VEDI TUTTI I VINCITORI DEI TEDDY 2009
Parte oggi la 59^ edizione della Berlinale, che insieme ai Festival di Cannes e Venezia, è uno degli eventi cinematografici più atteso in tutto il mondo. Peccato che anche quest’anno abbiamo dovuto assistere alle polemiche, molto provinciali a nostro giudizio, per un presunto rancore tra il nostro Paese e la Germania che avrebbe portato quest’ultima a non selezionare nel concorso, ma anche nelle altre sezioni, film italiani, con l’eccezione del documentario “Terra madre” di Olmi nella sezione “culinaria”.
Questa esclusione dei film italiani, se da un lato ci rattrista per il fatto che rivela una produzione casalinga di non eccelse qualità, dall’altro ci meraviglia positivamente se confrontata con ben 27 lungometraggi a piena tematica lgbt che la rigorosa Berlinale ha selezionato nelle diverse sezioni del Festival (soprattutto Panorama e Forum) accompagnati da alcuni corti tra i quali l’ultima fatica di Jenni Olson, “575 Castro Street”, che ci propone alcune immagini dal set di Milk di Gus Van Sant e alcuni brani della vera confessione che Harvey Milk registrò su nastro “nell’eventualità di una mia morte per assassinio”.
Se in un Festival internazionale così importante e così selettivo nel selezionare le opere, sono presenti così tanti film a tematica gay, significa che questi ultimi hanno ormai raggiunto degli ottimi livelli qualitativi. Sembra quindi finita l’epoca in cui si diceva che i film gay erano film di seconda categoria e buoni solo per quelle manifestazioni “goliardiche” dei festival lgbt, magari abbinate ai vari Gay Pride.
Il prestigio di Berlino è indiscusso e l’imparzialità delle sue scelte riconosciuta in tutto il mondo. Come dimostra la Menzione Speciale che l’edizione dello scorso anno assegnò al documentario “Improvvisamente l’inverno scorso” di Gustav Hofer e Luca Ragazzi e che, secondo quanto affermano gli stessi registi, ha fatto sì che il film sia stato richiesto in seguito da più di 80 festival in tutto il mondo. Notare bene: richiesto direttamente dalle direzioni dei festival, non proposto dagli autori come avviene solitamente. Ricordiamo in proposito che il film esce domani in DVD con un ricco libro allegato (Ponte alle Grazie) che racconta la vita del film, prima e dopo la produzione, con una panoramica completa sulle leggi dei vari Paesi sulle unioni gay e con alcune delle più interessanti lettere inviate agli autori da diversi spettatori che hanno potuto vedere il film nelle sue peregrinazioni militanti in tutta Italia.
In realtà Berlino, con l’istituzione dei Teddy Award, giunti quest’anno alla 23ma edizione, che premiano le migliori opere a tematica lgbt presenti in tutte le sezioni(che faticosamente a Venezia stiamo cercando di emulare con il Queer Lion), contiene anche un festival lgbt in piena regola.
Notiamo con piacere che nella Giuria del Premio Teddy 2009, è presente anche Cosimo Santoro, il direttore della programmazione del Torino GLBT Film Festival, insieme ad altri sette giurati provenienti dai festival di Usa, Uk, Russia, Uruguay, Bosnia e Germania. Cosimo, che ringraziamo anticipatamente, ci ha promesso un resoconto dettagliato di questa sua esperienza che pubblicheremo al suo ritorno.
Ricordiamo inoltre che la Giuria della 59ma Berlinale è presieduta da Tilda Swinton, attrice che debuttò nel film “Caravaggio” di Derek Jarman, da sempre vicina alle nostre rivendicazioni e oggi una delle più amate dal popolo gay.
I Premi Teddy 2009, assegnati al miglior film, documentario e corto a tematica lgbt, verranno annunciati nella cerimonia di premiazione del 13 febbraio alla House of World Cultures. La cerimonia, trasmessa dalla rete franco-tedesca Arte, sarà presentata da Annette Gerlach, avrà diversi ospiti internazionali, tra i quali la cantante drag Joey Arias, un’artista tra le più note della scena newyorkese, e sarà seguita da una delle feste più ambite di tutta la Berlinale. Tra gli ospiti anche Mr. Michel Sidibé, sottosegretario alle Nazioni Unite e Direttore Esecutivo di UNAIDS, da quest’anno partner istituzionale dei Teddy Award.
L’ospite d’onore di questa edizione dei Teddy Award è l’attore Joe Dallesandro, musa di Andy Warhol negli anni ’70, protagonista dei migliori film di Paul Morrissey e del film “Je T’aime Moi Non Plus” di Serge Gainsbourg, opere che hanno fatto diventare Dallesandro un personaggio culto e una leggenda. John Waters lo ha definito “un fantastico attore che ha cambiato per sempre la sessualità maschile sullo schermo”.
Dicevamo sopra che i film lgbt presenti in questa edizione sono quasi tutti delle vere chicche. Presentiamo sulla nostra scheda del Festival tutti i lungometraggi in concorso per i Teddy Award, con le sinossi rilevate dal catalogo del Festival e tradotte dalla nostra instancabile collaboratrice Gaia Borghesi.
Qui vogliamo solo ricordarne alcune, come l’anteprima mondiale dell’attesa opera seconda dell’argentina Lucía Puenzo, l’autrice di “XXY”, un film che ha avuto un considerevole successo internazionale, che questa volta porta sullo schermo “El niño pez” (Il bambino pesce) ricavato da un suo omonimo libro che racconta di una allucinante storia d’amore lesbico.
“Rabioso sol, rabioso cielo” di Julián Hernández, già autore di diversi splendidi film a tematica come “El cileo dividido”, che qui costruisce un picaresco inno all’amore incondizionato di due uomini che vince e oltrepassa anche la morte.
“Fig Trees” del prolifico John Greyson, che ci ha regalato capolavori come “Lilies” e “Proteus”, e che ha creato con questo film uno stupendo melodramma canoro che parte dalla protesta di Zackie Achmat, sieropositivo che nel 1999 a Johannesburg rifiutò qualsiasi cura fino a quando queste non sarebbero state possibili per tutti coloro che soffrivano di Aids.
“An Englishman in New York” di Richard Laxton che fa il sequel di “The Naked Civil Servant” del 1975, con lo stesso John Hurt nei panni di Quentin Crisp giunto all’apice del successo coi suoi spettacoli newyorchesi ma in preda ai gossip e alle lacerazioni sentimentali che non gli impediranno comunque di cavalcare le scene fin oltre i novant’anni. (Potete leggere la sua storia sulle nostre pagine degli autori).
“Pedro” di Nick Oceano e sceneggiato da Dustin Lance Black (lo stesso di Milk, appena vincitore del Premio degli Sceneggiatori 2009), che racconta la drammatica vicenda di Pedro Zamora, un cubano-americano sieropositivo che nel 1994 partecipò come gay dichiarato al programma “The Real World: San Francisco” di MTV, portando in primo piano il problema dell’Aids.
“Fucking Different Tel Aviv” un film diretto da 16 registi gay e lesbo che descrivono diverse situazioni di erotismo e sessualità, anche assai ardite, nella Tel Aviv contemporanea.
“Ghosted” di Monika Treut, già autrice dell’episodio lesbico del film “Erotique”, ci racconta una misteriosa storia d’amore lesbico, tra fantasmi e antiche tradizioni, per dimostrarci che l’amore e la libertà di seguire i propri desideri sono concetti inseparabili.
Non devono spaventare le quasi quattro ore di “Love Exposure” del giapponese Sion Sono, perché, assicurano quelli che l’hanno visto, volano via senza che ce ne accorgiamo, tra padri cattolici, anche preti, che considerano peccati solo quelli “contro natura” e che per poter confessare esigono che questi vengano commessi, rocambolesche e barocche avventure nella Tokio underground dove incontriamo di tutto e di più.
Vedi sito della Berlinale 2009
Vedi sito dei Teddy Awards
Vedi nostra scheda del Festival
Qui sotto il maniffesto dell 23ma edizione dei Teddy Awards