essere importanti. Rimanere attaccati alle questioni semantiche ci fa perdere di vista la causa per cui stiamo veramente combattendo.

Ford ha detto in passato che lui avrebbe voluto dei bambini, ma Richard non voleva. “Penso che Richard avesse ragione,” egli dice ora “non sono cosi sicuro che io avrei voluto generare un bambino e infliggere a lui o a lei il mondo in cui noi viviamo.” Ma se i sui genitori avessero fatto lo stesso ragionamento? “Non sono cosi sicuro che non sarei stato più contento di non esistere,” egli dice tranquillamente. “non ne sono sicuro per niente. Naturalmente se io non fossi mai esistito, questo non lo saprei.” . A tali pensieri la sua fronte si aggrotta. Ma poi sorride debolmente. “Non sono sicuro di essere fiero di essere nato,” egli sussurra. “Non sono cosi sicuro.“.
Ma egli è attento ad aggiungere, “Sono ora più felice di quanto non lo sia stato in tutta la mia vita. Dopo aver lasciato Gucci, io ero in una profonda depressione. Mentre ora io posso veramente dire di essere felice. Ma detto questo, la vita è dura e può farti sentire isolato. Questo è il tema di ‘A Single Man’ che più mi ha colpito, e che io ho voluto sottolineare nel film: il senso di isolamento che uno può sentire nella propria vita. Ma la cosa più importante che George dice e la cosa che con gli anni ho sentito come la più importante nella mia vita, è la capacità di avere legami. Questa è una delle cose per cui io vivo, poter entrare in contatto con gli altri.

Con varie case in giro per il mondo, Ford dice, con più sicurezza di qualunque altra cosa abbia detto oggi, che egli è più felice “dovunque sono Richard ed i miei cani. Se io sapessi che questo fosse l’ultimo giorno della mia vita, una delle cose che più mi mancherebbero sarebbe il non poter affondare la mia faccia sul collo del mio cane. Forse può valere la pena di vivere anche solo per una cosa semplice come questa. Ma credo che, se volete farmi scegliere un posto in particolare, io dovrei dire il mio ranch in New Mexico a Santa Fè.“.

A Ford è stata attribuita l’affermazione che egli non aveva mai avuto paura di morire sino a quando non ha iniziato a lavorare su questo film e dopo quel momento ha invece avuto paura di morire prima di finire il film. “Questo è completamente vero, perché questo film è importantissimo per me, non solo per il suo messaggio, ma perché io ci ho messo dentro cosi tanta della mia anima. Quando morirò nessuno andrà a guardare le mie collezioni di moda trovandovi qualcosa di vero su di me. Ma tutti potranno vedere questo film e conoscere chi ero veramente.

IMMAGINI DALLA CONFERENZA STAMPA MILANESE

Tom Ford a Milano
L’Assessore Massimiliano Finazzer Flory, Vania Traxler Prottie, e Tom Ford che riceve la targa onorifica dal Comune di Milano
La conferenza stampa di Tom Ford
Vania Traxler Protti, distributrice di "A Single Man"

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