ESCE VENERDI' L'ATTESO "FACTORY GIRL"

Il film è un amaro ma un po’ superficiale ritratto psicosessuale di Edie Sedgwick, vista soprattutto come vittima predestinata. Non viene spiegato l’intenso legame con Warhol.

“Andava alla ricerca della vita, ma qualche volta la vita non arrivava abbastanza velocemente.”
-Diana Vreeland – Direttrice Vogue – a proposito di Edie Sedgwick

“Voleva sempre andarsene. Anche se il party era bello, voleva andarsene . . . Edie era così. Non vedeva l’ora di andare da un’altra parte.”
-Andy Warhol a proposito di Edie Sedgwick

“Edie era squisita, ma osservandola da vicino si poteva vedere qualcosa di inquietante: un magnifico animale impaurito, che è stato inseguito, ucciso in altre parole, da Andy Warhol, e conservato come un trofeo, come la testa di un capriolo esposta nella casa di un cacciatore”.
-L’artista Ultra Violet

Aveva un modo di camminare che sembrava un passo di danza”. “Andava alla ricerca della vita, ma qualche volta la vita non arriva abbastanza velocemente.”
-Diana Vreeland -Direttrice Vogue- a proposito di Edie Sedgwick

“È magnetica, eterea, smarrita e quando muove ogni parte del suo corpo staresti a guardarla per ore, con quegli occhioni intensi e scuri come due tazzine di caffè.”
-Truman Capote a proposito di Edie Sedgwick

“Sotto sotto era al cento percento una farfalla: pura, indifesa, innocente”.
-La sorella Suky a proposito di Edie

“A un certo punto si assomigliavano pure, si vestivano alla stessa maniera, portavano una pettinatura simile, erano sempre insieme, sette sere su sette. Si amavano. Edie era una figura da ispirazione, androgina, sexy, come un ragazzino adolescente quattordicenne che piace ai gay. Per Warhol era un pezzo d’arte pop camminante”
-Victor Bockris-scrittore- a proposito di Edie Sedgwick

“Factory Girl”, del regista George Hickenlooper, ci racconta la breve vita di Edie Sedgwick (1943-1971), modella e attrice statunitense, divenuta un’icona della cultura pop americana grazie al suo sodalizio con Andy Warhol. Della sua vita prima di quell’incontro abbiamo dal film solo alcuni accenni. Proveniente da un’importante famiglia del Massachusetts, Edie (Sienna Miller) subì da bambina le attenzioni sessuali di suo padre e fu poi rinchiusa in un ospedale psichiatrico per anoressia. Anche un suo fratello, scoperto dal padre come omosessuale e per questo preso di mira, finì in manicomio dove si impiccò. Nel 1964 Edie si trasferisce a New York per completare i suoi studi, accompagnata dal suo fedele amico gay Chuck. Lì incontra Andy Warhol, del quale diventa per un anno l’ attrice feticcio, protagonista di quasi tutti i suoi film, oltre che amica inseparabile, tanto che Warhol la presenta in casa a sua madre. Edie diventa anche una famosa modella, ed il suo look (occhi pesantemente truccati, capelli biondo platino, body e calzamaglie scure su un corpo molto magro) influenza fortemente la moda dell’epoca.
Della sua vita sentimentale il film ci mostra la relazione con una famosa rock-star (Bob Dylan, ma il suo nome non viene citato). La storia viene interrotta da Edie, che non vuole abbandonare la Factory.
Ben presto però Warhol, rappresentato qui come freddo e distaccato, dopo avere sfruttato di Edie il fascino, il talento e le sue conoscenze nell’alta società, senza mai ripagarla, decide di liberarsene, stanco della sua vulnerabilità e del suo continuo bisogno di attenzione.
Il film descrive con grande fedeltà l’ambiente della Factory, il ritrovo più alla moda di quel periodo, dove tra aspiranti artisti, porno divi, drag queen, drograti e persone dell’alta società non era difficile incontrare Truman Capote, John Lennon o Salvador Dalì. Lo sceneggiatore del film, il gay dichiarato Captain Mauzner, ha condotto con il regista Hickenlooper minuziose ricerche sul periodo che Edie ha trascorso insieme a Warhol, inoltre il regista riesce a ricreare l’atmosfera dell’epoca girando il film come se fosse un documentario, introducendo parti in bianco e nero e spezzoni autentici e imitando lo stesso stile di Warhol. Ma tutto questo è anche forse il limite del film, che non aggiunge molto a quanto già avevamo visto su Warhol e la Factory, mentre non ci racconta più di tanto della storia di Edie. Lo stesso personaggio di Andy Warhol (Guy Pearce, drag queen in ‘Priscilla,la regina del deserto’)) non convince; nonostante il trucco e le mossette da checca, è troppo bello ed atletico per la parte. Così come sembrano un po’ appiccicate e ad uso di un pubblico guardone le scene dei party a base di sesso e droga. Solo verso la fine la trama riacquista credibilità, quando vediamo Edie, tornata finalmente protagonista del film, cadere vittima della depressione e della droga, sino al suo ricovero in casa di cura ed alla morte per eccesso di barbiturici all’età di 28 anni.
(R.M.)

Dalla cartella stampa del film:

Riscoprendo la Factory Girl: La storia di Edie Sedgwick arriva sul grande schermo

Con il suo stile abbagliante, la sua vivacità e il suo innegabile senso del gusto, Edie Sedgwick si trovò nel bel mezzo della rivoluzione che colpì la cultura pop americana. Eretta da Andy Warhol ad eroina della contro-cultura, in un momento in cui la contro-cultura era tutto, divenne l’icona di una generazione, la donna di cui si diceva che tutti gli uomini desiderassero e che tutte le donne aspiravano a diventare. Sebbene fosse originaria di una famiglia aristocratica dal sangue blu, talmente conosciuta nel New England, che la loro tomba nel Massachusetts era nota col nome di “Sedgwick Pie”, la sua immagine divenne il simbolo della donna americana moderna per eccellenza: energica, ribelle e tuttavia profondamente vulnerabile. Vogue Magazine coniò addirittura un termine per la rivoluzione che rappresentò, la soprannominò infatti “Youthquaker.” Poi, quasi alla stessa velocità con cui era apparsa sulla scena, la sua fiamma si estinse, morì, infatti, per un mix di barbiturici e alcol all’età di 28 anni.
Edie Sedgwick morì nel 1971, ma è divenuta un idolo americano, la cui storia continua ad affascinare a molteplici livelli. La sua vita è stata caratterizzata da fama, rivoluzioni artistiche, conflitti culturali, problemi familiari e declino, tematiche oggigiorno più che mai rilevanti. Il suo straordinario senso dello stile, con il look divenuto icona (gli occhi pesantemente truccati di nero, i capelli biondo platino, i body e i vestiti geometrici con le calzamaglie scure) ancora oggi influenza fortemente la moda. L’influenza che Edie ha avuto è identificabili ovunque nei media moderni, eppure la sua storia non era stata mai raccontata sullo schermo prima d’ora.
Ora in FACTORY GIRL, Edie riprende vita attraverso delle potenti performance e degli emozionanti collage, che mostrano sia momenti ispirati alla realtà (il film contiene riproduzioni di nastri di archivio, fotografie, interviste trascritte, screen test e scene originali dai film di Warhol), che frutto dell’immaginazione, fornendo una visione sia della Edie pubblica che di quella privata.
Come moltissimi dei più grandi produttori indipendenti, Holly Wiersma, che ha prodotto l’acclamato film BOBBY, sperava da lungo tempo di poter vedere la storia di Edie Sedgwick raccontata in un film, in grado di rendere omaggio all’impatto che Edie ha avuto sul mondo contemporaneo. “La storia di Edie ha affascinato le persone per lungo tempo, poiché ha rappresentato la prima vera ‘It Girl’,” spiega Wiersma. “Era così bella, intelligente ed eccitante, la sua storia, tuttavia, è anche una fiaba ammonitrice.”
Mossa dalla speranza di riuscire a raccontare tutto questo in un film, Wiersma ha iniziato una collaborazione con lo scrittore Captain Mauzner ed il regista George Hickenlooper.
Del team fa parte anche il produttore Aaron Richard Golub, un importante avvocato, romanziere, sceneggiatore, collezionista d’arte oltre che amico di lunga data e socio di Andy Warhol, il quale ha conosciuto Edie Sedgwick ed ha avuto contatto diretto con il mondo della Factory. “Questa storia non parla solo di Edie, la ‘celebrità finita tragicamente,” spiega Golub, “ma di una donna che ha avuto a che fare con alcune delle figure più straordinarie e formidabili del 20° secolo. Edie è vissuta in un’era incredibile, in cui la musica rock stava emergendo, l’arte stava cambiando, il dissenso era palpabile, le droghe prendevano piede. Ma malgrado la sua bellezza e intelligenza era troppo fragile per riuscire a gestire tutto questo.”
Al principio, lo sceneggiatore Captain Mauzner, con il quale Holly Wiersma aveva già lavorato in WONDERLAND-MASSACRO A HOLLYWOOD, ha avuto qualche timore. Precedentemente si era occupato di scrivere la storia di un omicidio ispirato ad un fatto realmente accaduto, pertanto era conscio del fatto che raccontare la storia di un personaggio vissuto in un’epoca recente, con un’eredità da proteggere, potesse rappresentare una sfida faticosa. Sapeva che avrebbe avuto a che fare con ricordi vaghi e conflittuali e con ogni tipo di supposizione. Ma ha deciso di proseguire nel suo intento, con un solo obiettivo: rendere giustizia a Edie.
“Ci sono sempre molte versioni della realtà quando si scava nella vita di una persona”, nota Mauzner. “Mi importava solo di riuscire a raccontare la vera Edie, questo significava non solo fare ricerche ma anche essere in grado di prendersi qualche libertà nella creazione della sceneggiatura.”
Con la sceneggiatura in via di preparazione, Wiersma si è poi trovata di fronte all’arduo compito di riuscire ad acquisire i diritti delle storie di molti personaggi reali, essenziali per la sceneggiatura di Mauzner: quel gruppetto di artisti e bohemien che divennero il nucleo centrale della Factory, oltre che gli amici più intimi di Edie. Wiersma spiega: “Non avremmo potuto fare questo film senza la cooperazione delle persone che frequentavano la Factory e che facevano parte della vita di Edie, dalle sorelle Berlin a Gerard Malanga a Michael Post.”
Nel frattempo, Wiersma ha iniziato anche le ricerche di un regista capace di portare la roboteante scena della Factory sul grande schermo. Le ricerche l’hanno portata a conoscere George Hickenlooper, meglio conosciuto per aver diretto VIAGGIO ALL’INFERNO-HEARTS OF DARKNESS: A FILMMAKER’S APOCALYPSE, il documentario vincitore di un Emmy sulla genesi del film APOCALYPSE NOW. Dopo essersi imbattuta in Hickenlooper durante gli Independent Spirit Awards – dove stava ottenendo un grande successo per il suo acclamato documentario in tema rock ‘n’ roll dal titolo THE MAYOR OF SUNSET STRIP, che racconta la storia dell’impresario di musica pop Rodney Bingenheimer – Wiersma pensò che Hickenlooper possedesse la sensibilità giusta per proporre una prospettiva nuova sulla storia di Edie. Noto sia per i suoi film di fiction che per le storie vere, Hickenlooper ha contribuito alla produzione del film portando con sé il meglio di questi due mondi.
Sebbene Hickenlooper avesse sentito parlare di Sedgwick solo marginalmente, la sua storia personale lo ha colpito profondamente, con le tematiche che lo hanno da sempre affascinato come Filmaker, temi come l’abbandono e l’intensa ricerca dell’amore.
“Ci si sente attratti dalle cose se ci colpiscono a livello personale e in questa vicenda, proprio come era successo con THE MAYOR OF SUNSET STRIP, ho visto una correlazione tra la mia storia personale e quella di Edie,” spiega il regista. “Ero molto eccitato all’idea di affrontarla come la storia della bellissima ragazza, che conseguentemente all’abbandono dei suoi genitori va per il mondo alla ricerca dell’amore. Quello che mi commuoveva della vicenda di Edie è che, da un lato, fosse incredibilmente sola, terrorizzata, una ragazzina che ti strazia letteralmente il cuore mentre da un altro punto di vista, era una persona favolosa e fortemente invidiata. Era trascendentale quasi come una dea e allo stesso tempo era piena di difetti e umana. Credo che questi due estremi: la brama e il successo culturale siano il motivo che l’ha fatta amare dalle persone. Sia per Edie che per Andy la fama era un meccanismo di sopravvivenza.”

Ancor prima che la bozza fosse ultimata, Hickenlooper non ha perso tempo. “Chiamai Holly all’una di notte e dissi ‘Ne ho solo letta la metà, ma ho deciso che dirigerò questo film,'” ricorda; Impegnandosi anche ad affrontare questa storia nel modo più coraggioso possibile.
“Ho sempre ammirato lo stile audace di Orson Welles, come cineasta, ha affrontato personaggi reali, come Randolph Hearst, senza mai tirarsi indietro,” afferma. “Oggi sappiamo che nessun film biografico può o dovrebbe rappresentare tutto nel minimo dettaglio e abbiamo sempre pensato che fosse importante catturare lo spirito di Edie piuttosto che i dettagli precisi della sua storia. Volevo che il film fosse il più possibile fedele ai tempi e che possedesse anche quella crudezza derivante da personaggi che si sentono intensamente vivi.”

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