Abbiamo finalmente visto il Caravaggio di Longoni trasmesso da Rai Uno, che ci ha affascinati sia per le immagini di Storaro che riescono molto bene a comunicarci, con arditi giochi di luci e ombre, la visionarietà e l’anima contrastata del grande pittore, sia per l’interpretazione di Alessio Boni, qualche volta un po’ sopra le righe, ma quasi sempre compenetrato nelle angoscie e nei drammi personali e “politici” dell’artista.
Alcuni studiosi d’arte (vedi Herwarth Röttgen) fanno derivare il temperamento focoso e rabbioso del pittore (quasi criminale) proprio dal disagio e dall’insoddisfazione per una omosessualità difficile da esprimere a quei tempi (anche se l’artista, coi suoi quadri ricchi di efebici nudi maschili, sembra rivolgersi a un mercato – cardinali, nobili, cavalieri, ecc. – particolarmente sensibile a questa tematica).
Con una certa libertà interpretativa, il regista Longoni e gli sceneggiatori Carrington e Purgatori, si sono premurati di “giustificare” l’omosessualità di Caravaggio come conseguenza delle attenzioni pedofile subite dal maestro Simone Peterzano, che lo istruì all’arte pittorica nella sua bottega milanese. La scena dei toccamenti di Peterzano su Caravaggio adolescente è forse la più esplicita, anche se bruscamente interrotta, di tutto il film. In seguito uno spettatore poco smaliziato potrebbe anche non accorgersi dell’intensa storia d’amore tra Caravaggio e Minniti, conviventi per quasi dieci anni e in contatto per tutta la vita, scambiandola per una normale amicizia.
Alcune scene, è vero, ci mostrano Minniti che accarezza il viso e il corpo di Caravaggio, ma questi sembra quasi addormentato o inerte, e il tanto decantato bacio tra i due avviene solo nel momento in cui devono separarsi e può apparire come un naturale gesto di commiato, con le bocche che appena si sfiorano.
E’ vero che udiamo spesso riferimenti a rapporti omosessuali, soprattutto negli insulti che i suoi nemici rivolgono a lui e alla sua compagnia, ed è anche abbastanza chiaro che il Cardinale Del Monte, suo protettore, ama circondarsi di graziosi giovani, anche se con molta discrezione (nel film lo vediamo spesso parlare con Caravaggio che si sveste o si lava).
Di fatto però ci troviamo davanti un Caravaggio tradizionale, spesso impetuoso senza ragione, fin troppo attento al fascino femminile, come dimostrano alcune appassionate scene d’amore prima con la bella Fillide Melandroni e poi con la sua musa Lena, entrambe modelle (vestite) per i suoi capolavori dove abbondano invece corpi maschili (e quindi modelli) seminudi.
Sarebbe stato troppo mostrare anche un incontro erotico con Minniti o con qualche altro suo modello preferito? Crediamo purtroppo di sì, visto che si tratta di un prodotto della prima rete tv italiana, che finora ha osato di più solo con la storia lesbica del “Padre delle spose”, a suo tempo duramente attaccata da clericali e conservatori. Eppure la storia ne avrebbe guadagnato moltissimo, facendoci entrare veramente nei drammi e nelle contraddizioni personali dell’artista, che pure, in tempi di inquisizione e controriforma, ebbe il coraggio di mostrare nei suoi quadri, e quindi a tutti, il suo naturale e istintivo interesse verso il corpo maschile e nella vita ebbe il coraggio di convivere con la persona che amava e frequentare amicizie e ambienti molto discussi e condannati dagli ipocriti benpensanti dell’epoca.
Qui sotto una immagine del film (Minniti che accarezza Caravaggio) – Vedi altre immagini sulla scheda del film