“BRAIN & SEXY” CON LA PINA, DIEGO E SPLENDIDI OSPITI, vedi video:
A parte la delusione per la mancata premiazione di Claudia Gerini come Queen of Comedy 2009 – il direttore ha annunciato che l’avanzata gravidanza non le ha permesso di uscire (considerato anche, aggiungiamo noi, il rischio sull’orientamento sessuale che potrebbe subire un feto di sei mesi circondato dallo spirito e dagli applausi di 1500 omosessuali)- la giornata di ieri del 23° Festival Mix di Milano ha offerto un cinema di altissima qualità, soprattutto nei corti.
Iniziamo proprio da questi ultimi sottolinenando lo struggente “DOLLS” di Randy Caspersen (10′) che ci fa entrare con pochissime scene nell’animo sconfortato di una madre che intuisce l’orientamento gay del figlio adolescente quando questi dimostra di non potersi separare dai Big Jim della sua infanzia (ancora più struggenti le espressioni del ragazzo che si trova alle prese con un dramma interiore incontrollabile).
Continuano a stupirci le opere che provengono da Israele con “TRY OUT” di Nimrod Rinot (16′), con l’attore Oshri Sahar visto ieri nel film “Antarctica”, dove due amanti in procinto di convivere rischiano di separarsi per la paura di uno dei due di venire scoperto come gay dal figlio. Succederà, ma come spesso avviene nella realtà, il problema era stato ingigantito più del necessario.
Arriviamo adesso a due piccoli capolavori, il primo, “COWBOY” del tedesco Till Kleinert, non è stato purtroppo apprezzato abbastanza dal pubblico (pochissimi applausi), forse perché spaventato dal finale truculento. La storia è quasi la trascrizione contemporanea di una delle tipiche e spesso tragiche fiabe tedesche (Hänsel e Gretel insegnano), dove violenza, sopraffazione, amore e riscatto compongono in modo surreale il quadro una società chiusa ed opprimente, dalla quale solo con scelte estreme è possibile liberarsi. Il film inizia con l’arrivo di un agente immobiliare in un paese di campagna assai trascurato e che potrebbe quindi essere acquistato e rivalorizzato. Girando tra attrezzature fatiscenti il nostro incontra solo un bel giovane a troso nudo intento a lavorare su una macchina agricola. La nudità del giovane (soprattutto quando si china scoprendo parte del posteriore) attrae più del necessario il nostro protagonista (regolarmente fidanzato) che si fa anche scoprire a fotografarlo. Quasi senza parole la storia procede fino ad arrivare all’atteso amplesso tra i due giovani che si prolunga per l’intera notte. Nel paese non è arrivato ancora nessuno, ma i lividi sulla caviglia del ragazzo lasciano intuire qualcosa di terribile, che presto coinvolgerà anche il nostro eroe in una tragica lotta per la sopravvivenza. Una storia forte e violenta per dimostrare che l’amore può vincere anche ostacoli inimmaginabili.
“I AM GAY” di Nicolas Kolovos è un divertentissimo corto (14′), tutto giocato sulle fantasie di un trentenne gay velato (ma convivente con l’amato) che durante un pranzo con la famiglia d’origine, vorrebbe decidersi a fare il coming out. Ogni momento sembra buono, ma quando il nostro s’immagina le conseguenze che la sua dichiarazione avrebbe su ogni membro della famiglia (padre, madre e fratello), conseguenze che noi vediamo in irresistibili flash, tutto sembra irrealizzabile. Alla fine il rovello del nostro giovane eroe, lo accalorerà così tanto da costringerlo a spogliarsi sempre più, fino a…
Notevole e girato molto bene “SHUTTERCANE” di Michael Tringe, che segue l’evoluzione di un adolescente che vive in una fattoria dove tutto il suo futuro è già stato programmato (fidanzata, matrimonio, lavoro, ecc.) e che entrerà completamente in crisi dal momento in cui confida al prete di essere gay. Le voci arriveranno presto ai suoi genitori e alla sua ragazza che lo costringeranno a riflettere su se stesso e sull’incompatibilità col suo ambiente, genitori compresi. Intenso e poetico.
La grossa sorpresa della giornata è stata per noi il bellissimo “MUNECA” del cileno Sebastian Arrau, che nonostante sia stato messo in programma alle 19.00, ha fortunatamente riempito la platea del teatro, ottenendo alla fine applausi interminabili. La storia, di un gay che ha un rapporto sessuale con una donna, potrebbe richiamare i nostri “Un altro pianeta” o “Diverso da chi?”, facendoli però presto dimenticare per la sua assoluta credibilità, concretezza e coerenza. Pedro è un benestante trentenne gay, da sempre innamorato del suo migliore amico Manuel (etero), non glielo nasconde, non gli chiede nulla, gli basta stargli vicino. Nella sua vita sessuale gay, pochissimi incontri e mai nessuna storia seria. Un giorno Manuel decide di metterlo alla prova facendolo incontrare, a sorpresa, con una donna matura, conosciuta in chat, desiderosa di rimanere incinta. L’occasione è un barbecue nella giornata in cui Micelle Bachelet viene eletta prima donna capo di stato in Cile. Alla festa si unisce una giovane disinibita ex studentessa di Manuel. Tutto il film è costruito sulla dissezione di questi quattro personaggi, ognuno alle prese coi propri problemi esistenziali, ognuno capace alla fine di dare qualcosa a ciascun altro, ognuno alla fine messo di fronte alla sua nuda verità. L’inizio della scena nella camera da letto tra Pedro e la donna è da antologia, e alla fine lascierà tutti, gay ed etero, commossi e coinvolti come i due protagonisti che, senza rinnegare nulla di se stessi, hanno saputo incontrarsi e comunicare. Speriamo che qualche accorto distributore italiano sappia cogliere questa occasione!
Il film clou della giornata è stato il carinissimo “PATRICK 1.5” della svedese Ella Lemhagin, del quale vi abbiamo già parlato dal Festival gay di Torino. Anche a Milano è stato un grandissimo e meritato successo (finora lo spettacolo con il pubblico più numeroso), che ha fatto lacrimare e incollare alla sedia moltissimi spettatori. Negli avanzati e liberali paesi del nord Europa, dove gli omosessuali possono tranquillamente sposarsi, sembra che ormai il problema principale sia la genitorialità gay, anche se nel film possiamo constatare ancora una diffusa omofobia popolare. Nel film il desiderio di paternità risulterà addirittura superiore a qualsiasi altro, tando da sacrificare un legame famigliare non facile, costruito nel tempo con tanta passione e devozione. Peccato che la storia abbia un finale scontato, qualche momento poco approfondito (le intemperanze di Goran) e il giovane Patrick sia troppo rose e fiori, cose che comunque non inficiano l’insieme dell’opera che riesce a mandare comunque un grande messaggio di normalità sull’omogenitorialità.
ALCUNE IMMAGINI DELLA GIORNATA