Il direttore del festival gay torinese “«Da Sodoma a Hollywood»”, Giovanni Minerba, instancabile operatore e promotore della cultura cinematografica lgbt nel nostro Paese e non solo, ha dato alla stampa le prime informazioni sulla 23ma edizione del Festival che avrà luogo a Torino dal 17 al 25 aprile. Come al solito, oltre al concorso internazionale e alla sezione “Panoramica” grande interesse sarà rivolto agli omaggi e alle retrospettive che quest’anno ci faranno ricordare le importanti opere di autori come Paul Bartel «Lust in the dust», Sébastien Lifshitz , Stanley Kwan, Joe Oppedisano, Parker Williams ai quali si aggiunge una carrellata sulla storia del cinema giapponese degli ultimi sessant’anni. La madrina del Festival sarà Jodie Foster, fresca di un brillante coming out, alla quale sarà dedicata una intera giornata del Festival (e gli organizzatori sperano nella sua presenza) mentre il manifesto del Festival, opera dell’artista Francesco Vezzoli, è dedicato (non senza qualche polemica) al ventennale della scomparsa di Divine, personaggio simbolo di trasgressione ma anche di cultura, come ha giustamente precisato il direttore Minerba. In totale saranno presentati più di un centinaio di film nelle tre sezioni dei concorsi, dove purtroppo viene lamentata ancora una volta la quasi totale assenza del cinema italiano, un Paese, il nostro, dice ancora Minerba, “dove agli attacchi della Chiesa agli omosessuali non risponde nessuno, tantomeno la politica, e se il Papa non va a tenere una conferenza in un´università si mobilita la nazione”.
Riportiamo di seguito l’intervista a Giovanni Minerba, firmata da Clara Caroli e un articolo di Leonardo Bizzarro, pubblicati su Repubblica del 26 gennaio 2008.
UN FESTIVAL DA DIVINE
Il direttore Minerba presenta la ventitreesima edizione di “Da Sodoma a Hollywood”, al cinema Ambrosio dal 17 al 25 aprile con un manifesto che farà scandalo
“Con il Museo lavoriamo nella massima libertà, nessuna ingerenza né censure. La novità di quest´anno? Porteremo le tematiche omosessuali nelle scuole torinesi”
Giovanni Minerba si accende un bidi, sottile sigaretta di origine indiana. «Non si potrebbe fumare – ammette – Ma nella mia stanza faccio quello che voglio». E chiude la porta. Siamo in via Montebello, nella casa dei festival. Qui i vicini si chiamano Nanni Moretti, Gaetano Capizzi, Alberto Barbera, Sandro Casazza. Di questa convivenza, nella «comune» del cinema torinese, sono tutti felici. Non si litiga. Non volano piatti, non sbattono porte. E se uno vuole fumare si chiude nella sua stanza. Minerba, direttore del Festival gay e lesbian «Da Sodoma a Hollywood», si è detto felice fin dalla prima ora di confluire sotto la Mole. «Lavoriamo nella massima libertà. Nessuna ingerenza, niente censure. Conosco Barbera dall´81, ci mancherebbe che non si fidasse». Un dubbio veramente i padroni di casa del Museo ce l´avevano, quest´anno, riguardo all´immagine scelta per rappresentare l´edizione numero 23 della rassegna (all´Ambrosio dal 17 al 25 aprile, un giorno in più del solito per bulimia del programma): l´icona queer Divine, di cui ricorre il ventennale, ritratta dall´artista di culto – dalle valutazioni milionarie – Francesco Vezzoli. Due foto sovrapposte, la drag queen e l´autore, in un gioco di specchi e di trasparenze (la foto è stampata su tela e poi ricamata a tamburo). Troppo forte, la giudica il Museo. Eppure sta per essere stampata su tutti i programmi, i manifesti, le locandine. Dunque Minerba non esagera: «Siamo liberi, decidiamo noi».
Direttore, perché ancora un´immagine trasgressiva come quella di Divine per un festival ormai abbondantemente sdoganato come il suo?
«Divine non è simbolo di trasgressione ma di cultura. È morta nell´88, a soli 43 anni. Un omaggio ci sembrava doveroso. La ricordiamo con l´immagine-regalo che ci ha offerto Vezzoli, che ha quotazioni stellari e non ci saremmo mai potuti permettere, e con la proiezione di Lust in the Dust di Paul Bartel. I film più importanti sono già passati nella retrospettiva che abbiamo dedicato a John Waters nel 2005. Un tributo indiretto anticipato».
Come è nata la collaborazione con Francesco Vezzoli?
«Sono due anni che tentiamo di programmare una rassegna con i suoi video. Ma ha un´attività internazionale frenetica. L´anno scorso ha realizzato a New York una performance teatrale con Cate Blanchett, quest´anno è impegnato con un mega progetto all´Hammer Museum di Los Angeles. Così l´omaggio è rimandato alla prossima edizione. Intanto ci ha mandato Divine in regalo».
Per stima? Per la causa?
«Per carità, credo».
Qual è lo stato di salute del festival?
«Buono, non ci lamentiamo. Finanziariamente siamo tranquilli (450mila euro il budget, ndr), nonostante gli sponsor continuino a ignorarci. Abbiamo ricevuto moltissimi film da tutto il mondo. Saranno un centinaio, nelle tre sezioni del concorso».
Italiani?
«Quasi nessuno. Abbiamo più titoli dal Messico o dal Cile che dall´Italia. Siamo più indietro persino dell´America Latina. In Perù hanno la legge sulle coppie di fatto».
Dopo tutti questi anni di battaglie e di orgoglio, come recitava un celebre slogan di «Da Sodoma a Hollywood», siamo ancora qui a parlare di visibilità e di diritti?
«È la schizofrenia del nostro paese. Dove agli attacchi della Chiesa agli omosessuali non risponde nessuno, tantomeno la politica, e se il Papa non va a tenere una conferenza in un´università si mobilita la nazione».
Passi avanti pochi, allora?
«Passi indietro, vuol dire. Ha notato che da un po´ di tempo di cultura gay non si parla più?».
Censura?
«Censura e autocensura di questa nostra povera Italia».
Qual è la novità del festival 2008?
«A parte la ricchezza e la qualità del programma, con picchi come la retrospettiva sul cinema giapponese e l´omaggio a Jodie Foster, che speriamo di avere ospite a Torino, credo che la vera novità sarà il workshop per i ragazzi, un progetto in collaborazione con il Museo e i servizi educativi del Comune. Porteremo le tematiche all´interno della scuola attraverso cinema e letteratura».
Andrete a insegnare la tolleranza dove già si fa fatica a combattere il bullismo?
«Ci proveremo. Io sono convinto che il bullismo faccia molti più danni della cultura gay. Ma non so quanti genitori la pensano come me».
CLARA CAROLI
———————————————–
Jodie e Alaska icone inedite del mondo gay
Il concorso internazionale, e va bene. Ma il festival del cinema gay è da sempre il luogo dove vedere o rivedere pellicole altrimenti fantasma, che vanno ben oltre quella tematica. Cinema, tout court. Il Manifesto non ha torto quando presenta «Da Sodoma a Hollywood» come una delle rassegne più interessanti in Italia. Anche se la sottolineatura nasce in polemica con il Torino Film Festival. Minerba e la sua squadra – Cosimo Santoro, Davide Oberto e Ricke Merighi, in primis – delle polemiche non si curano e offrono retrospettive, omaggi e rassegne che farebbero la felicità di qualsiasi cineclub. Come la panoramica sul cinema giapponese dagli anni Sessanta a oggi, tra nuberu bagu, pinku eiga e più conosciuti anime. O i lavori di Sébastien Lifshiz, autore di road movie esistenziali che ne fanno un personaggio tra i più interessanti del cinema contemporaneo francese. E ancora la produzione di Stanley Kwan, regista di Hong Kong più defilato di altri.
Tra le sezioni «militanti», i video del fotografo di moda Joe Oppedisano, l´attore e regista porno Parker Williams, il ritratto di Alaska, ispiratrice di Pedro Almodóvar ma anche cantante e star televisiva in Spagna. Nove titoli se li è voluti scegliere personalmente il direttore, «poco o quasi mai viste, o forse troppo, ma mai abbastanza»: da Gli occhiali d´oro di Montaldo a Il vizietto di Molinaro, fino a Malanoche, film d´esordio di Gus Van Sant, e Madame Satã di Karim Ainouz. Come l´anno scorso si è fatto discutere con i cowboy gay, così quest´anno si provoca con le compagne di scuola: in programma, tra gli altri, Mädchen in Uniform di Leontine Sagan, Naissance des pieuvres di Céline Sciamma, The Children´s Hour di William Wyler. Infine l´icona, sulla quale si gioca alla maniera solita, insinuando il dubbio – concreto – che la star sia gay e allo stesso tempo limitandosi a sottolinearne la capacità di ben rappresentare un mondo. Tocca a Jodie Foster, più di un simbolo, per il mondo lesbico. Si dice che possa arrivare a Torino: metti che il tappeto rosso alla fine lo srotoli il festival omosessuale.
LEONARDO BIZZARO
——————————————–
COMUNICATO STAMPA
23° “Da Sodoma a Hollywood”
Torino GLBT Film Festival
17/25 Aprile 2008
“Da Sodoma a Hollywood” Torino International GLBT Film Festival si avvia verso la XXIII edizione, la terza sotto il tetto della Mole, con il Museo Nazionale del Cinema per la gestione e l’organizzazione: 23 anni di ricerca di un cinema che esplora e costruisce l’immaginario queer. Grazie a uno sguardo acuto e sensibile, anno dopo anno il Festival è cresciuto diventando una delle principali finestre e occasioni di dialogo per la comunità glbt e il grande pubblico. Il Festival ha inoltre il merito di aver fatto conoscere in Italia le prime opere di registi come François Ozon, Gus Van Sant, Derek Jarman, Todd Haynes e, recentemente, Eytan Fox, Apichatpong Weerasethakul, Alain Guiraudie, Auraeus Solito e Brillante Mendoza.
Concorso Internazionale
Tre sezioni competitive: lungometraggi, corti e documentari. Tre giurie internazionali (una per sezione) assegnano il Premio Ottavio Mai al miglior lungometraggio e un premio alla miglior opera delle altre sezioni. Per ogni sezione competitiva è previsto anche un premio del pubblico.
Panorama
Tre sezioni non competitive (lunghi, corti e doc) con la più recente e interessante produzione in pellicola e in video.
La Retrospettiva: “ j-ender: big bang love in Japan”
Una immersione inedita, nell’impero dei segni e dei sensi. In collaborazione con NEO(N)EIGA si presenta per la prima volta in Europa una retrospettiva che percorre, lungo le trame del genere e dei generi, la storia del cinema giapponese dagli anni 60 a oggi e di riflesso la cultura del Sol Levante. Dalla libertà artistica e di costumi della cosiddetta nuberu bagu (la nouvelle vague giapponese) passando attraverso il teatro tradizionale ed il soft core politico e spiazzante dei pinku eiga, il travestitismo e schegge deliranti di cultura pop, fino ad arrivare ad Anime dove attraverso i cartoon viene aperto un mondo di desideri e passioni che difficilmente potrete trovare altrove. Il cinema si fa lente capace di avvicinare il nostro sguardo di “osservatori distanti” a un Paese e a una cultura la cui complessità si svela negli infiniti paradigmi della sua auto-rappresentazione.
Gli Omaggi
A vent’anni dalla morte di Divine, icona per eccellenza del camp, scomparsa prematuramente a soli 43 anni nel 1988 (e già omaggiata indirettamente con i film di John Waters nel 2005) il Festival la ricorda attraverso l’immagine-regalo di Francesco Vezzoli e con la proiezione di un film di Paul Bartel, Lust in the Dust (1985), dove appare in coppia con Tab Hunter: fu il loro più grande successo.
Sébastien Lifshiz: L’eterno road movie
Uno dei personaggi più interessanti del cinema contemporaneo francese, Sébastien Lifshitz, sarà a Torino per raccontare le storie dei suoi film: quelle di giovani dal passato inquieto e alla continua ricerca dell’equilibrio; quelle di giovani in fuga, protagonisti di road movie esistenziali pieni di spiritualità, ma anche di fisicità, a volte unico mezzo d’espressione per il contatto umano. La gioventù, sradicata e ridotta a piccoli frammenti di vita, diventa l’unico tempo possibile della manifestazione dell’Io e delle illusioni non consolabili. Dai primi cortometraggi, tra cui Il faut que je l’aime (1996) e Les Corps ouverts (1998), vincitore del premio Jean Vigo, fino a Presque rien (Quasi niente, 2000), uno dei film più amati dalla comunita gay, e Wild Side (2004), titolo-omaggio ai drop-out di Lou Reed, una delle massime rappresentazioni del cinema queer non rivendicato come genere ma come cinema d’appartenenza alla totalità dei sentimenti.
Stanley Kwan: identità e desiderio
Documentario o fiction, la produzione di Stanley Kwan traccia un percorso unico e fondamentale nella cinematografia di Hong Kong nei due decenni a cavallo dell’annessione alla Cina Popolare. I protagonisti dei suoi film raccontano la Storia in chiave intima, ne vivono in prima persona le lacerazioni, ce la restituiscono attraverso intarsi di storie personali. I corpi attraversano il passaggio del tempo e il mutamento delle città (Hong Kong, Pechino, Shanghai), forti dell’antico sogno di preservare la bellezza e, per amore, infondono alle immagini la struggente magia del desiderio. La passione che alimenta il cinema di Stanley Kwan si insinua come una brezza leggera da una finestra socchiusa che silenziosa cresce, crea assuefazione e all’improvviso scardina gli equilibri precari dell’esistenza. Tra i film dell’omaggio, presentati a Torino dal regista stesso, Hold You Tight (1997), Lan yu (2001) e Everlasting Regret (2006).
Joe Oppedisano
Uno dei personaggi più interessanti del fashion world statunitense. Inizia la sua carriera come assistente di Robert Bryan e si fa conoscere nell’ambiente lavorando per riviste come Vanity Fair, L’Uomo Vogue e W. Ha vestito star come Ricky Martin e Carol King. Diventa famoso come fotografo sia nel campo della moda, come collaboratore del New York Times Magazine e di Vibe, che dell’editoria gay, firmando servizi regolarmente per BUTT, Gay Times, Pref e Männer Aktuell. I suoi lavori fotografici sono pubblicati anche su prestigiosi volumi d’arte come Self Exposure (2005, Rizzoli) e History of Photography 1840-2005. La sua ultima monografia, Testosterone (2006, Bruno Gmünder) è un best-seller negli USA, dove è andata esaurita nel giro di poche settimane. Al Festival, Joe Oppedisano presenta i suoi due ultimi lavori video: il videoclip That’s Me (2008), singolo dell’ultimo album di Colton Ford, ex attore hard ora cantante dance di successo, anch’egli presente al Festival, e Knockout (2008), making of di uno dei calendari più desiderati dalla comunità gay di tutto il mondo.
Parker Williams
Amato e desiderato da tutti i numerosi estimatori dei suoi film, prima solo attore ora anche regista, Parker Williams, star dell’industria XXX americana e volto di case come Raging Stallions Studios, Falcon e Titan sarà a Torino a presentare il suo lavoro d’esordio alla regia, Lube Job (2005), e la sua performance d’attore nella commedia teatrale Cell Block Q. Dopo otto anni dall’inizio della sua carriera, e dopo gli studi in campo cinematografico, insieme a Matthew Rush, sta creando una sua casa di produzione chiamata Savage Monkey, dedicata all’intrattenimento e al cinema gay a 360 gradi.
Music & Movie Icons: Alaska, la Reina del Glam
Nel film Pepi, Luci, Bom y otras chicas del montón (Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio, 1980) Olvido Gara interpreta la parte di una giovane artista che scarica una lluvia dorada, una pioggia di pipì, sulla moglie masochista di un poliziotto.
Una scena rimasta per sempre nella memoria del cinema spagnolo e non.
Olvido Gara, meglio conosciuta come Alaska, è l’enfant prodige della Movida madrileña. Più tardi sarà considerata la musa del movimento. Nata in Messico, nel 1963 e trasferitasi a Madrid nel 1973, a soli 15 anni fa parte del gruppo musicale Kaka de Luxe, dalle cui ceneri all’inizio degli anni ‘80 nasce il gruppo Alaska y los Pegamoides. In quel periodo i bambini spagnoli ricorderanno Alaska nella presentazione di gusto tutto gotico dell’innovativo programma pomeridiano per ragazzi La Bola de Cristal (La sfera di cristallo), trasmesso dalla Televisión Española. Oggi insieme al compositore Nacho Canut è la cantante del gruppo electro-pop Fangoria, figlio del gruppo Alaska y Dinarama. Il loro ultimo disco, El extraño viaje, del 2006, ha scalato le classifiche spagnole. Il Festival vuole ripercorrere la carriera di questa artista completa che, insieme ad Almodóvar, è una dei protagonisti dell’epoca che meglio si è saputa adattare e reinventare nel post-Movida, come cantante, attrice, presentatrice, imprenditrice e influente intellettuale.
Europa Mon Amour: “Fantasmas do amor”
Un viaggio in Portogallo, terra di confine d’Europa, territorio d’amore e di desiderio imprigionato. La scoperta di un cinema-garage, pre-almodovariano e fuori legge nei lavori di Óscar Alves, realizzati tra la metà e la fine degli anni settanta; il cinema degli anni ottanta, con i film di Joaquim Pinto, tra cui Onde Bate o Sol (1989) con Laura Morante, uno dei titoli più significativi della cinematografia portoghese queer, e Na pedra no bolso (1988), uno dei più belli; i fiammeggianti ritratti notturni di Paulo Rocha nel suo A Raíz do Coração (2000); fino a João Pedro Rodrigues, a Torino con O Fantasma (2000), uno dei più amati-odiati dalla comunità gay, e Odete (2005). In collaborazione con Queer Lisboa.
Classici & Moderni: scelti da Giovanni Minerba
Poco o quasi mai visti; o forse troppo, ma mai abbastanza. Una selezione di 9 film, scelti tra i più belli, o semplicemente per ricordi personali. Immagini sparse: a volte casuali, altre necessarie. Come quelle dei film scelti per ricordare Philippe Noiret (Gli occhiali d’oro, 1987, di Giuliano Montaldo) o Michel Serrault (La cage aux folles-Il vizietto, 1978, di Edouard Molinaro) entrambi scomparsi durante l’anno scorso. O ancora Malanoche in versione restaurata (1986), il film d’esordio di Gus Van Sant e primo vincitore del Festival, la poesia della Trilogia di Terence Davies (The Terence Davies Trilogy) fino al folgorante Madame Satã (2002) di Karim Ainouz, davvero troppo poco visto.
Voice Over
La sezione, nata tre anni fa per promuovere il cinema più sperimentale, anti-narrativo e la video-arte, dà spazio a una serie di artisti e registi di fama internazionale, del passato e del presente, il cui lavoro analizza i vari aspetti e caratteri dell’identità queer.
Terence Koh: Uno dei giovani artisti più rappresentativi del panorama contemporaneo statunitense. Nella sua breve carriera ha già raccolto numerose mostre personali nei più prestigiosi spazi museali del mondo tra cui The Whitney Museum of American Art, The Royal Academy of Arts e Kunsthalle Zürich. Le sue opere sono già presenti nelle più rappresentative collezioni di arte contemporanea, pubbliche e private, come ad esempio quella di Charles Saatchi. Il Festival rende omaggio a Terence Koh, con il supporto della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, presentando God (2007), che si può considerare un vero e proprio film-manifesto di tutta la poetica dell’artista, sempre in bilico tra una forte sensibilità decadente e l’estetica della contro-cultura giovanile.
Guy Maddin: Con il suo progetto intitolato Workbooks, il regista canadese offre piccole perle di bellezza cinematografica attraverso una serie di cortometraggi ricchi di spunti estetici e melodramma.
Vincent Dieutre: L’ultimo film di Vincent Dieutre, Después de la revolución (2007), sarà presentato a Torino dal regista stesso: video-diario di un viaggio in Argentina tra ricordo e desiderio.
Patrick Carpentier: Uno dei registi più promettenti di oggi, torna al Festival a presentare due video d’esordio e i primi due capitoli della trilogia L’Irrégularité de la déchirure, dopo averne presentato il terzo, Combat, in concorso, nel 2006.
Peter de Rome: Un particolare omaggio viene reso a Peter De Rome, con la presentazione dei suoi The Erotic Films (1969-1972), immagini in super-8 dove convivono arte ed erotismo. I piccoli film di Peter De Rome, acclamati dalla critica e apprezzati da importanti personaggi come Andy Warhol e William Burroughs, sono ancora oggi considerati una vera e propria rarità.
Due i programmi speciali della sezione:
Die Young Stay Pretty
Programma video che indaga le inquietudini e l’estetica del mondo giovanile. Gli spunti arrivano dalla musica con tra gli altri il videoclip Elvis (2007) dei These New Puritans, pupilli del fashion designer della maison Dior, Hedi Slimane; dall’arte con Bruce LaBruce e Slava Mogutin; dal cinema con Pascale Robitaille, giovane cineasta canadese che si è fatto conoscere in numerosi festival internazionali con il suo Dogme 41: Lonely Child, primo film canadese realizzato secondo le regole del manifesto Dogma 95 di Lars von Trier, che al Festival presenterà in anteprima il suo ultimo lavoro Le Gout de néant (2007) e una piccola selezione di cortometraggi.
Lovett/Codagnone: A Personal Shout
John Lovett e Alessandro Codagnone, il duo italo-americano già omaggiato al Festival nella passata edizione, sono quest’anno invitati come curatori a presentare una selezione di video. Il programma, dal titolo A Personal Shout, include tra gli altri lavori di artisti come Shahryar Nashat, Glen Fogel, Monica Bonvicini e Assume Vivid Astro Focus.
Tra gli altri lavori spiccano Brüder, laßt uns lustig sein (2006) del regista austriaco Ulrich Seidl, autore dei bellissimi Canicola e Import-Export, La Camera (2006) di Rä di Martino, con Filippo Timi, Entracte (2007) di Yann Gonzalez, Induction (2006) di Nicolas Provost, Patterns Trilogy (2005-2006) di Jamie Travis, menzione speciale al Festival lo scorso anno con The Saddest Boy in the World, e New York Story (2007) di Nicolas Jenkins, documentario poetico sulla vita di Genesis P-Orridge.
Compagne di scuola
Un excursus da Mädchen in Uniform (1931) di Leontine Sagan a Naissance des pieuvres (2007) di Céline Sciamma sul visitatissimo tema letterario e cinematografico dell’amore che sboccia tra le mura di scuola. Al suo interno, e introdotto dal documentario It’s Still Elementary di Debra Chasnoff e Johnny Simons, sarà organizzato un workshop per educatori e insegnanti impegnati ad affrontare le tematiche LGBTQ nelle scuole. Alcuni titoli: Olivia (Jaqueline Audry, 1951), The Children’s Hour (William Wyler, 1961), Loving Annabelle (Katherine Brooks, 2006).
Jodie: un’icona
Una serata dedicata al talento di Jodie Foster, attrice capace da sempre di incarnare un’icona lesbica pur non avendo mai interpratato film a esplicita tematica. Il documentario di Pratibha Parmar Jodie: An Icon racconta come questo sia avvenuto nel corso di più di trent’anni di carriera. Hotel New Hampshire di Toni Richardson, maestro del Free Cinema inglese, è a torto uno dei titoli meno noti in Italia e mostra una giovane Jodie ben disposta a giocare con l’identità queer.
Premio Speciale a Andrea Sperling
Dopo Andrea Occhipinti, Paul Vecchiali e Lino Banfi, il Premio Speciale del Festival va all’americana Andrea Sperling, produttrice di circa trenta tra lungo e cortometraggi, molti dei quali a tematica glbt, che ha iniziato la sua carriera con i primi due film di Gregg Araki, The Living End (1992), e Totally F***ed Up (1993). Recentemente ha prodotto, tra gli altri, D.E.B.S (2004) di Angela Robinson e l’anno scorso, Itty Bitty Titty Committee, firmato da Jamie Babbit, sua compagna di vita. In occasione della consegna del premio, il Festival ripropone But I’m a Cheerleader (1999), il primo successo di pubblico diretto da Jamie Babbit. Entrambe saranno presenti a Torino.
The Angelic Conversation:
A Live Performance in Memory of John Balance
In collaborazione con Musica 90, un omaggio dedicato al connubio artistico Derek Jarman/Coil e alla figura di John Balance, uno dei membri fondatori del gruppo, scomparso nel 2004. L’appuntamento è incentrato sulla proiezione di The Angelic Conversation, capolavoro di Derek Jarman, per il quale i Coil composero le musiche originali nel 1985.
Per l’occasione Peter Christopherson and The Threshold HouseBoys Choir accompagna la proiezione del film, rimusicandolo in una live performance appositamente creata per questo progetto e supportata dal prezioso intervento di amici storici del gruppo come David Tibet dei Current 93 e Ivan Pavlov/COH. L’appuntamento è previsto per il 16 aprile 2008, come serata di pre-apertura del Festival.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa: Elfi Reiter
Da Sodoma a Hollywood 23
Torino GLBT Film Festival
Via Montebello, 15, 10124, Torino
PH. +39 011 813 8847, FAX. +39 011 813 8893
www.tglff.com, [email protected]