“Advocate” pubblica l’intervista di un suo collaboratore, Paul Pratt, al regista David Cronenberg e all’attore Viggo Mortensen su come venga affrontato il tema dell’omosessualità nel loro ultimo film “Eastern Promises”.
Cronenberg ha spesso sfiorato questo tema anche in suoi film precedenti, basti ricordare “M. Butterfly” dove un uomo s’innamora di un cantante d’opera che inizialmente credeva una donna (ma che continuerà ad amare anche dopo), oppure in Crash dove il protagonista fa un terrificante viaggio alla scoperta della sessualità che comprende anche una storia con un’altro uomo, oppure ancora in “A History of Violence” dove il figlio del protagonista viene accusato dai bulli della scuola di essere gay.
In “Eastern Promises”, un violento dramma sulla mafia russa, Cronenberg ci presenta un personaggio malavitoso segretamente omosessuale, un personaggio negativo che però non viene condannato dal regista per la sua sessualità, che nemmeno viene direttamente collegata alla sua criminalità. Il film affronta la storia e i personaggi con grande e inattesa sensibilità e simpatia, facendone uscire un film brutale ma mai crudele.
Il film racconta la storia di Anna (Naomi Watts), levatrice in un ospedale londinese, che vede morire una quindicenne durante il parto. Anna si ritrova quindi con un neonato e un diario scritto in russo e decide di cercare il padre del bimbo. Entrerà così in contatto con la mafia russa londinese, guidata dal boss Seymon (Armin Mueller-Stahl) e dal figlio Kirill (Vincent Cassel) che si dimostra molto più attaccato al suo autista e amico Nikolai (Viggo Mortensen) che non al padre. Il diario contiene evidenti riferimenti sulle colpe di Seymon, che cercherà in tutti i modi di venirne in possesso. Anche se questa è la trama principale del film, il regista Cronenberg appare molto più interessato a studiare le relazioni personali all’interno della famiglia mafiosa, dove Kirill assume un ruolo sempre più importante.
Nella prima apparizione di Kirill lo vediamo completamente sbronzo e declaratorio che viene aiutato da Nikolai nel ristorante del padre e Kirill lo ringrazia giacendo ai suoi piedi e poggiando la testa sulle sue scarpe, cosa che disgusta il padre Seymon che lo prende a calci nello stomaco.
Nel susseguirsi della storia ci sono molti momenti in cui Kirill e Nikolai si danno pacche sul sedere e giocano come ragazzini, così come momenti di vicinanza fisica che appaiono chiaramente molto più importanti per Kirill che per Nikolai, anche se quest’ultimo non li rifiuta mai e sembra accettare tranquillamente la sua affezione.
In una disturbante scena vediamo Kirill, Nikolai e altri mafiosi partecipare a un party con alcune prostitute minorenni, probabilmente fatte arrivare con la promessa di una vita migliore (come dice il titolo del film). A un certo momento Kirill, ubriaco, chiede a Nikolai di fare sesso con la ragazza che gli sta davanti, per dimostrare che “non è un fottuto finocchio”. Quando Nikolai ha finito Kiril applaude.
Il problema di non sembrare un finocchio è uno dei temi ricorrenti del film. Quando Seymon pretende il diario di Anna sembra farlo anche perchè in esso ci sarebbero riferimenti ad atti illegali del figlio Kiril e ricorda come sua madre sia morta quando lui era molto giovane e che lui non ha mai potuto aiutarlo a crescere.
In seguito veniamo a sapere che Seymon è colpevole dello stupro di Anna e che anche Kiril avrebbe dovuto violentarla davanti al padre senza riuscirci.
Apprendiamo così che il padre, un uomo spietato e tradizionalista, è a conoscenza del segreto sulla sessualità del figlio. Quando Nikolai dice a Seymon che in giro si parla di Kiril come di un “ubriacone finocchio”, Seymon curiosamente risponde che colpevole di tutto questo è la città di Londra, una città dove non nevica mai e non fa mai caldo e che non è in grado di costruire caratteri forti come il suo vecchio paese.
Il film vuole invece dimostrarci esattamente l’opposto, cioè quanto sia colpevole una certa cultura, che vuole ad ogni costo rimanere ancorata ad assurde tradizioni, nel costruire l’infelicità degli uomini. E alla fine del film sarà proprio la sessualità di Kirill e la sua affezione a Nikolai che salveranno lui e il bambino.
Nell’intervista di Paul Pratt di cui parlavamo sopra, viene chiesto al regista David Cronenberg e all’attore Viggo Mortensen come mai sia lasciata nell’ambiguità la figura di Nikolai interpretata da V. Mortensen. Questi risponde “quanto noi veramente conosciamo delle persone che ci circondano? Cosa conosciamo veramente dei nostri amici, parenti, amanti, compagni, colleghi, ecc? Ognuno tiene dei segreti. Questo vale anche per Nikolai, un uomo che ha avuto nella vita diverse esperienze da ognuna delle quali ha ritenuto quanto poteva servirgli”.
Le domande successive concernono la scena centrale del film che vede Mortensen combattere per sei minuti all’interno di una sauna russa, completamente nudo, contro due gangster.
Un’altra domanda riguarda l’omofobia, che sembra essere un tema chiave del film. Come quando Kirill ordina l’uccisione del suo amico Soyka perchè sospettato di omosessualità. Mentre lo stesso Kirill, per come guarda e si comporta con Nikolai risulta essere egli stesso omosessuale.
Cronenberg risponde che “esiste un problema con il multiculturalismo di città come Londra o Toronto. Un aspetto negativo è che ognuno che arriva si porta con sè i pregiudizi e gli stereotipi della sua cultura. Sicuramente tutta la mafia russa e il suo sottobosco sono omofobici e machisti. Sono idee radicate in secoli e secoli. E’ costume locale affermare che i georgiani sono tutti pederasti o che gli albanesi sono tutti omosessuali. Sono modi per esprimere antiche rivalità. Noi non sappiamo se Soyka sia realmente un omosessuale. E’ solo un modo per condannarlo e giustificarne l’assassinio. Più tardi scopriamo che la vera ragione poteva essere che stava per tradirli, ma non siamo neppure sicuri di questo. Kiril probabilmente non si accetta come gay e uccidendo Soyka vuole uccidere quella parte di lui che non accetta.”
Mortensen conclude rispondendo che il suo personaggio è un uomo pragmatico, difficile da conoscere nell’intimo. “C’è qualcosa tra lui è Kirill? Come dicevo prima non siamo mai sicuri delle persone che conosciamo. Il loro rapporto sembra sincero e insolito. Ci sono inaspettati momenti di gentilezza, tenerezza e intimità in mezzo alle loro bravate.”
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Qui sotto una immagine del film