Per la seconda serata consecutiva la cassa del teatro Strehler ha dovuto chiudere la vendita dei biglietti lasciando fuori centinaia di persone (e c’è chi dice che ne fossero stati già venduti più dei posti disponibili in teatro). Un successo ampiamente meritato quello di questo Festival, sia per la qualità delle opere presentate, sia per le iniziative collaterali di musica e libri. Ieri è infatti iniziata anche la serie di presentazioni di libri e incontri col pubblico gestiti dalla Pina e da Diego, che sono riusciti a riempire di pubblico anche la sala della Scatola Magica del teatro, coadiuvati da una splendida drag queen, dentro a una suggestiva scenografia (vedere le foto sotto).
In tutti gli spazi aperti della manifestazione ieri non si parlava d’altro che del patrocinio negato al Festival dal sindaco Moratti. Moltissimi erano quelli, quasi increduli, che credevano di avere un sindaco vicino alla cittadinanza, attento ai problemi della gente, gay compresi (tanto che alle elezioni aveva accettato la candidatura, nelle sue liste, di personaggi gay dichiarati come Francesco Italia), e soprattutto sensibile agli eventi culturali ed artistici (che a Milano non sono poi moltissimi). La delusione, che conteneva anche un po’ di paura per il futuro di questa iniziativa, per tutti utilissima e amatissima, di questi si contrapponeva ad una decisa rabbia di molti altri che identificano ormai il centrodestra come un nemico dichiarato dei gay. Diverso l’atteggiamento del direttore Giampaolo Marzi, che non riesce assolutamente a comprendere i motivi di questo diniego e che si sente offeso anche dal fatto di non essere stato avvisato in anticipo sulla faccenda da chi di dovere (quasi se la prendeva anche con Repubblica che è stata la prima a diffondere la notizia). Anche perchè 30.000 euro non sono noccioline, ed ormai, a manifestazione avviata, non ci sono possibilità di cambiamenti o tagli nel programma.
Anche Paolo Ferigo, il presidente di Arcigay, si dichiara stupito e allarmato. Al giornalista di Repubblica che lo intervistava ha dichiarato: “Se la cosa venisse confermata, lo troverei un bruttissimo segnale. Un brutto esempio sia per l´Italia sia per l´Europa. Questa manifestazione è di impronta chiaramente culturale e non si capisce per quale motivo il Comune dovrebbe tirarsi indietro”.
Bravo l’assessore Vittorio Sgarbi, l’unico della Giunta a prendere le nostre difese, che ha rilevato le contraddizioni in cui la Giunta stessa si sta cacciando, quando nega il patrocinio ma inserisce la manifestazione nel programma della notte bianca milanese, quando è stata la giunta stessa a chiedere al Teatro Strehler di ospitare il Festival (cosa confermata dallo stesso direttore del teatro Sergio Escobar) e quando in Consiglio non si è nemmeno discusso della cosa. Sgarbi ha detto che ripresenterà la delibera perchè “non si può non riconoscere una iniziativa culturale di grande successo esistente da anni e che non ha nessun marchio politico, nemmeno quello di essere una iniziativa a favore dei Dico”.
Una nota a margine su questa vicenda, probabilmente significativa dell’imbarazzo in cui ha messo anche i media che fanno riferimento alla Giunta di centrodestra, è che nessun quotidiano di destra, come Il Giornale e Il Giorno, ma anche Il Corriere e La Stampa, abbiano finora parlato della cosa.
Continuando con il programma di ieri, nella serata, prima della proiezione di “The Bubble” è salito sul palco Eythan Fox (foto sopra) con il suo compagno (anche produttore del film) che è intervenuto, in modo divertente, dicendo che si ricorda ancora quando da ragazzo vedeva in Israele il festival di Sanremo che gli fece conoscere Caterina Caselli, Sergio Endrigo e tanti altri. Eythan Fox, proseguendo su un tono divertito, ha parlato di una telefonata avuta ieri col protagonista del film (già venuto al festival di Milano un paio d’anni fa) che gli ha detto “quando c’è un festival cosi sexy come quello di Milano è meglio che porti tuo marito, semmai io vado a qualche festival meno sexi, a Bucarest o da altre parti“.
Il film “The Bubble”, da noi già visto e apprezzato al Festival gay di Torino, ha ricevuto lunghi applausi, anche a scena aperta, rivelandosi come il film finora più amato dal pubblico. Come scrivevamo da Torino, il film ci sembra, “una struggente lezione di storia e di liberazione su uno dei più importanti drammi politici della civiltà contemporanea” e mescola molto bene le vicende politiche con quelle di un “gruppetto di amici che sembrerebbe uscito da una puntata di Queer as Folk, tranne che questi vivono a Tel Aviv, esprimono anch’essi molto liberamente le proprie sessualità, ma sono civilmente impegnati per promuovere la pace tra i due popoli. La drammaticità della guerra e degli attentati kamikaze entrerà nella loro vita quotidiana attraverso l’incontro e l’intenso amore conseguente tra uno di loro e un palesinese clandestino”.
Bellissimo e coloratissimo il successivo film della serata, anch’esso già visto a Torino, “Spider Lilies” di Zero Chou, il cui tema principale “è senz’altro la bellissima storia d’amore lesbico tra una tatuatrice e una ragazza che l’aveva incontrata quand’era ancora bambina e che era cresciuta solo col desiderio di poterla un giorno reincontrare ed amare. Il film utilizza come interpreti principali due attrici che sono due stelle del cinema orientale, che la regista ha voluto nel cast proprio perchè il film, trainato dai loro numerosi fans, possa essere visto da un largo pubblico che avrà così l’opportunità di confrontarsi col tema dell’omosessualità.”
Nel pomeriggio abbiamo visto la serie di corti italiani lesbici che si alternavano (e confrontavano) con corti francesi, che, nonostante il nostro divertentissimo “Guerra e Pacs” di Silvia Novelli su una famiglia etero “attaccata” dai “diavoli” gay (interpretando alla lettera le dichiarazioni delle gerarchie), a nostro giudizio ha visto vincitori i corti francesi, più “cinematografici” e con raffinate interpretazioni. Divertentissima la serie dei corti intitolata “Homo ridens” che ha colpito nel segno con almeno tre titoli, lo spagnolo “Groucho”, l’americano “Available Men” e l’australiano “Outland” (escludiamo il corto animato “Sugar Baby Love” sull’uso del preservativo, ormai un piccolo capolavoro acclamato in tutto il mondo).
L’attesa era comunque tutta concentrata sul film di Freida Lee Mock, “Wrestling with Angels: Playwright Tony Kushner” che ci racconta la vita del commediografo, premio Pulitzer, Tony Kushner. Un documentario bellissimo e originale, che riesce a comunicarci tutti i sentimenti, le idee politiche e sociali e l’impegno di amore e fatica che lo scrittore ha messo nella preparazione delle sue opere, da quelle concepite quando era ancora studente, al grande capolavoro pluripremiato “Angels in America” all’ultimo successo di Broadway “Caroline, or Change”. Tantissimi i momenti di vera commozione, soprattutto nei suoi rapporti con l’amatissimo padre e con molti degli interpreti delle sue opere e naturalmente con il suo compagno di lunga data, l’editore Mark Harris, che seguiamo soprattutto nella splendida cerimonia per il loro matrimonio ebraico avvenuto a New York nel 2003 con moltissimi illustri invitati.
Qui sotto alcune immagini della giornata:
I presentatori di "Brain & Sexy" |
Silvia Novelli regista di "Guerra e Pacs", qui sotto con lo staff del film |
Luki Massa regista di "Split" con lo staff del film |
Claudia Mauti presenta Cristina Capone regista di "A Lesbian Western" |