Giovanni Franci (foto sopra) è uno dei più promettenti autori teatrali della scena italiana. Il suo “Public Toilet”, una tragedia intimista consumata all’interno di un bagno pubblico, ci aveva stregati e sconvolti. Ora con questo “Certi discorsi”, finalista al premio Patroni Griffi, in scena al teatro Spazio Uno di Roma (Vicolo dei Panieri n. 3 a Trastevere) dall’18 al 30 novembre, continua il suo dissacrante discorso sulle relazioni umane, una vivisezione dei sentimenti e del desiderio che accompagnano un piccolo nucleo “famigliare”, tra i quali c’è un ragazzo che si prostituisce con gli uomini, e che si vanta di saper prevedere, tramite uno sguardo, cosa vorrà il cliente di turno.
L’autore, Giovanni Franci, presenta così la sua opera:
La paura credo sia il sentimento che possa descrivere meglio la nostra storia, il nostro tempo, i nostri giorni. Da strumento di controllo politico, sembra essersi radicata in noi, come unico motore dei nostri rapporti. Abbiamo paura di tutto, della diversità, dell’amore, del futuro, perfino di noi stessi…
In questo clima storico è ambientata la mia commedia, in una casa-lager che sembra galleggiare su un mondo fatto di macerie, un mondo consumato, percepito solo come minaccia, fastidio e buio.
Un perimetro di pareti in rete, la plastica sullo sfondo, una poesia barocca di Majacovskij in terra, disegnata sul pavimento, calpestata. Corridoi di trincee per una casa labirinto claustrofobica, scacchiera di una partita eterna e feroce. Questa è la scena.
Fuori, il cielo, è nero di nuvole nere, minaccia pioggia.
Marta (Manuela Morosini) è una scrittrice eccentrica, contraddittoria, assoluta. Accanto a lei c’è Licia (Alessia Innocenti) una donna che non riusciamo ad identificare. E’ la sua segretaria? La sua cameriera? La sua amante? Per ora non è dato saperlo. Certo non è difficile intuire che a legarle sia un segreto profondo e doloroso.
Uno sguardo fuori dalla finestra, il progetto di un libro definitivo, un cognac, qualche carezza, il presagio di un imminente cambiamento, un sogno da raccontare, un’intervista, un gioco tenero e spietato, così, le due donne, intrattengono la propria giornata, con la malinconica consapevolezza che oggi sia un giorno speciale, in cui tutto potrebbe cambiare da un momento all’altro.
Tra poco Marta riceverà una visita inattesa. Suo figlio, Luca (Marco Quaglia), un ragazzo che si guadagna da vivere prostituendosi, sta per arrivare. C’è un anniversario da festeggiare, o, forse, molto di più.
Inizia, così, una vera e propria roulette russa dei rapporti.
Ci si sbrana cercando di conoscersi, si ride cercando di raccontare il proprio dolore,
si grida per coprire il silenzio, si uccide nel tentativo di dire “ti amo”.
Una partita decisiva, in cui si mettono in tavola le carte dei propri segreti e si rilancia a colpi di verità.
Credo che ogni rapporto sia un rapporto crudele e che la crudeltà, qualsiasi tipo di crudeltà, sia l’unico comune denominatore di ogni rapporto.
Oggi, Marta, Licia e Luca avranno la loro grande occasione, senza alcuna inibizione potranno compiere la loro “rivoluzione”, i loro corpi e le loro parole diventeranno strumento di rivelazione,
fino ad un finale inaspettato, sconvolgente.
Inevitabile.
Giovanni Franci
Qui sotto la locandina dell’opera.