FLORENCE QUEER FESTIVAL TERZO GIORNO

Una giornata piena di commozione con “For My Wife” di David Rothmiller (foto a lato), presenti il regista col compagno e la protagonista. Salace e godibile “An Englishman in New York” di Richard Laxton, con protagonista uno strepitoso John Hurt, ecc.

Carina Wachsmann presenta “Trukulutru e il sogno azzurro delle principesse”

La terza giornata del Florence Film Festival è iniziata con la proiezione fuori programma di “Trukulutru e il sogno azzurro delle principesse” di Ilaria Paganelli. Una fiaba che parla di principesse lesbiche innamorate, intervallata da interventi di protagoniste della storia del movimento lesbico italiano degli ultimi trent’anni. Era presente Carina Wachsmann, autrice e voce narrante. Carina è tedesca, vive a Roma da cinque anni e in questo periodo ha potuto notare che è sempre più frequente vedere per le strade di Roma coppie di gay e di lesbiche che si tengono per mano o si baciano, anche se tanti altri ancora non ne hanno il coraggio.

La programmazione ufficiale è iniziata con la proiezione del bellissimo documentario “Chris & Don: a love story” 2007 di Guido Santi e Tina Mascara, sulla storia d’amore tra il grande scrittore britannico Christopher Isherwood (1904-1986) ed il pittore Don Bachardy (1934-) durata oltre trentanni sino alla morte dello scrittore, a dispetto della grande differenza di età, di estrazione sociale e di cultura dei due partner. Don Bachardy ormai anziano ci accompagna per tutto il film intervallato da interviste ed immagini di repertorio. Tra i numerosi aneddoti raccontati da Dan ce n’è uno che lascerà di stucco i molti fans di Anna Magnani: durante una visita a Tennessee Williams sul set de La Rosa tatuata, Dan scopre che la Magnani scoreggiava in pubblico. Guido Santi e Don Bachardy stanno ora preparando una sceneggiatura tratta dal libro di Isherwood “Incontro al fiume“.

E’ stato poi proiettato “Tote Schwule – Le bende Lesben”(Froci morti e lesbiche vive) 2007 di Rosa von Praunheim. Una raccolta di sette interviste fatte nell’arco di quindici anni a gay e lesbiche con una storia di vita importante da raccontare. Il titolo fa riferimento al fatto che i tre gay intervistati già molto anziani al momento delle interviste, erano poi tutti morti quando il film è uscito, al contrario delle lesbiche, tutte più o meno giovani. I racconti più toccanti sono proprio quelli dei personaggi più anziani, costretti a subire ogni tipo di violenze sotto il Nazismo e poi altre violenze dai soldati russi e quindi dalla polizia della DDR. Tra le interviste ce n’è una non adatta a tutti i palati, quella fatta al signor Becker, novant’anni portati benissimo, problemi con il Nazismo mitigati dal fascino che lui provava per l’estetica ariana, masochista, ci mostra il suo corpo nudo completamente coperto da vari strati di tatuaggi e con i genitali completamente deformati sia da iniezioni di paraffina fatte per ingrossare i testicoli, che dall’inserimento di oggetti vari nel pene, così come aveva visto fare agli indigeni del Borneo.

David Rothmiller presenta “For my Wife”

Alle 18,30 è arrivato l’evento più atteso della giornata, la proiezione del documentario “For my Wife” (2008) di David Rothmiller, in anteprima europea. Presente il regista con il suo compagno e produttore L.D. Thompson (22 anni di vita insieme) e la protagonista Charlene Strong per la prima volta fuori dagli Stati Uniti a raccontare la sua storia. Nel 2006 a Seattle durante un nubifragio, Kate, la compagna (da quasi 10 anni) di Charlene rimase intrappolata dall’acqua nella tavernetta di casa e venne poi portata in condizioni disperate in ospedale. A Charlene non fu permesso di starle vicino, se non dopo l’arrivo di un parente che le concedesse tale permesso. In seguito anche l’impresario delle Pompe funebri si rifiutò di parlare con Charlene sul destino delle ceneri di Kate, che secondo lui appartenevano alla famiglia di origine..
La testimonianza di Charlene sulla tragedia accadutale, amplificata dall’impegno dell’associazione GLAAD (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation ) nel dare a tale evento doloroso la massima visibilità possibile, ha commosso l’opinione pubblica americana e ha cosi agevolato l’approvazione nello Stato di Washington di una importante legge sulle Unioni Civili (Domestic Partnership).
Un messaggio che possiamo ricavare da tale documentario è forse proprio quello dell’importanza di rendere pubbliche delle testimonianze che possono raggiungere il cuore della gente. Nel documentario vediamo tra l’altro che GLAAD organizza corsi per insegnare a chi ha qualcosa di importante da dire, a parlare in pubblico nel modo più efficace. Forse qualche nostro rappresentate politico farebbe bene a frequentare di più i festival del cinema gay.

Sono stati poi ritrasmessi i primi quattro corti in concorso per il premio Videoqueer, seguiti dal corto “Partenze” di Antonello Novellino, che non aveva la durata corretta per essere in concorso, ma che è stato ritenuto comunque meritevole di essere trasmesso.

La seconda serata si è aperta con il film di Monica Treut “Ghosted”(2008) già applaudito dai principali festival di cinema gay. Come nel documentario precedente “For my wife” abbiamo l’elaborazione di un lutto che colpisce una coppia lesbica. Ma mentre nel documentario Charline elabora il suo lutto portando al mondo la sua testimonianza, affinché quello che è accaduto a lei non accada ad altri, qui siamo nel regno dell’immaginazione e può succedere che il fantasma di chi ci ha lasciato possa tornare a farci visita.

Ha concluso la serata un film molto atteso “An Englishman in New York”(2009) di Richard Laxton, con protagonista uno strepitoso John Hurt nella parte del famoso attore e scrittore omosessuale inglese Quentin Crisp, durante gli ultimi anni della sua vita trascorsi a New York. Questo film è il seguito ideale del film televisivo “The Naked Civil Servant” del 1975, sempre interpretato da John Hurt nella parte di Crisp. Entrambi i film sono tratti da autobiografie di Quentin Crisp.
John Hurt è in entrambi i film perfetto; è quasi indistinguibile dal personaggio vero. E’ tanto bravo che quasi ci viene un dubbio cattivello: se ad interpretare “The Naked Civil Servant ” ci fosse stato un attore meno bravo di Hurt, Quentin Crisp sarebbe diventato cosi famoso ?
Nel dubbio godiamoci il film, in cui John Hart ripete parte delle battute fulminanti , che erano, queste si, la vera dote di Cisp.

Roberto Mariella

IMMAGINI DAL FESTIVAL

Carina Wachsmann e Roberta Vannucci
Carina Wachsmann
Charlene Strong
 
Fabrizio Ungaro, David Rothmiller e Charlene Strong
 
L.D. Thompson, Charlene Strong, Fabrizio Ungaro
 
David Rothmiller col compagno L.D. Thompson e Charlene Strong
 
David Rothmiller col compagno L.D. Thompson e Charlene Strong

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