CINZIA LEONE AL FESTIVAL MIX

Ha ricevuto il premio “Queen of Comedy” ed estasiato il pubblico con il suo intervento. Grande successo del film di Gustav e Luca. Altri film visti.

Video dell’intervento di Cinzia Leone premiata al Festival Mix di Milano (Antonio Schiavone)

Mentre ci giunge la deludente notizia (vedi rass. stampa di oggi, intervista a Ozpetek di Repubblica) che nel film “Un giorno perfetto”, l’unico personaggio gay presente nel libro della Mazzucco, da cui il film è tratto, è stato trasformato in donna, vogliamo risollevarvi il morale parlandovi del grande successo che il Festival Mix di Milano continua a raccogliere.

Alla proiezione di ieri sera del documentario italiano “Improvvisamente l’inverno scorso” di Gustav e Luca, nonostante l’orario difficile, le 18.00, la sala era gremita di pubblico ed ha accolto il film con l’applauso più intenso e prolungato di tutto il Festival, almeno fino ad oggi. Abbiamo solo rimpianto l’assenza, alla proiezione, dei due neoregisti, grandi mattatori del film anche come attori, naturalmente nella parte di loro stessi. Un docufilm originale, divertente, nonostante l’austerità del tema (l’omofobia che nel paese Italia, Chiesa e forze politiche sono riuscite a risvegliare), che speriamo presto anche i nostri parlamentari possano vedere (grazie all’iniziativa della deputata lesbica Paola Concia). Inspiegabile, se non come conferma dell’assunto tematico del film, le difficoltà di distribuzione del film. Voto 9.

Al di fuori delle proiezioni cinematografiche, bisogna però dire che l’applausometro del festival è andato letteralmente in tilt sabato scorso, serata clou al Festival Mix (che si era riempito anche dei molti partecipanti al corteo del Pride milanese), per la consegna del premio Queen of Comedy all’attrice comica Cinzia Leone. La consegna del premio, offerto da Festival Mix in collaborazione con Comedy Central (le precedenti premiate sono state Carmen Maura, Angela Finocchiaro e Sandra Milo), è stata preceduta da un breve video-montaggio di Alessandro Greco coi momenti più importanti della carriera artistica dell’attrice. Subito dopo l’ingresso di Cinzia Leone sul palco è stato accolto da una standing ovation lunghissima, con tutti gli spettatori che gremivano l’ampia sala del teatro Strehler in piedi ad applaudire e gridare.
Cinzia, sorpresa e commossa da tanto calore, ha iniziato con voce quasi tremante, dicendo che “è un tale regalo, veramente inaspettato, in un momento difficile, di resistenza, dove praticamente è come se non esistessi artisticamente, con una sofferenza obiettiva, senza precedenti, che al confronto la mia malattia è stata una passeggiata. La vera paralisi della mia vita non è stata quella di 17 anni fa, è stata quella in cui mi sono ritrovata dopo, con delle responsabilità anche mie personali, quando ho “svalvolato”, come si dice a Roma, cioè andare fuori di testa, trovandomi a compiere un percorso faticoso e doloroso. Stasera è meraviglioso!”. Ha poi proseguito lamentandosi di non avere dei confetti in tasca per questo pubblico meraviglioso e dicendo che “in questa società, in questo momento, con dei livelli di aggressività impressionanti, ogni volta che qualcuno non ti manda a fanculo ma te saluta è un miracolo! In merito vi dò una dritta: quando vi mandano a fanculo, non cadete nella trappola, non reagite, state immobili, così si rendono conto di essere completamente cretini, perchè è come se continuassere a parlare al vuoto.”
Dopo la consegna del premio da parte di Greco, una siluetta assomigliante alla Moratti, Cinzia ha detto di essere meravigliata e onoratissima di questo premio, che ha per lei un valore speciale in quanto non è un premio come i tanti che vanno di moda oggi. Un attimo di perplessità quando Marzi ha voluto giustificare il premio dicendole che le veniva assegnato perchè “sei veramente queen”, superato da un fortissimo applauso da parte del pubblico. Cinzia ha poi proseguito dicendo che prossimamente sarà presente, finalmente sdoganata, al teatro Derby di Milano per due settimane (a fine gennaio) con “Outlet”, un’opera da lei scritta e interpretata.
Ha quindi salutato e ringraziato il pubblico dicendo che “io, oggi, ho visto scorrere il corteo del Pride milanese, ed è stato un momento meraviglioso perchè è stato un momento di vita e di colore, un momento commovente in una città che era assolutamente grigia e piena di macchine capaci solo di lamentarsi col corteo esclamando “ma cosa devono dimostrare?” e io rispondo “niente, gli piace solo di farsi vedere una volta all’anno”. Il corteo è stato ordinatissimo e rispettosissimo, hanno anche ringraziato giustamente tutte le forze di polizia. Un momento veramente delizioso, di gente colorata che aveva voglia di farsi vedere, contenta di esserci, e io ho pensato una cosa: speriamo che si rendano conto che stanno rischiando, come tutti quanti, di essere istituzionalizzati solo come target di mercato. ….”

Un buon successo ha ottenuto anche la proiezione di un’altro film italiano, “Senza fine”, presentato al festival dal suo regista Roberto Cuzzillo, un autore appena 25enne. Ha detto di avere impiegato oltre due anni nella realizzazione di questo suo primo film, già presentato quest’anno al Bergamo Film Meeting, e di essere felice di poter partecipare a questo Festival perchè “quando uno realizza un’opera desidera solo che sia vista dal massimo numero di persone”. Il film è stato realizzato cion un budget bassissimo, grazie al contributo del Progetto Gioventu della UE, e dell’Ufficio Scambi della città di Torino. Questa cosa, ha continuato il regista, “mi ha costretto ad utilizzare una troupe molto ridotta, il che è stato un vantaggio perche mi ha permesso di lavorare con grande semplicita, creando, sul set, un clima sereno nel quale ognuno ha potuto dare il proprio contributo, si è trattato quasi di una opera corale. Anche le attrici, che non si conoscevano tra di loro e che io stesso avevo avuto poco tempo per selezionare e conoscere, si sono sentite piu a loro agio nonostante alcune scene richiedessero una particolare intimità”. Il regista ha poi concluso spiegando il motivo per cui ha voluto, in alcune scene, coprire con la musica i dialoghi delle protagoniste: “Ho voluto raccontare questa storia in maniera molto delicata, scegliendo spesso di celare i dialoghi e non farli sentire per intero. Volevo che il punto di vista dello spettatore fosse sempre attraverso la telecamera, come se spiasse dal buco della serratura”. Nostro voto al film: 7.

Una piacevole e interessantissima sorpresa è stato il documentario “With Gilbert and George” di Julian Cole, che ci racconta la vita e le opere dei due originali artisti inglesi, unico esempio al mondo di due artisti che creano e firmano insieme le loro opere. Omosessuali dichiarati da quando, al tempo degli studi d’arte superiore, hanno iniziato a convivere e lavorare insieme, riuscendo a guadagnarsi, con le loro opere, il favore del pubblico prima ancora di quello della critica, arrivato comunque in seguito. Nella loro bellissima casa, hanno da sempre abolito la cucina e le derrate alimentari, evitando così di perdere tempo per fare la spesa, prepararsi da mangiare, lavare piatti, eliminare gli avanzi, ecc. Nelle loro opere, a partire dalle architetture viventi fino ai grandi quadri cromatici esposti nelle gallerie e mostre di tutto il mondo (Cina compresa), hanno sempre cercato di essere comprensibili al pubblico popolare, nonostante i soggetti e i temi anticonformisti. I due artisti sono presenti in molte delle loro opere, spesso nudi e in pose che mettono in primo piano orifizi intimi, accanto a soggetti non proprio invitanti come orine, feci, vomiti, ecc. riuscendo comunque sempre a trasmettere messaggi di umanità, solidarietà, sensualità e condanna delle ipocrisie, sia sociali che religiose. Voto: 9.

Tra i lungometraggi vogliamo segnalare, oltre al capolavoro di Bruce LaBruce, “Otto; Or, Up With the Dead People”, che abbiamo già osannato dal Festival torinese, il bellissimo film di Angelina Maccarone “Vivere”, che è riuscita ancora una volta a stupirci con una storia delicata, intensa e profonda sulle relazioni umane, sul bisogno che abbiamo di contatti umani, a partire da quelli famigliari fino ai problemi dell’anzianità. Il film, perfetto anche tecnicamente nell’uso di un montaggio che ci racconta la storia dal punto di vista di ognuna delle tre protagoniste, mette in scena tre generazioni di donne, che nonostante le differenze di età e di interessi, comprenderanno di non potere andare avanti senza l’aiuto reciproco di ciascuna. La regista riesce a far fare lo stesso percorso anche allo spettatore, che, durante lo svolgersi del film, completa la comprensione degli eventi man mano che le protagoniste, ci rivelano, ciascuna, il proprio punto di vista e il loro coinvolgimento. Voto 8 ½.

Dobbiamo, per dovere di cronaca, palesare la nostra parziale delusione sul film che doveva essere l’evento centrale della rassegna, il film “Shelter” di Jonah Markowitz, già premiato come miglior sceneggiatura all’Outfest di Los Angeles. Dobbiamo però anche dire che il film è stato l’unico a ricevere continui applausi dal pubblico durante la proiezione, un pubblico foltissimo che seguiva la vicenda sullo schermo con la stessa partecipazione e passione con cui si segue solitamente la propria squadra del cuore in un gara sportiva. E non è poca cosa! In questo caso la squadra del cuore era rappresentata dai valori che stanno oggi a cuore alla comunità gay, come il coming out, prima con se stessi e poi con la famiglia e gli amici, che il protagonista del film realizza dopo alterne vicende, o come l’accettazione sociale di nuove famiglie gay con diritto alla paternità, che alla fine del film vediamo felicemente realizzata con l’approvazione di tutti, spettatori compresi. Il tema principale del film è quindi quello della necessità di essere fedeli a se stessi, di poterci liberamente esprimere sia a livello sociale, cioè nel lavoro, che sentimentale, cioè nella scelta del partner. Il protagonista del film deve superare difficoltà famigliari come la perdita dell’amata madre e l’aiuto alla sorella single con figlio, deve trovare spazio per la sua vocazione artistica e deve riuscire a trasformare un’amicizia in una storia d’amore, il tutto accompagnato da spettacolari intermezzi surfistici sulle spiagge della California. A noi il film è comunque sembrato più un episodio di Dawson Creek, con splendidi e atletici corpi maschili, che un’opera cinematografica compiuta, nonostante la buona volontà dimostrata dall’autore nell’evitare scene lacrimose e nel tentativo di dare spessore psicologico ai protagoisti. Voto 6.

Video della presentazione del film "Otto; Or Up With Dead People" con l’attore protagonista Jeremy Crisfar (Antonio Schiavone)

Qui sotto alcune immagini di Cinzia Leone “Queen of Comedy”

   
   
   

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.