Roberto Benigni mentre recita la lettera di Oscar Wilde al teatro Ariston di Sanremo 59
Anche noi non possiamo fare a meno di unirci al corale entusisatico ringraziamento verso Roberto Benigni, intervenuto ieri sera al teatro Ariston di Sanremo durante la manifestazione canora. Dopo esilaranti interventi sulla situazione politica italiana (sarebbe, secondo noi, il candido perfetto alla guida della nostra disastrata sinistra), l’artista ha cambiato completamente tono affrontando l’argomento dell’omosessualità che tanto ha fatto discutere in questi giorni a proposito della canzone di Povia “Luca era gay”.
Ha parlato con estrema serietà, sottolineata anche dal fatto che non ha mai usato il termine “gay” ma sempre e solo omosessuale, sul diritto all’amore che appartiene a tutti e che è più rassicurante di qualsiasi altra cosa, perfino della fede. Un momento di comunicazione altissimo, probabilmente con il massimo ascolto della serata, che per noi ha avuto il valore di mille gay pride. Riportiamo fedelmente tutto il suo discorso, terminato con la recitazione della commovente lettera che Oscar Wilde ha scritto dal carcere al suo amato.
“Quando ci s’innamora si diventa uomini liberi. Ho sentito questa polemica sugli omosessuali… siccome è una storia, quella degli omosessuali, che è incredibile perché va avanti da millenni.
Da millenni gli omosessuali, lo dico con allegria, non sono fuori dal piano di Dio, non è che è un peccato, di peccati c’è solo una stupidita.
Gli omosessuali ci hanno dato dei doni enormi, enormi, e io gli sono grato, così come gli eterosessuali, è la stessa cosa.
Per rendere l’idea di quello di cui stiamo parlando, l’assurdità, ma davvero la ridicolaggine a volte. Voi immaginate, gli omosessuali sono stati seviziati, torturati, morti nei campi di concentramento, sapete perché? perché amavano un’altra persona! Non c’è delitto più infame!
Voi immaginate per gli eterosessuali la stessa cosa. Mettiamo il caso che un eterosessuale, io, una donna o uno di voi, s’innamora a 18 anni, 16, 15, all’età che vuole, focosamente, quella cosa che non si regge, di un’altra persona, l’uomo di una donna, la donna di un uomo, se si ribaltassero le cose, a un certo punto quando uno di voi s’innamora, lo prendono, lo torturano e lo uccidono perché s’è innamorato. Quello è il motivo, non ce n’è un altro.
Gli omosessuali sono stati torturati perché amavano un’altra persona. Lasciate stare il sesso, sono affari loro, sono due persone adulte. Straordinario! Ma guardate è un’assurdità (applausi scroscianti).
E’ talmente incredibile che si parli ancora così degli omosessuali, incredibile la rozzezza di qualsiasi accenno! Sono persone che amano, amano persone dello stesso sesso. Non è che finisce la razza, come ha detto qualcuno. Sarebbe una scoperta darwiniana, che i dinosauri si sono estinti perché erano tutti omosessuali, no, no, ci sono altri motivi [risa del pubblico].
Io volevo dire, siccome nella storia dell’umanità gli omosessuali ci hanno fatto dei doni enormi e ci hanno indirizzato (così come gli eterosessuali, non c’è nessuna differenza). Potrei nominarne 500, si rimane stupiti dalla bellezza. Ecco volevo dire, di peccati non c’è che la stupidità.
E’ proprio il sentimento dell’amore che caratterizza gli omosessuali, il piacere è un’altra cosa, ce l’abbiamo anche noi, ma è l’amore e quando c’è l’amore tutto diventa grande, finisce la mediocrità e allora non è la fede, nemmeno la fede rassicura, rassicura solo l’amore, più della fede.
Io, in questo senso, vi volevo leggere una lettera indirizzata a tutti noi, scritta alla fine del secolo scorso da una persona che amava un’altra persona del suo stesso sesso, adulto, un ragazzo di 20-21 anni, lui ne aveva 35. Ed è stato preso, torturato, messo in galera, in Inghilterra dove c’era una legge fino a poco tempo fa che ancora voleva mettere in galera gli omosessuali.
L’Inghilterra ha messo in galera, ai lavori forzati, il più grande poeta della sua epoca, la penna più fine di quell’epoca dove c’erano grandissimi scrittori, si chiama Oscar Wilde, è stato messo ai lavori forzati e dopo, quando è uscito, è morto di stenti dopo due o tre anni. In questa prigione ha scritto una lettera alla persona per la quale è stato seviziato, torturato, umiliato, offeso, messo ai lavori forzati e ucciso semplicemente perché amava, come un uomo una donna, una donna un uomo, un uomo un uomo, una donna una donna, un’altra persona. E la lettera che ha scritto Oscar Wilde indirizzata a tutti noi recita più o meno così:
Carissimo ragazzo, questo è per assicurarti del mio amore immortale ed eterno per te. Domani sarà tutto finito.
Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che questa idea, il mio amore per te e questa convinzione, ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi renderanno capace di sopportare le mie sofferenze e spero il mio dolore.
Poiché questa idea, anzi la ceretezza d’incontrarti ancora in un altro mondo è la meta e l’incoraggiamento della mia vita attuale. Oh possa io continuare avivere in questo mondo per questa ragione.
Oggi un caro amico mi è venuto a trovare, gli ho dato parecchi messaggi per te. Mi ha detto una cosa che mi ha rassicurato: che a mia madre non mancherà mai niente. Ho sempre provveduto io al suo mantenimento e l’idea che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendeva infelice.
Quanto a te, grazioso ragazzo dal cuore degno di un Cristo, quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare, non rimanere qui, non esporti all’Inghilterra per nessuna ragione al mondo, parti per l’Italia e conquista la tua calma e componi quelle belle poesie che sai fare tu con quella strana grazia ti appartiene.
Se un giorno a Corfù o in qualche altra isola incantata potessimo trovare una casetta dove vivere insieme, oh, la vita sarebbe più dolce di quanto sia stata mai.
Il tuo amore ha ali larghe ed è forte. Il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione e mi conforta. Il tuo amore è la luce di tutte le mie ore.
Se il fato ci sarà avverso, qualcuno scriverà, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato nobile e bello.
Se io sono stato il bersaglio di una terribile condanna è perché la natura di quell’amore non è stata compresa.
Tendo le mani verso di te, oh, potessi vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani. Credo che il tuo amore veglierà sulla mia vita. Il tuo amore è la luce di tutte le mie ore.
Se io dovessi morire voglio che tu viva una vita serena e pacifica in qualche luogo fra fiori, libri e moltissimo lavoro. Fammi avere presto tue notizie. Ti scrivo questa lettera in mezzo a grandi sofferenze.
Carissimo ragazzo, amatissimo e più amabile, io sono ora come sempre dal giorno in cui ci siamo conosciuti, devotamente il tuo, con amore immortale, Oscar.”
Una lunga ovazione in piedi di tutti gli spettatori del teatro ha salutato e ringraziato un commosso Benigni che s’inchinava verso il pubblico.
Da notare che l’intervento di Benigni sembrava più indirizzato a Ratzinger ed epigoni piuttosto che a Povia. La citazione “L’amore è superiore alla fede” è tratta infatti dall’Inno alla carità di san Paolo (precisamente dalla Prima lettera ai Corinzi, 13,1).
Anche noi non vogliamo soffermarci sulla canzone di Povia, un ritornello monotono su una litania di luoghi comuni riguardanti l’omosessualità e le sue cause (e rimedi), che spesso ci capita di ascoltare da persone fondamentalmente omofobe ed ignoranti. In proposito condividiamo il commento a caldo del presidente Arcigay Aurelio Mancuso che ha detto: “Dalla poetica di Benigni, dalla verità dell’amore a una canzonetta intrisa di pregiudizi e falsità, un’esibizione come ce l’aspettavamo, e Povia strafottente come sempre”.
Dopo l’esibizione di Povia, terminata con l’esposizione sul palco, da parte del cantante, di un patetico cartello con la scritta “Nessuno in fondo sa com’è fatto un altro” (come dire “vi ho parlato di una storia che in realtà non posso conoscere”), Paolo Bonolis, in ottemperanza ad una promessa, è sceso in platea per dare la parola al presidente onorario dell’Arcigay Franco Grillini, che, riassumendo, ha detto: “Vorrei solo dire che è una canzone che ha creato molti problemi. Sabato ci sarà una manifestazione gioiosa. Dopo l’intervento di Benigni c’è poco da dire. Vorrei leggere solo questo sms che mi è arrivato da un amico, dopo l’esibizione di Benigni: ‘Caro Franco, ho visto Benigni ed ho pianto pensando al mio compagno che non c’è più’. E’ il messaggio che mi ha inviato Mario Pozzato che è stato insieme col suo compagno per 33 anni. Sono state due persone felici, e io gli ho risposto: non ti preoccupare Mario perché quando si ha tanto amato, il nostro amato non muore mai, vive per sempre nel nostro cuore. Povia impara cos’è la felicità degli omosessuali.”
Bonolis, tornando sul palco, commenta: “Credo che Povia conosca appieno la felicità e la dignità di tutti e credo che questa canzone… [si alzano grida e fischi di dissenso contro Grillini] … No, questo non è giusto perché il Dottor Grillini si è espresso con grande signorilità. No, assolutamente, se no andiamo contro a quello che abbiamo applaudito di Roberto. Roberto ha detto la cosa più bella che si poteva dire. Quindi se manteniamo quell’applauso, manteniamo questo rispetto, il rispetto stesso che vorrei da parte sua nei confronti di un uomo che ha costruito una canzone su una storia e che non ce l’ha con nessuno, ha solo cantato una canzone [tornano gli applausi]”.
Certamente il pubblico della platea dell’Ariston ha dimostrato ieri sera una certa insofferenza verso qualsiasi tipo di critica che intacchi la manifestazione. La libertà di espressione è sacra e deve essere di tutti. Ciò nonostante noi restiamo profondamente convinti della giustezza delle proteste del mondo gay verso il tentativo di veicolare, mediante una canzone e uno spettacolo che entrano dentro le case di milioni di italiani, contenuti profondamente sbagliati e fuorvianti sulla realtà di milioni di persone che non hanno scelto, ma solo accettato serenamente, la loro sessualità.
Siamo stati felici di avere avuto, in questa importante occasione, la solidarietà e l’appoggio anche di Roberto Benigni, uno dei più grandi artisti del nostro tempo. Grazie Benigni.
Vedi il video dell’intervento completo di Benigni sul sito di Rai Uno