I registi del documentario “Improvvisamente l’inverno scorso”, Gustav Hofer e Luca Ragazzi, hanno fatto un salto di gioia quando hanno potuto leggere sul programma della Berlinale la presenza del loro film nella sezione Panoramica di quest’anno. La sezione Panoramica Documentari, molto attenta alle avanguardie sia tematiche che di forma, presenta quest’anno una nutrita squadra di film lgbt, a cominciare dal film di apertura, “A Jihad For Love” di Parvez Sharma che racconta le nuove battagliere posizioni degli omosessuali in quei paesi che negano i loro diritti sia legalmente che moralmente. Il produttore di questo film, Sandi Dubowski, vinse il premio Teddy nel 2001 per il film “Trembling Before G-d” che affrontava simili problematiche all’interno del mondo giudaico.
Altri titoli a tematica presenti in questa sezione sono “Das andere Istanbul” di Döndü Kilic; “EAST/WEST- Sex & Politics” di Jochen Hick; “Tote Schwule – lebende Lesben” di Rosa von Praunheim; “Darling! The Pieter-Dirk Uys Story” di Julian Shaw che ci racconta la vita dell’attore e attivista politico Pieter-Dirk Uys che ha per anni combattuto contro l’apartheid e l’Aids in Sud Africa; e naturalmente “Improvvisamente l’inverno scorso” di Gustav Hofer e Luca Ragazzi, film che rappresenta al Festival Internazionale del cinema di Berlino (dal 7 al 17 febbraio) il nostro Paese, del quale vogliamo ora parlare.
“Improvvisamente l’inverno scorso” è un documentario su una coppia gay, Gustav Hofer e Luca Ragazzi, che sta insieme da otto anni in un’Italia che si sta rivelando sempre più omofoba, soprattutto dopo che nel febbraio 2006 il governo Prodi presentò una proposta di legge per le unioni civili estesa anche alle coppie omosessuali (come da programma). Da quel momento è partita nel nostro paese un’offensiva mediatica senza precedenti e di proporzioni inaspettate. Il paese si è diviso tra chi era a favore dei DiCo (il nome del disegno di legge) e chi gli sparava contro. Dai pulpiti delle chiese e dai salotti televisivi, si è arrivati a livelli parossistici di intolleranza. E’ stato in conseguenza di questa offensiva generalizzata contro le unioni omosessuali che Gustav ha cercato di convincere Luca a realizzare un documentario sull’argomento sentendo l’opinione della gente comune, delle associazioni religiose, dei politici di destra e di sinistra (tra gli altri Rocco Buttiglione, Paola Binetti, Barbara Pollastrini, Franco Grillini, Cesare Salvi, etc.) in occasione di manifestazioni e contromanifestazioni varie, e contemporaneamente per mesi e mesi hanno seguito la discussione generale al Senato.
Con un disagio crescente nei due protagonisti, il film registra, non senza ironia, mesi di polemiche sterili, strumentali e attacchi gratuiti.
Quello che ne viene fuori è un quadro poco edificante, e alquanto contraddittorio, del Belpaese.
Gli autori hanno dichiarato che ” questo documentario è nato da un’autentica necessità: quella di voler mettere nero su bianco il nostro disagio di coppia e di cittadini italiani di fronte alla massiccia campagna omofobica ingaggiata dai media, dalla politica e dalla chiesa, lo scorso inverno in occasione della presentazione del progetto di legge DiCo. Abbiamo dovuto dolorosamente constatare che stavamo vivendo in una sorta di bolla, circondati da amici e parenti, al riparo da tutti quanti coloro che vedono (ancora!) nell’omosessualità una minaccia se non una malattia. Lungi dal voler ritrarci come vittime, ma anzi, cercando nell’ironia il nostro mezzo di indagine, nonchè partendo dall’assunto che si debbano sempre conoscere e rispettare le ragioni dell’altro,, siamo, con un certo coraggio usciti fuori dal guscio, mettendoci in gioco come persone e come coppia. Se oggi questo documentario esiste è solamente perché un gruppo di persone ha creduto da subito in questo progetto.
A fine febbraio abbiamo iniziato a seguire la discussione generale della legge sulle unioni di fatto al Senato con la nostra piccola telecamera in hdv ( High Definition ).
Sin dall’ inizio pensavamo che il modo migliore per raccontare una storia come questa fosse l’ approccio personale, facendo di noi i protagonisti della vicenda raccontata. Non ci siamo avvalsi di un operatore o una troupe – proprio per raggiungere un livello profondo di intimità.
Il lavoro vero e proprio è arrivato in fase di montaggio quando abbiamo iniziato a visionare le 30 ore di girato. Desideria Rayner ( montatrice di “L’Orchestra di Piazza Vittorio) ha aderito con entusiasmo al progetto e si è rivelata fondamentale per la costruzione della storia.
Un altro apporto fondamentale è stato quello della montatrice del suono Silvia Moraes (Le consequenze dell’amore, Romanzo criminale, La vita è bella) , che come si può ben immaginare ha fatto la differenza.
Maria Teresa Tringali (Producer, in particolare per co-produzioni internazionali di documentari, programmi di cultura e fiction) ha curato la produzione del film sin dall’inizio, dallo stadio di progetto e l’attrice Jacqueline Lustig una volta visto il film ha deciso di diventare produttrice associata.”
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Qui sotto la locandina del film