Florence Queer Festival seconda giornata

Bellissimo il documentario “City of Borders” di Yun Jong Suh (foto a lato), molto interessante il doc di Rosa von Prauheim e in serata due film molto applauditi dal pubblico.

Vedi programma sul sito del Festival o alla nostra pagina

La seconda giornata del Florence Queer Festival è iniziata con la proiezione di un eccezionale documentario di Rosa von Prauheim “Transexual Menace” (1996) , forse il primo a mostrare, scendendo anche nei particolari, le numerose problematiche legate al cambiamento di sesso. Il titolo si riferisce al primo movimento americano per i diritti delle persone transessuali e transgender, il “più eccitante gruppo di azione politica degli USA“.

MARIALAURA ANNIBALI PARLA DEL SUO DOC

E’ stato quindi proiettato il documentario italiano “L’altra altra metà del cielo” (2008) importante raccolta di storie di donne lesbiche italiane, che ormai ha fatto il giro dei principali festival di cinema gay/lesbico italiani, riscuotendo sempre un grande interesse. Era presente l’autrice, Marialaura Annibali, impegnata a far conoscere il film non solo nei festival, ma anche nelle scuole. Dal film è nato anche un saggio e già si sta pensando ad un secondo documentario sul tema. Da Marialaura abbiamo anche saputo di un importante evento per le lesbiche italiane, della durata di cinque giorni, che si terrà a Roma nel giugno dell’anno prossimo.
Ragazze preparatevi per tempo…

YUN JONG SUH PRESENTA “CITY OF BORDERS”

Alle 18 è stato proiettato il bellissimo e pluri-premiato film/documentario “City of Borders”(2009) opera prima della giovanissima regista di origine sud-coreana, ma emigrata negli Stati Uniti, Yun Jong Suh, presente in sala. Il film, girato tra mille difficoltà, racconta la storia dell’unico locale gay di Gerusalemme, il Shushan, ritrovo di gay e lesbiche israeliani e palestinesi (questi ultimi però devono attraversare clandestinamente il muro che divide la città per raggiungere il locale). Le storie raccontate nel film ci mostrano, come la forza dell’amore ed il senso di appartenenza alla comunità omosessuale, permettano a molte coppie miste di restare unite, nonostante le enormi divergenze culturali e le difficoltà ambientali. D’altro canto vediamo come gli integralisti ebrei e mussulmani, divisi su tutto, si ritrovano d’accordo almeno su una cosa: gli omosessuali sono come le bestie e non devono infestare la città santa di Gerusalemme con le loro manifestazioni. Il Shushan alla fine chiude i battenti, il suo proprietario si trasferisce nella più libera Tel Aviv e il ragazzo che faceva la Drag Queen nel locale si trasferisce in America dove trova marito.

Di seguito è stato trasmesso il secondo blocco di corti gay in concorso per il premio VIDEOQUEER. Tra questi si fanno notare “Supermen” delirante e irresistibile monologo di uno strano sdentato personaggio e “Verso l’abisso” su di un prete tentato dal peccato.

La serata inizia con la proiezione del corto italiano “Trasandata” alla presenza della regista Valentina Lucari.
Quindi “The Houseboy” 2007 di Spencer Lee Schilly, film che nei vari festival ha sempre ottenuto un grande successo di pubblico, per come riesce a miscelare argomenti seri alla commedia, il tutto condito con la bella visione del deretano paffutello del protagonista, continuamente mostrato assieme a quelli dei suoi amanti occasionali.
La trama si sviluppa come in una classica storia di Natale, dove invece dell’avaro coi suoi incubi, abbiamo Ricky, un adorabile ragazzino che viene scaricato la settimana prima di Natale dalla coppia di gay presso cui egli aveva il ruolo del terzo. Depresso per la forzata solitudine, Ricky, dopo un serie di incontri sessuali sempre più angoscianti, arriva nel giorno di Natale alla soglia del suicidio. Ma un incontro fortunato lo riporta alla gioia e all’innocenza dell’adolescenza.

A questo punto avrebbe dovuto esserci la performance dal vivo “I am a Tomato” con Rosa von Prauneim, appuntamento purtroppo saltato per una grave indisposizione del regista.

E’ stata quindi anticipata la visione di “The World Unseen” della regista Shamim Sarif, la stessa di “I Cant Think Straight” proiettato ieri. I due film hanno come protagoniste la stessa coppia di splendide attrici (insieme anche nella vita), ma le storie, pur essendo entrambe parzialmente autobiografiche, sono molto diverse.

The World Unseen è ambientato in Sud Africa negli anni ’30 in piena Apartheid . La regista si è ispirata in parte alla sua storia familiare. Sua nonna in quegli anni emigrò dall’India al Sud Africa e riuscì grazie al suo carattere indipendente a sopravvivere in un ambiente molto ostile.
Per girare il film la regista è rimasta per un anno in Sud Africa, con sua moglie Hanan, produttrice del film e i loro due figli. Anche i bambini hanno partecipato al film interpretando il figlio e il cugino di una delle protagoniste. Per questo scherzando Shain ha detto che si è trattato di un film fatto in famiglia. Cosa non del tutto vera visto che le riprese hanno coinvolto due diverse troupe, una indiana e l’altra sud africana oltre alla post-lavorazione a Londra.
La trama tratta di due ragazze: Miriam timida di origine indiana, sposata e con figli e Amina, dal carattere libero e anticonformista, proprietaria di un bar dove possono accedere clienti di tutte la razze. Alla fine le due ragazze riusciranno ad affermare il loro amore superando gli obblighi della tradizione famigliare e la disapprovazione sociale. Non cosi finisce la storia parallela tra la postina bianca ed il socio in affari di Amina, di colore: lei per proteggere il suo amico dalla polizia, deve farlo passare per il suo autista, riproponendo cosi, all’interno della coppia lo stesso meccanismo repressivo dominante nella società sud africana di allora.

La serata si è chiusa con un vivace Party/Disco nella zona bar.

Roberto Mariella

IMMAGINI DAL FESTIVAL

Yun Jomg Suh
Silvia Minnelli e Bruno Casini
Roberta Vannucci e Marialaura Annibali
 
Fabrizio Ungaro e Silvia Minnelli
 
Antonio Schiavone e Bruno Casini

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