Nonostante l’estate ancora tante prime visioni LGBT. Nelle sale cinematografiche, che quest’anno per la prima volta anche in Italia continueranno ad ospitare per tutta l’estate importanti prime visioni, da non perdere assolutamente il bellissimo e intrigante “XXY” di Lucía Puenzo, grande rivelazione e vincitore a Cannes 2007 nella Settimana della Critica.
Il film, opera prima della regista figlia d’arte (il padre, Luis Puenzo, contribuì alla rinascita del cinema argentino dopo la dittatura), racconta in modo sconvolgente ed efficace la crisi adolescenziale di un giovane ermafrodito, Alex, che, secondo i genitori, dovrebbe fare, mediante operazione, la definitiva scelta sessuale. La regista ha dichiarato che il tema centrale del film, nelle sue iintenzioni, è comunque la storia di un amore che nasce tra due giovani costretti a fronteggiare e pilotare lo sbocciare delle pulsioni sessuali tipiche di quell’età. Ammirabile la capacità della regista nel creare per tutto il film un’atmosfera da vero e proprio thriller, trasferendo sullo spettatore l’ansia e le angoscia dei giovani protagonisti, ma anche quelle delle due coppie di genitori, forse ancora più dei figli, indecise, insicure e piene di paure. Profonda e toccante la figura della giovane Alex che, nonostante sia solo 15enne, si dimostra già capace di affrontare con determinazione e consapevolezza i problemi della vita. Un ritratto, reso estremamente efficace dalla bravura della protagonista, che difficilmente gli spettatori potranno dimenticare. Alla fine Alex prenderà la sua decisione, dopo avere valutato tutte le probabili conseguenze, alcune delle quali, come lo stupro di teppistelli curiosi e balordi, già pagate sulla sua pelle. Il film è estremamente interessante per la sua capacità di analizzare un problema specifico, come quello dell’ermafroditismo, collegandolo a temi assai più vasti e generali come quelli della diversità, dell’accettazione di se stessi, del rifiuto all’omologazione, della ricerca della propria identità. Utilissima a questa scopo la scelta di presentare insieme ad Alex il personaggio di Alvaro, un giovane (anch’esso interpretato mirabilmente) che sta scoprendo la propria omosessualità e che presto dovrà fare i conti con l’omofobia del padre. Molto bello anche il ritratto, appena tratteggiato, di Valdo, amico di Alex che saprà accettare e superare lo shock della rivelazione. La regista ha detto di essere già al lavoro per il suo secondo film: «Adatterò per il grande schermo il mio romanzo d’esordio El nino Pez, un noir on the road, protagonista Lala, una giovane borghese argentina, innamorata della sua domestica diciassettenne».
Ultimamente due imperdibili prime visioni televisive, entrambe trasmesse da Sky Show per il ciclo “Funny and Gay” organizzato dalla Fourlab. La prima (andata in onda venerdì e domenica scorsi – se l’avete persa potrete tra breve recuperala sempre su Sky Show) era il famosissimo e ormai film di culto per le nuove generazioni, “Edge of Seventeen” di David Moreton. Il film, ambientato nella provincia americana degli anni ’80, (che sarebbe l’equivalente dei nostri giorni in Italia), affronta tutte le difficoltà che un giovane 17enne deve superare per arrivare ad accettarsi come gay. I primi eccitamenti per compagni di scuola dello stesso sesso, il rapporto con l’amica innamoratissima, il coming out in famiglia, la scelta “obbligata” dei locali gay, la separazione tra sesso e amore, le prime delusioni amorose, ecc. ecc. Anche se queste cose oggi le abbiamo già viste e riviste in molti film, questo conserva ancora la freschezza e la spontaneità di un’opera che arriva direttamente al cuore dello spettatore, strappandogli anche qualche lacrimuccia.
L’altra prima visione del ciclo “Funny and Gay”, quella che ci aspetta il prossimo venerdì 29 giugno, “Boy Culture” di Q. Allan Brocka (autore in crescita e tra i più quotati) è invece una vera primizia, che affronta, con ironia e divertimento, le problematiche più avanzate del mondo gay, dei rapporti interpersonali e dei nuovi legami “famigliari”. Il film ha vinto il PHILADELPHIA International Gay & Lesbian Film Festival del 2006. Riportiamo il breve flash dalla nostra scheda del film:
“E’ una commedia di costume sexy, divertente e decisamente ben fatta. Il film ci introduce all’interno di una possibile e fantastica famiglia gay. “X” è un prostituto trentenne bisognoso di affettività e segretamente innamorato del suo compagno di stanza Andrew (il bellissimo Darryl Stephens che abbiamo potuto ammirare in “Noah’s Arc”) alle sue prime esperienze nella vita. Poi c’è Joey, un adolescente sessualmente insaziabile, che considerano il loro “figlio” e che completa questo intrigante trio. Quando “X” incontra un maturo ed enigmatico cliente, che gli chiede ogni volta se è l’ora giusta per fare sesso, comincia senza accorgersene ad abbassare la guardia. Da questo momento tutte le relazioni cominciano a complicarsi in modo grottesco, assurdo e intrigante. Il regista sembrerebbe dirci che questa è la nostra obbligata e convenzionale vita gay, ricca comunque di sentimenti veri, intelligenza, onestà ed emozioni forti. Un film che ci fa pensare alle nostre relazioni e che ci lascierà con una smorfia piena di interrogativi personali.”
Abbiamo poi altre tre prime visioni in dvd, appena arrivate nei negozi per merito della collana Queer della Dolmen gestita da Giampaolo Marzi, direttore del Migay. Sono tutte e tre imperdibili anche se molto diverse tra loro.
Cominciamo con quella più ambiziosa e intrigante, “Proteus” di John Greyson, regista di culto nel mondo gay e non solo (Lilies, Zero Patience, Uncut). Il film ci racconta in modo originale e poetico una storia vera avvenuta nel Sudafrica del 1700, quando l’omosessualità era considerata un peccato più grave dell’omicidio, in questo caso ancora peggiore perchè consumata tra un bianco e un nero. Nella storia d’amore tra i due protagonisti, entrambi prigionieri in un campo di lavori forzati, il regista ha inserito tutte le problematiche che ancora oggi possiamo trovare nel rapporto tra un gay che si accetta (qui il bianco) e un macho (qui il nero) che solo col tempo e dopo non poca prepotenza arriverà a riconoscere ed accettare la natura e la forza dei suoi veri sentimenti. La validità estemporanea della storia è sottolineata dal regista con curiosi inserimenti di oggetti e figure moderne, come le dattilografe, gli acquedotti in cemento, i sacchetti di plastica, ecc. che hanno anche il compito di alleggerie il dramma, in felice equilibrio tra spirito epico e testimonianza documentale. Il film mette anche a confronto l’ipocrisia della classe dominante inglese che sia nella colonia sudafricana che nella patria, mantiene trattamenti differenziati nel trattare l’omosessualità, più o meno perseguita secondo la classe di apparteneza. Ottime le interpretazioni e bellisssimi i paesaggi solari sudafricani.
Molto ambizioso e senz’altro riuscito il film di Diego Lerman “All’improvviso” (traduzione italiana di “Tan De Repente”) girato in un bellissimo bianco e nero, sulla scia di un cinema-verità che oggi è difficile incontrare. Personaggi limite, alla fine più umani di tanti “regolari”, difficili situazioni famigliari, inaspettati colpi di scena, sono gli ingredienti di una storia che ci porterà a scoprire l’essenza delle cose e dei sentimenti, al di là delle apparenze e degli stereotipi. “Marcia, timida e impacciata, vive un’esistenza monotona e solitaria. Mao e Lenin vogliono sedurla, la rapiscono, e contro la sua volontà le fanno il dono di un viaggio al di fuori del quotidiano che le porta a Rosario. In quella cittadina di provincia Lenin ha una zia che non vede da quando era bambina. La zia Blanca vive insieme a Delia, insegnante-pittrice, e a uno studente di nome Felipe. Emozioni improvvise, sentimenti contrastanti, diffidenza, scontri-incontri, inquietudine e ricerca di pace. Tra complicità e tenerezza le relazioni cambiano dando luogo a strane alchimie.”
Di tutt’altro genere, anche se ricavato anch’esso da una storia vera, è “Prom Queen” di John L’Ecuyer, un film che rivediamo volentieri ogni volta che ci sentiamo depressi e abbiamo bisogno di un po’ di carica (non indifferenti anche al fascino del protagonista). La storia è ormai molto conosciuta ed emblematica: un giovane studente che frequenta una scuola privata cattolica, decide, in occasione del ballo di fine liceo (un evento carico di significati sociali e sessuali), di dichiarare pubblicamente la propria omosessualità e di volere partecipare al ballo col suo fidanzato, sicuro che i suoi sentimenti siano gli stessi di tutti gli altri. La famiglia e gli amici sono dalla sua parte e, insieme al movimento gay canadese (ma anche internazionale), inizia una battaglia legale contro la scuola (in realtà contro la chiesa cattolica e i suoi principi) che segnerà uno dei traguardi più importanti verso il riconoscimento dei matrimoni gay. Il film, preoccupato soprattutto di documentare gli eventi, è credibilie anche come fiction e si può mettere tra i migliori prodotti televisivi.