Abbiamo incontrato per cinemagay.it Javier Camara, l’abile e poliedrico protagonista di “Fuori menù”, intercettandolo tra una veloce visita turistica alla città di Torino e l’aereo che l’aspettava per il ritorno in patria, dopo il gravoso impegno per il lancio italiano del suo film. Nonostante la fretta ci ha accolto con entusiasmo, bacetti e tanta disponibilità.
Gaia Borghesi: Come ti sei sentito a interpretare un personaggio omosessuale? Ti ha imbarazzato?
Javier Camara: No no, imbarazzato assolutamente no. Io ho fatto “La Mala Educacion”, ho fatto la più grande frocia della storia del cinema spagnolo, non è un problema per me interpretare un altro ruolo simile. Mi piace moltissimo, mi piace soprattutto la conflittualità insita del personaggio, la sua bramosia, che lo rendono un grande personaggio. Normalmente il personaggio omosessuale vive un conflitto con sè stesso e con la vita, e a me piace moltissimo interpretare questo ruolo nel film, “Fuori Menù” (aka “Fuera de Carta”), mi piace il personaggio di “Parla con Lei”, che è un personaggio un po’ pazzo ma comunque innamorato. Non penso che il fatto che un personaggio sia omosessuale o eterosessuale debba influenzare la scelta di interpretarlo o meno, a me piacciono molto i personaggi con un profondo conflitto interiore.
G. B.: Certo, ti faccio comunque i nostri complimenti per come hai interpretato il personaggio, ci è piaciuto moltissimo.
Javier Camara: Grazie.
G. B.: Qual è la Spagna che il film vuole rappresentare? Lo spaccato fra l’orgoglio di Maxi e invece la paura di Horacio piuttosto che i pregiudizi o le battute della gente è evidente.
Javier Camara: Sono solo 30 anni che in Spagna c’è la democrazia, quindi l’orientamento politico del Paese è molto più giovane del Paese stesso, ma questo ha i suoi lati positivi perchè quando si è giovani si vive anche con più passione. Noi viviamo una grande battaglia tra il futuro e il nostro passato. Il personaggio di Maxi rappresenta un po’ lo stereotipo della libertà, ma è anche una critica in quanto sembra essersi scordato del passato, sembra averlo sconfitto per poter vivere il futuro. Horacio invece è un uomo che intanto viene da un altro Paese, è argentino, il regista (Nacho G. Velilla) ci teneva molto a far emergere questo confronto: Horacio è un uomo che giunge in una Spagna che prospetta un futuro florido, con una legislazione così moderna a garanzia di una profonda libertà. E’ una sorta di lezione che ci insegna che la legge talvolta è solo teorica, anche se molto all’avanguardia, e quindi c’è bisogno del tempo pratico che ogni persona necessita per assimilarla.
G. B.: La legge si occupa di gestire la teoria, ma non può cambiare la mentalità della gente.
Javier Camara: E’ difficile. La legge sull’aborto, per esempio, o il divorzio o il matrimonio omosessuale sono cose che la destra spagnola fatica a comprendere, ma che allo stesso tempo sta cercando di accettare. E’ una morale doppia, strana ma normale, dopotutto siamo in democrazia da 30 anni, dopo una dittatura di 40.
G. B.: Ed è stata una dittatura aggressiva.
Javier Camara: Molto aggressiva: l’omosessualità era punita duramente con la prigione e di conseguenza adesso siamo uno degli stati in cui c’è maggior libertà al mondo. Tutto questo si esprime attraverso la cinematografia, la narrativa, l’istruzione, ma non solo per quanto riguarda l’omosessualità, ma anche in riferimento alla condizione della donna. Non dimentichiamoci che la Spagna è un Paese molto maschilista, molto omofobo, lo straniero non è visto come una persona qualunque bensì come un immigrante esotico, strano. Ci sono delle difficoltà, ma siamo ottimisti e positivi nei confronti del nostro cammino, del nostro progresso.
G. B.: Dal momento che, con la democrazia, la cultura si è aperta molto, la cinematografia omosessuale è alla portata di tutti, riesce a raggiungere un pubblico vasto oppure, come succede in Italia, è prodotta da piccole società e resta comunque di nicchia?
Javier Camara: Almodovar ha fatto tantissimo per l’omosessualità e il cinema e quello che ha fatto, lo ha fatto in modo assolutamente personale ma allo stesso tempo universale per tutti noi e questo è positivo. Tuttavia ancora c’è un’ansia, un desiderio di aprire tutto ciò al mondo. La Spagna vuole parlare di come si sente, di come vive, è una Spagna giovane, la voce dei giovani in Spagna è molto ascoltata.
G. B.: Be’ dopo 40 anni di silenzio era ora che la Spagna si facesse sentire!
Javier Camara: Decisamente. Mia madre e mio padre mi hanno detto “Per favore vivi, vivi perchè noi non abbiamo vissuto. E’ il tuo momento, noi abbiamo preparato tutto questo per te”. Tutto questo è molto bello, perchè i genitori hanno vissuto oppressi per restare a guardare ora come i propri figli adesso vivano grazie a loro. Questo è molto importante. Noi andiamo all’estero, le altre culture sono importanti per noi e una volta non erano concepibili.
Un saluto a tutti i lettori di cinemagay. Noi abbiamo fatto una commedia e se vorrete andare a vederla ci fa piacere. Ciao cinemagay.it, un bacio!