“True Blood” è la nuova serie, in programmazione negli USA da settembre 2008 sulla tv HBO, ideata dallo scrittore gay Alan Ball, già creatore di “Six Feet Under” e sceneggiatore di “American Beauty”. La serie si basa sul romanzo “Southern Vampire Mystery” di Charlaine Harris ed è ambientata in un presente alternativo dove i vampiri, che sono vissuti segretamente fra noi per centinaia di anni, decidono di venire allo scoperto dopo che una dottoressa giapponese ha perfezionato la formula per la produzione di sangue sintetico adatto al loro sostentamento, cosa che evita loro di assalire gli esseri umani.
Ora che i vampiri possono nutrirsi acquistando il Trueblood in qualsiasi supermarket, hanno solo l’obiettivo di integrarsi nella società e di goderne tutti i benefici. Ma questa loro nuova condizione genera una moltitudine di complicazioni, alcune previste altre inaspettate. La gente comune continua a essere diffidente nei loro riguardi. Inoltre il sangue dei vampiri è diventato una potente droga per gli umani, una specie di miscela tra ecstasy e viagra, soprattutto da quando sono emersi i “Fangbangers”, esseri umani che prediligono fare sesso coi vampiri. Una nuova cultura underground si sta formando e sviluppando parallelamente nella società, dove il vampirismo vuole solo continuare a condurre la sua normale non-vita.
Sookie Stackhouse (Anna Paquin, la splendida protagonista di X-Men) fa la cameriera in una locanda e possiede il potere di ‘ascoltare’ i pensieri della gente, ma questo potere non sembra darle grande vantaggi, anzi molti la guardano con sospetto e pensano che sia una specie di strega se non del tutto pazza.
Quando nella piccola città compare il vampiro Bill Compton (Stephen Moyer), Sookie si rende subito conto di non poterne ‘ascoltare’ i pensieri, cosa che l’attrae e incuriosisce alquanto nei suoi confronti.
Jason (lo splendido e spesso nudo Ryan Kwanten) è il fratello di Sookie, ninfomane e senza senso di responsabilità. I loro genitori sono morti e la nonna è un tipo gentile che però richiede molto aiuto ed attenzione. Il padrone di Sookie, Sam Merlotte (Sam Trammell), è chiaramente innamorato di lei e la sua migliore amica Tara (Rutina Wesley) non riesce a mantenere un lavoro per colpa della sua bocca impertinente.
Arriviamo ora al personaggio che più ci coinvolge, il gay Lafayette Reynolds (Nelsan Ellis), che fa il cuoco e lavora col fratello di Sookie alla costruzione dell’autostrada. Si trucca abitualmente, spesso ama travestirsi da donna e offre le stesse opportunità a chiunque incroci i suoi occhi. Ma è anche capace di mandare a quel paese chi osa intralciare il suo cammino.
Anche in questa serie, al pari di Six Feet Under, Ball ci presenta quindi una commistione di personaggi etero e gay con storie anticonvenzionali, spesso sessualmente aggressive e senza timore di mettere in luce gli angoli più scuri della condizione umana.
Mentre in Six Feet Under si affrontavano i problemi umani di fronte alla realtà della morte, qui possiamo dire che si affrontano gli stessi problemi ma davanti alla non-morte, cosa forse assai più invitante.
La serie True Blood è strutturata come una sequela di accattivanti misteri (nel primo episodio ogni personaggio ci viene presentato come detentore di un proprio segreto e possibile candidato ad essere anche il serial killer che si aggira nel posto), una specie di thriller avvincente, un po’ sporco ma anche divertente.
Nella serie avremo altri personaggi gay (ed etero) e romatiche storie d’amore gay, anche se Ball ci tiene a dichiarare che il suo scopo non è quello di offrirci dei ‘santini’ gay in quanto non simpatizza con l’idea di personaggi “gay for gay’s sake” (gay per l’esaltazione dei gay): “Credo che uno dei problemi più difficili per me, in quanto gay, sia quello di non permettere alla cultura di definirmi solo in base a questo. Per molti anni della mia giovinezza i personaggi gay dei film o della tv erano soprattutto dei cattivi psicopatici. Quando arrivò l’epidemia dell’Aids i gay furono quelli più colpiti, tragiche creature che la sorte condannava a morte, cosa che ci ha riempito tutti di compassione. Così solo oggi siamo potuti arrivare a considerare i personaggi gay semplicemente come personaggi, senza l’etichetta di ‘personaggi gay’. Questo è stato anche il mio modo di considerarli in ‘Six Feet Under”. Ho voluto che la storia di David e Keith avesse la stessa importanza, ne più ne meno, di quella di Nate e Brenda. E credo di esserci riuscito. Non mi piace che sia solo quella cosa [essere gay] a definire i personaggi, mi sembrerebbe una sorta di condiscendenza”.
Di primo acchito, dopo avere potuto vedere i primi due episodi che mostrano nel personaggio di Lafayette una sessualità aggressiva, amore del travestimento, dell’alcool e con un linguaggio esplicito, sembra di essere ancora davanti a certi stereotipi. Occorre considerare peraltro che Lafayette è un tipo forte e robusto che non si lascia intimidire da niente e da nessuno. Alla domanda se il personaggio di Lafayette sia diverso da quello del libro, Ball risponde che “no, abbiamo preso moltissimo dal libro dove Lafayette è un afro americano che serve piatti veloci nel bar e mostra un pesante trucco agli occhi. A un certo punto nel libro Sookie dice qualcosa di simile a ‘mi sento molto dalla sua parte, è pesante essere nero e gay in questa stupida e reazionaria città’.”
Molti hanno voluto vedere nella rappresentazione dei vampiri in True Blood, la raffigurazione di gruppi subordinati, incluse le persone gay (anche nella capagna pubblicitaria della serie può leggersi questa interpretazione). In realtà l’uso della metafora per quanto riguarda vampiri e altri mostri, come ‘outsider’ sessuali, è impiegata da molto tempo nel cinema di finzione. Spesso i vampiri hanno raffigurato la ‘visibilità gay’, il loro alzarsi dalle bare era una specie di ‘coming out’, soprattuto in periodi dove non si poteva parlare apertamente delle persone gay.
Ma in True Blood siamo ad un nuovo livello, dove i mostri non devono per forza rappresentare qualcuno. Il mondo di True Blood non è una realtà etero-oppressiva dove i vampiri o altre metafore siano necessarie per rappresentare la sessualità gay, come è stato fatto nel passato: è un mondo dove la sessualità gay è un dato di fatto.
Nonostante che questi vampiri, seguendo una certa tradizione, siano apparentemente molto sexy, ottimi amanti e molti di loro siano pansessuali (aperti a diverse esperienze) o prediligano accoppiamenti omo, complessivamente rappresentano l’umanità intera. Ball non ha voluto che si identificassero i vampiri come sinonimo di ‘queer’, come poteva intendersi nel film ‘Intervista col vampiro’. Qui i personaggi gay esistono di per sé, sia tra i vampiri che tra gli umani. Ball fa notare che nel mondo contemporaneo, l’idea della sessualità gay o della bisessualità non è più un problema in quanto tale, o almeno non rappresenta più un tabù: “Io penso, nella mia limitata consapevolezza degli adolescenti o dei ventenni di oggi, che siano meno inclini a giudicare, soprattutto in termini negativi o di stigma”.
Dai primi due episodi possiamo dire che True Blood è molto divertente. Il senso del pericolo e della trepidazione è sempre presente, i personaggi sono freschi e vivaci, i vari misteri sono ben costruiti e solidi. L’ambientazione è realistica (anche se alcuni personaggi sembrano troppo strigliati per appartenere all’ambiente campagnolo) e la storia è molto bene inserita nella normale quotidianità.
Riassunto liberamente dall’articolo di Brian Juergens apparso su AfterElton.com
Nelsan Ellis, il protagonista gay della serie
Alexander Skarsgård in una foto promozionale della serie