Qui sopra una immagine di repertorio degli amici Brad e George
La notizia è stata presa molto seriamente dai media italiani, molto meno da quelli stranieri e americani in particolare, che ribadiscono trattarsi dell’ennesimo scherzo dell’amico Pitt. Il “The Sun” infatti dice: “Pitt, che ha lavorato con George nei tre film della serie Ocean, ha recentemente rivelato che non sposerà la sua amatissima Angelina Jolie fino a quando i matrimoni gay non saranno legalizzati. Ieri ha ripetuto a People la stessa cosa, ma questa volta usando come esempio George – il cui leggendario stile di vita da scapolo ha spesso sollevato gossip su una sua omosessualità velata. Egli ha scherzato con People (He joked to People): “Angie e io non ci sposeremo fino a quando anche George e il suo partner non potranno legalmente fare la stessa cosa”.
Noi saremmo felicissimi di un coming out di Clooney, che stimiamo e apprezziamo moltissimo, ma fino a quando Clooney non deciderà di farlo in prima persona, preferiamo credere che la sua “ambiguità” in merito sia più semplicemente un omaggio, o meglio una solidarietà col mondo omosessuale. Alla maniera di Charlie Chaplin che preferì non rispondere mai alle domande su una sua presunta origine ebraica, lasciandola quindi supporre, proprio per manifestare la sua profonda solidarietà con l’oppresso popolo ebraico.
Allo stesso modo, ci sembra, si sia comportato George Clooney, rispondendo tempo fa ad un giornalista di “Esquire”, in merito a quanto affermato da un sito internet che lo aveva definito “gay gay gay”, dicendo: “No. Io sono gay gay. Il terzo gay è una forzatura”.
O ancora, ricordiamo le parole di Ellen DeGeneres che durante un suo show, davanti a Brad Pitt, aveva detto riferendosi al suo amichetto George: “Abbiamo provato di tutto per acchiappare George, gli abbiamo mandato le modelle di Victoria’s Secrets, gli abbiamo mandato Miss America. Gli abbiamo mandato Kate Hudson. Gli abbiamo mandato regali. Gli abbiamo decorato il bungalow per Halloween. Ma è non servito a nulla!” e Pitt le aveva scherzosamente risposto: “E’ questo il problema. Chiamate un paio di ballerini e sarà vostro. Tre, quattro. Comunque non meno di tre. E uno deve essere biondo.”
Questo tema, l’omosessualità di George, sembra quindi essere uno dei leitmotiv preferiti da Pitt per stuzzicare l’amico George. Forse per costringerlo a prendersi una fidanzata o forse, come suppone la stampa italiana dopo le dichiarazioni a People, anche Pitt, come Arlecchino, scherzando vuole dire la verità. Noi comunque rimaniamo scettici fino ad un coming out ufficiale di George.
Di parere contrario si dimostra invece l’ex deputato Franco Grillini che al Sole 24 Ore ha dichiarato: “Non possiamo quindi che condividere anche le sue [di Pitt] affermazioni a proposito di coming out (ovvero dichiarare la propria omosessualità) rivolte all’attore George Clooney. Anzi, sarebbe bene che il coming out lo facessero anche i personaggi famosi italiani anziché arrabattarsi, come è accaduto anche di recente, per negare un’omosessualità nota universalmente, attraverso lettere ed articoli fintamente indignati. Ricordo che alcune personalità del mondo dello spettacolo hanno fatto già coming out e non hanno subito il benché minimo problema o intoppo di carriera. Fermo restando il diritto di ciascuno di dirlo o di non dirlo, il movimento lgbt considera il coming out e il ‘dichiararsi’ una sorta di religione civile, un dovere verso di sé e verso gli altri, una particolare responsabilità di ogni omosessuale. Il cambiamento della società – conclude Grillini – dipende certamente da leggi innovative e dal rispetto della dignità delle persone omosessuale, ma dipende anche, e forse soprattutto, dalla capacità degli omosessuali stessi di farsi accettare come tali alla luce del sole dal mondo che li circonda”.
———————–
Riportiamo di seguito l’articolo apparso oggi sul sito del Corriere della Sera, seguito da un curioso e interessante articolo di Marina Terragni sui sex-symbol e le “donne dello schermo”:
Da Corriere.it:
L’intervista al settimanale «people»
Brad Pitt: «Clooney? Ma quale velina George trovi il coraggio di fare outing»
L’attore amico di George esprime riserve sulle voci di un fidanzamento con Elisabetta Canalis
MILANO- Ennesimo colpo di scena nella storia d’amore, o presunta tale, tra George Clooney ed Elisabetta Canalis. Questa volta a sollevare dubbi è niente meno che Brad Pitt. In un’intervista al settimanale americano People ha sottolineato: «Ma quale velina italiana, ma quale Canalis, ma quale fidanzamento dell’estate?»
LE DICHIARAZIONI-Una riserva che è poi seguita a un’altra dichiarazione: « Angie (Angelina Jolie ndr) e io non ci sposeremo fino a che George e il suo partner non potranno farlo legalmente». Una doccia gelata che è stata ripresa da molti giornali americani.
Interpellato in seguito dal settimanale Metropolitan Post, il bello di Hollywood non ha voluto aggiungere altro alla notizia e ha confermato il suo pensiero sulle unioni omosessuali: «Io e Angelina siamo a favore dei matrimoni gay e tutto quello che può servire a facilitarli trova il nostro appoggio». E i riferimenti a George Clooney? «Parlavo in generale».
IL DIBATTITO- Ma intanto si infiamma il dibattito e si moltiplicano le voci di una presunta ma non ancora dimostrata omosessualità di George Clooney. Lo stesso Clooney, in passato, fece autoironia su questa voce, ammettendo e dichiarando a chi gli chiedeva informazioni in merito: «Faccio delle orge pazzesche, non potete immaginare ciò che succede di notte nel mio letto» come riportato dal Metropolitan Post. Sono pochi, tuttavia, a credere che la storia con Elisabetta Canalis abbia un reale fondamento. La ex di Clooney, Sarah Larson ha dichiarato: «Il fondamento della relazione c’è, ma è di carta». Invece, i sostenitori imperterriti della grande storia d’amore bollano queste voci come tutta spazzatura e sono pronti a scommettere che alla prima occasione pubblica George ed Elisabetta faranno sfoggio davanti alle telecamere di tutto il mondo della loro love story. I bene informati sussurrano che l’occasione giusta potrebbe essere il Martini Premiere che si terrà a Milano in ottobre e di cui Clooney è testimonial. La splendida cornice di Palazzo Reale, dove si svolgerà l’evento, pare sia stata scelta dalla coppia dell’estate come luogo ideale per la loro prima apparizione “ufficiale” in coppia e l’annuncio del fidanzamento.
——————–
SEX-SYMBOL E DONNE DELLO SCHERMO
Marina Terragni
«Le femmine hanno avido il sesso, i maschi poco vigore, ora che Sirio il capo dissecca e le ginocchia»: già nel 630 a.C. il poeta Alceo di Lesbo incolpava per la sua fiacchezza la terribile calura greca. E per garantire prestazioni dignitose implorava il conforto di un po’ di vino: «colma le tazze fino all’orlo».
Forse a Laglio, Como, con la breva e il tivano, venti che increspano le acque del lago, ai maschi indigeni o acquisiti le cose vanno un po’ meglio. Paparazzata nel suo splendido negligé alla finestra di villa Oleandra-Clooney, Elisabetta Canalis ha un’aria sonnacchiosa e appagata. A letto uno mica è sempre uguale.
Non è detto che a Clooney, sex symbol cosmico, le cose vadano sempre come gli sono andate con Sarah Larson, ex fidanzata che si è lamentata di un George sessualmente per nulla gorgeous: «Bomba del sesso? Ma non scherziamo. È tutta una montatura. La sua prestanza sessuale è poco superiore a quella di un impiegato di banca, una botta e via».
Come ogni signora dovrebbe sapere, in buona percentuale è la donna a fare l’uomo, nella vita come nel letto. Magari quella scarsa era lei. Quanto poi agli impiegati di banca, non esistono riscontri certi. Anche se non è tanto il bancario medio quanto piuttosto il bello ricco e famoso a dover temere il venticello di una calunnia che soffia spesso in quella direzione.
Se da documentate prove Papi è uscito senza macchia – almeno da questo punto di vista -, perfino il bulimico Marlon Brando, verosimilmente l’uomo più sexy di tutti i tempi, venne classificato dalla moglie Anna Kashfi come ipodotato e per niente abile.
Fu Natascia Rimbova a stilare la celebre e impietosa sentenza a carico di Rudy Valentino: «È un piumino rosa da cipria», guardare e non toccare, tanto è inutile. Non si è salvato neppure Clark Gable, il mascalzone Rhett, il più vero fra tutti gli uomini veri: molto meglio fuori dalla camera da letto, consiglio di Joan Crawford.
Elvis, racconta la moglie Priscilla, altro che The Pelvis, era un bambinone inconsistente. Perfino JFK, campione di fascino e virilità americana, se la cavava in pochi minuti, parola di Jackie, tempistica da ordinario marito medio, e sprofondava subito nel sonno.
Di Nicholas Cage, indimenticata canotta italo- americana in «Stregata dalla luna», l’ex morosa Jenna Jameson ha detto che «puzza come il sudore distillato di un barbone senzatetto». E riguardo a Ronaldo l’amante Lara ci ha informato del fatto che «a letto non è un fenomeno come in campo».
Cary Grant fu oggetto di dicerie così tenaci che cinque matrimoni, una figlia e una gran cotta per Sophia Loren, incontrata sul set di «L’orgoglio e la passione» non bastarono a smentire.
Magnifico uomo che «ti rende felice solo a guardarlo», come disse qualcuna, principe della sophisticated comedy, inimitabile raffinatezza british (era nato a Bristol, nome di battesimo Archibald, infanzia povera e infelice) destinata a diventare l’eleganza americana per definizione, le maldicenze gli infelicitarono la vita.
Una volta che era molto giù l’amico regista Peter Bogdanovich provò a consolarlo: in fondo che t’importa, tu sei Cary Grant. E lui: «Tutti vorrebbero essere Cary Grant. Anch’io». Unico presidio difensivo, la sua formidabile ironia: «Se vuoi avere successo con una donna – suggerirà – dille che sei impotente: non vedrà l’ora di smentirti».
Per fortuna anche a Clooney, epigono a pieno titolo di Grant, il sense of humour non manca. Provi a riderci sopra. Impotenza, omosessualità e narcisismo, perché anche l’eccesso di bellezza per un uomo può essere un regalo avvelenato: ecco il triangolo delle Bermude della virilità.
Esemplare assoluto di charme latino e attore generosamente disinibito, Marcello Mastroianni si misurò senza paura con tutti i lati dell’incertezza: «frocio» mandato al confino nell’indimenticabile «Una giornata particolare» di Ettore Scola; bellissimo e malinconico impotente in «Il bell’Antonio » di Bolognini, tratto dal romanzo di Vitaliano Brancati, che ha i suoi precedenti nell’ «Armance», prima opera di Stendhal e in «Olivier ou le secret » di Madame Duras.
Come a dire che la defaillance è solo l’altra faccia della virilità più piena: e chi era più virile di Marcello? Che è l’ombra ineliminabile, e forse indispensabile della mascolinità. Il bell’Antonio altro non è che il ritorno del rimosso di Alfio, suo padre, siculo priapico, amante instancabile e incontinente. Il genio di Marcello è prova della saggezza degli indiani americani, che chiamavano la virilità «il grande impossibile».
Ma certo, sono impossibili anche certe intraprendenti signore e signorine, arcigne esaminatrici di prestazioni maschili – e poi volete che non vadano in ansia, poveretti? -, incapaci di fare quel passo indietro indispensabile prodromo al farsi avanti di uomo. E sempre pronte a lamentarsi del fatto che di veri uomini in circolazione non ce ne sono più. Dimenticando che per ogni vero uomo, quello che serve, altro che Viagra, è anzitutto una vera donna.