Il sindaco Moratti, venerdì sera, proprio quando era in corso l’inaugurazione del Festival, non firma la delibera presentata dall’assessore Sgarbi che dava il patrocinio del Comune alla manifestazione (con 15.000 euro). Succede per la prima volta dopo più di 20 anni di vita della manifestazione. E’ chiaramente una scelta politica. Come ultimamente sta avvenendo per quasi tutti i festival e le iniziative culturali della comunità omosessuale. Il Centrodestra coglie l’occasione per farsi propaganda politica, per fare vedere che loro sono contro l’omosessualità, che, come dice la Chiesa, è una devianza e un disordine morale. Oggi, per queste persone, la questione omosessuale non è più il problema di una categoria discriminata e spesso vilipesa, oggi la questione omosessuale è, per loro, una ghiotta occasione per fare “politica”, per sbandierare la difesa dei valori e della morale tradizionale, con l’obiettivo di rassicurare e catturare l’elettorato cattolico e conservatore.
Fortunatamente, esiste ancora una fetta di popolazione e, speriamo, di politica, che non condivide questa strumentalizzazione (che ha già dato le sue vittime – vedi il suicidio di Matteo a Torino e le continue aggressioni ad omosessuali in tutto il Paese) e che speriamo saprà reagire con decisione, partecipando in massa alle nostre manifestazioni, culturali e politiche. Dopo il Festival milanese, che sta già registrando un grande successo di pubblico, ci attendono il Pride nazionale a Roma del 16 giugno seguito da molte iniziative in tante città.
Tornando alla bocciatura del festival da parte della Moratti, che molti pensano improvvisata, a noi invece appare assai premeditata, tanto che l’assessore alla Cultura Sgarbi, in questa occasione nostro convinto sostenitore, partecipando all’inaugurazione per i media del Festival, ci aveva raccontato che la giunta era divisa, anzi che lui era l’unico a sostenere il Festival, per il quale aveva già presentato la delibera di patrocinio, cosa che non aveva fatto l’assessore al Tempo Libero Terzi (Forza Italia), che probabilmente era già a conoscenza di cosa sarebbe successo. Anche il fatto che la boccciatura arrivi a Festival iniziato è una sottile astuzia per evitare che la decisione si risolvesse in boomerang facendo crescere l’attenzione dei media e del pubblico sull’iniziativa.
Leggete le due pagine di cronaca e commenti che La Repubblica di oggi dedica alla notizia.
Il Festival sta comunque procedendo con grande successo e ieri sera, con la premiazione di Sandra Milo, il teatro era gremito all’inverosimile da un pubblico caloroso e partecipe che ha accolto la madrina di questa edizione con scroscianti e ripetuti applausi.
Dopo la presentazione di una clip che raccoglieva diverse scene dal repertorio di Sandra Milo, tutte coperte dagli applausi e dalle grida del pubblico, l’attrice è salita sul palco dicendo che “mi spiace che i miei occhi siano due stelle diverse, non è perchè sono stravagante, sì lo sono anche, ma questa volta è un fatto di necessità perchè un gattino mi ha fatto un buco nell’occhio, e non volevo apparire come in un film dell’orrore”, al che Marzi è intervenuto dicendo che “però è stata così carina, nonostante questo incidente, da venire ugualmente qui con noi questa sera”, generando un’altro scrosciante e commossso applauso del pubblico. Sandra Milo ha poi proseguito dicendo di essere felicissima di essere con noi, mentre Alessandro Grieco, direttore di Comedy Central, le consegnava il premio Queen of Comedy. La Milo ha subito ringraziato del premio che, ha detto, “tra l’altro è molto originale, credo che sia il premio più originale che abbia mai ricevuto” (ammirevole il suo spirito, perchè in realtà, l’oggetto premio che le veniva consegnato era, a dir poco, lacrimevole). Dopo un abbraccio di Marzi, emozionato e felice di essere vicino all’attrice “che ha fatto i film più belli del cinema italiano”, Sandra Milo ha detto: “devo dire che vi ammiro, perchè qui mi sento molto sicura, nel senso che anch’io sono una donna coraggiosa che ama le sfide e che non ha paura di mostrarsi per quello che è… non mi voglio giudicare e spero che non lo vogliate fare nemmeno voi e vi abbraccio con un infinito affetto per il calore che mi avete dimostrato questa sera che, giuro, è più bello dell’abbraccio di un amante”. Commozione e delirio generale.
Ascoltate la voce di Sandra Milo che saluta il pubblico del Festival (File Mp3 di 2,5Mb)
La serata è proseguita con la proiezione del bellissimo film islandese “Eleven Men Out” di Robert Douglas, che rifà un po’ la storia del film tedesco “Doppio fallo” (Männer wie wir), recentemente visto su Sky Show nel ciclo “Funny and Gay”), ma con uno stile assai più credibile e realistico. Il film racconta di un calciatore, Ottar, che gioca in una squadra di primo livello e che ad un certo punto della sua vita, dopo un matrimonio fallito e con un figlio ormai adolescente, decide di fare il coming out, provocando un trauma in famiglia e al figlio e ottenendo di venire escluso dalla squadra. Il valore del film sta soprattutto nel ritrarre con realismo e senza partigianeria, sia i personaggi che le situazioni che si succedono. Tra le scene indimenticabili quella del figlio che scopre il padre mentre sta facendo l’amore con il suo nuovo compagno, le riunioni a tavola con la famiglia, le rassegnate reazioni alle squadre di calcio che si rifiutano di giocare con una squadra gay, ecc. Un film serio, che non cerca di compiacere lo spettatore ma che riesce comunque a fare comprendere le problematiche dell’omofobia che persistono ancora in taluni ambienti, come quello sportivo, e, soprattutto, riesce a farci comprendere come queste possano pesare nell’intimo dei vari personaggi, che spesso reclamano di non essere degli “attivisti gay” e che chiedono solo di poter vivere la propria vita.
Il film lesbico “Itty Bitty Titty Committee” che Claudia Mauti ha presentato come il film lesbico dell’anno e anche quello più premiato nei vari festival, Berlino compreso, ha mantenuto le sue promesse. La storia, raccontata in modo lineare e accompagnata da ottimi brani musicali della scena underground, ci parla di Anna, una giovane lesbica che per caso incontra un gruppo di femministe rivoluzionarie che hanno formato un gruppo di lotta e di azione contro la società capitalista che mercifica il corpo femminile. Anna accoglie subito le rivendicazioni politiche del gruppo, soprattutto perchè innamorata della loro leader, Sadie, che però vive con un’altra donna … Il film è valido soprattutto perchè riesce a miscelare bene i sentimenti e le condizioni personali delle protagoniste con le problematiche femministe.
Tra i corti e documentari del pomeriggio segnaliamo l’ottima accoglienza ricevuta dal corto “Peking Turkey” del canadese Michael Mew tutto centrato sulla richiesta di matrimonio che il giovane amante bianco deve fare alla famiglia cino-canadese del suo compagno, con situazioni esilaranti ma anche commoventi; il corto molto ben fatto di Joe Balass (il compagno del direttore del Festival, Giampaolo Marzi), “Dernier mots” che in soli 8 minuti riesce a farci entrare nella disperazione e nella intensità di un legame che si trova messo di fronte ad un abbandono definitvo; lo splendido ed efficace documentario sull’Aids, “No Magic Bullet” di Jaime Sylla che ci aggiorna sulle problematiche Hiv nell’Inghilterrra di oggi, con interventi di operatori, attivisti e persone sieropositive, regalandoci anche le osservazioni e la “suspence” di un giovane gay che si reca a fare il test dopo alcuni rapporti a rischio. La parte più interessante di questo documentario, oltre alle informazioni e ai dati statistici che presenta, è l’analisi sul perchè oggi sia diminuita la prevenzione e l’attenzione, sia istituzionale che sociale e individuale, sui pericoli derivanti dall’Hiv, nonostante che la sua propagazione sia in continua crescita e che non sia stata ancora trovata nessuna cura ma solo medicine di contenimento con un’alta percentuale di resistenze individuali e quindi di inefficacia.
Qui sotto alcune immagini della premiazione di Sandra Milo