Vedi il sito ufficiale del Sulmona Film Festival
Si è concluso il 26° Sulmonacinema Filmfestival (sottotitolo: il giovane cinema italiano in concorso) diretto dal critico cinematografico Roberto Silvestri e svoltosi a Sulmona dal 3 all’8 novembre 2008. La Giuria, presieduta dall’attrice Sonia Bergamasco (La meglio gioventù) e formata da studenti di cinema provenienti dalle principali scuole e università italiane, ha premiato come miglior film, “Chris and Don, a love story” di Guido Santi e Tina Mascara (entrambi italiani d’origine che vivono e lavorano a Los Angeles). Premiato anche Eduard Gabia come miglior attore nel film “Cover Boy” di Carmine Amoroso. Ricordiamo che tra i dieci titoli in concorso c’era anche “Corazones de mujer” di Kiff Kosoof (Pablo Benedetti e Davide Sordella).
Il Festival di Sulmona si è caratterizzato negli anni come una delle principali vetrine del cinema indipendente di qualità. Nella scheda di presentazione del festival di quest’anno è scritto che il Festival “continua a dar voce ai nuovi talenti, con la consueta attenzione per tutte le tendenze del cinema contemporaneo, dalla fiction al documentario, con opere spesso invisibili, o che conquistano la propria visibilità soltanto nei circuiti alternativi, lontano da quelli commerciali. Continua anche la ricerca delle opere di cineasti italiani che fuggono all’estero per lavorare (gli “italieni”) o stranieri che «lavorano» in Italia.”
“Chris e Don, una storia d’amore” è un docufilm sulla lunga storia d’amore tra lo scrittore Christopher Isherwood e l’artista Don Bachardy (trent’anni di differenza di età e una intera vita da inseparabili) raccontata attraverso un materiale inedito (decine di ore di pellicola a colori, girata da loro stessi o dagli amici) che mostra le feste con Anthony Perkins e Montgomery Clift, i tuffi in piscina con Stravinskji, l’incontro a Tangeri con Paul Bowles, ecc. Speriamo che il premio a questo bellissimo film serva a fargli trovare una distribuzione nelle sale, o almeno una pubblicazione in dvd italiano.
Riportiamo di seguito l’articolo di Cristina Piccino che appare sul Manifesto di oggi.
«Chris e Don», incanto di parole e immagini per una love story
SULMONA CINEMA · Vince il film di Guido Santi e Tina Mascara
Quando Don incontra Chris, su una spiaggia gay di Los Angeles, la prediletta dall’adorato fratello maggiore Ted, è un ragazzino di sedici anni, abbastanza ingenuo, con la passione per le stelle del cinema. I due ragazzetti si intrufolano a tutte le prime dei grandi film, sono lì pronti a farsi fotografare con Ingrid Bergman o Leslie Caron chiedendo poi l’autografo. Da grande Don sogna di diventare anche lui un attore famoso. Non è bello, ha il corpo muscoloso, la faccia buffa, gli occhi innocenti e uno spazio tra i due denti davanti che lo fa ancora un po’ bambino. Chris se ne innamora, ha trent’anni di più, è scrittore famoso, conosciuto in tutto il mondo. Chris sta infatti per Christopher Isherwood, Don è Don Bachardy, la loro storia percorre un pezzo di Novecento, fino all’85 quando Isherwood muore, nonostante quella distanza di età, che comunque si raccorcia col tempo, e le tantissime altre differenze che possono esserci tra due persone -considerando che quando si conoscono siamo negli anni Cinquanta – così lontane per cultura, esperienze, classe sociale. Chris e Don. A love story, è il racconto di questo incontro e di un amore che è l’intera vita dei due uomini. Personaggio narrante lo stesso Don Bachardy, oggi artista visivo riconosciuto con passione per il ritratto, e simpaticissimo settantenne (è nato nel 1934) che vive a Santa Monica, gira in bicicletta, fa la spesa ai mercatini biologici, si occupa del fratello a cui giovanissimo diagnosticarono una forma di schizofrenia massacrandolo con gli elettroshock, e continua a lavorare. Chris, di cui sentiamo letti fuori campo brani dei diari scritti riferendosi a Don, è sempre lì, ancora oggi Don dorme nel lettino (rigorosamente singolo) dove Isherwood lo aveva ospitato quando era cominciata la loro storia.
Molto classico nella struttura, col filo dell’immagine che si dipana lungo le parole, i ricordi e il presente di Don , filmati «privati», il film di Guido Santi e Tina Mascara ha la capacità di maneggiare con emozione sensibile una materia delicata e preziosa come il sentimento, l’amore, quella complicità profonda e unica che unisce due persone e che è difficilissimo – forse quasi impossibile – rendere agli altri, e spesso anche a sé stessi. C’è invece qui una magia speciale, che commuove, sorprende, incanta, fa venire la pelle d’oca. Il momento in cui Don sfoglia davanti alla macchina da presa i quaderni con gli schizzi che ha fatto a Chris, nei mesi prima che morisse, è bellissimo, epifania di un’immagine la cui grana è l’emozione stessa, la tenerezza struggente di un intimità.
Guido Santi e Tina Mascara vivono a Los Angeles, famiglia di origini italiane lei, che è nata in West Virginia, italiano lui che ha scelto di studiare e lavorare a LA. Due perfetti esempi di registi «italieni», italiani/alieni, come vuole il Sulmona cinema, che si è chiuso ieri, e ha premiato – giuria di studenti del cinema «guidata» da Sonia Bergamasco – proprio Chris e Don. Premio alla migliore regia a Tramas di Augusto Contento, il migliore attore a Eduard Gabia per Cover Boy di Carmine Amoroso e la migliore attrice a Alba Rohrwacher per Riprendimi di Anna Negri. «Italieni» anch’essi, perché «italieno» non è semplicemente una questione geografica, vivere e fare cinema all’estero come nel caso di Santi e Mascara.
È piuttosto un fatto di cuore, cervello, allenamento degli occhi, ostinazione a a non arrendersi davanti i format produttivi, a quello che dicono Rai o produttori pigri, e soprattutto al sentimento «due camere e cucina» che pervade il cinema italiano. Riprendimi Anna Negri lo ha girato a casa sua e però è un film libero nella scrittura visiva e nel rapporto col digitale. O Cover Boy che rovescia l’approccio al tema dell’immigrazione mettendo a nudo l’incubo di un occidente che si scopre povero nel precariato globale.
Torniamo a Chris e Don, presentato a Sulmona in anteprima europea, sala piena, molti applausi. I materiali d’archivio sono magnifici, entrano nell’universo intellettualeletteratura, cinema, il set della Rosa tatuata, John Ford, Paul Bowles, Igor Stravinskji… Ma anche i tabù: l’amica psicanalista caccia Isherwood dal cottage facendo fatica a sopportare lui e Don insieme. Eppure era considerata la massima studiosa di omosessualità …
Pure tra i due il conflitto risulta essere continuo. Il ragazzo è completamente risucchiato nel mondo di Isherwoood, cerca un suo modo di presentarsi, non solo il «fidanzatino» ma Don con una sua «specificità». Momenti di crisi, voglia di fuga, poi la scoperta della scuola d’arte, la costruzione di un sé «autonomo» verso il mondo, e il naturale distacco, il desiderio di altri incontri. Isherwood aveva vissuto una vita libera, lo stesso rivendicava Don.
Notti fuori, mesi di separazione, dolore. Don si disegna come un gattino inquieto, Chris è il vecchio cavallo. Una coppia bizzarra di cui i registi sanno rendere la radicale poesia.
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Dal sito del Sulmonacinema Filmfestival uno stralcio dal comunicato di presentazione firmato dal direttore Roberto Silvestri e i “dieci comandamenti” ai quali il Festival vuole attenersi.
“… Nel XXV anniversario il Sulmonacinema film festival ripensa a tutta la sua storia, pur sottolineando alcune caratteristiche recentemente assunte dalla manifestazione (il cinema come arte profondamente intrecciata alle ricerche estetiche della pittura, della musica e della letteratura; l’attenzione alla storia del cinema anarchico e dell’emigrazione, un’ispirazione ‘ovidiana’ che ci fa privilegiare le opere, anche appartenenti al genere erotico o horror, di forte contestazione delle forme di potere) e vuole offrire, condensato anche nel programma cinematograficamente blasfemo ‘I dieci comandamenti del cinema che ci piace’, cio quello non riconciliato e antagonista, qualche ricordo delle edizioni girovaghe di tanti anni fa, quelle apolidi che andavano in Australia, Canada, America Latina e Ungheria a ritrovare, tra i giovani filmaker stranieri, l’entusiasmo e la grinta perduti…”
I DIECI COMANDAMENTI
1. LOTTERAI CONTRO IL CONFORMISMO – Invece di chiedere se le immagini cambiano il mondo (una domanda la cui risposta oggi appare ovvia) il nuovo cinema deve occuparsi di scoprire cosa si deve cambiare e come.
per Alberto Grifi
2. SARAI IL MESSAGGERO DELLE LIBERTA’ – Il nuovo cinema riconosce che ogni percezione del presente si basa sulla comprensione del passato. Dunque un nuovo futuro può essere immaginato solo dopo la comprensione del presente. per Michelangelo Antonioni
3. FARAI GRANDE USO DEL SESSO – Il nuovo cinema non ha a che fare con il dibattito contemporaneo sulla tecnologia, e in particolare con l’antagonismo tra analogico e digitale. Impiega senza pregiudizio qualunque arnese disponibile. per Charles B. Griffith
4. RE-INVENTERAI LA VITA – Il nuovo cinema può esistere solo allo stato provvisorio e incompleto proprio come il mondo che desidera specchiare e impegnare. per Daniéle Huillet
5. CREERAI UNA VITA ARTIFICIALE – Il nuovo cinema lotta per la bellezza mai per la perfezione.
per Piero Tortolina
6. AVRAI UNO SCOPO – Ciò che si considera bello il nuovo cinema considera brutto.
per Max Roach
7. NON SAPRAI ESATTAMENTE COSA FARE MA LO FARAI – Ciò che è stato considerato brutto il nuovo cinema lo vedrà bello.
per Luigi Comencini e Ingmar Bergman
8. DARAI IL TUO AMORE – La chiarezza è una forma di bellezza, la mistificazione è una forma di sconfitta.
per Vito Taccone, Joe Sentieri e Ahmed Baha Eddine Attia
9. AFFERRERAI LA TUA ANIMA – Il nuovo cinema rifiuta di riconoscere i confini nazionali. Non si identifica né nel documentario né nel film a soggetto. Inoltre gli stanno stretti i generi, utili solo al mercato. per Emanuele Luzzati
10. RESTITUIRAI QUALCOSA INDIETRO – La cultura popolare non è nulla. Il nuovo cinema lotterà affinché la cultura popolare ritorni al popolo stesso. per Carlo Ponti
Qui sotto il logo del 26mo Sulmona Cinema Film Festival