Il Festival Gaylesbico diretto da Giampaolo Marzi e quest’anno arrivato alla sua 21ma edizione, è veramente diventato uno degli eventi clou della città di Milano se nel Cocktail inaugurale dedicato ai media è riuscito ad ottenere la partecipazione di ben tre assessori (due del Comune e uno della Provincia), dei critici cinematografici di tutti i più importanti quotidiani nazionali, di un centinaio di operatori culturali dei vari media (tv, carta e internet) e di un paio di generose cartomanti che non sono rimaste libere un solo minuto (purtroppo il futuro dei gay è sempre molto incerto).
Il sorriso raggiante di Giampaolo Marzi esprimeva bene la sua soddisfazione, soprattutto per essere riuscito anche quest’anno a mettere in piedi (con un badget che è la decima parte di quello utilizzato per il Festival gay torinese) un programma che, tra film di grande impegno, valore artistico e divertimento e le diverse iniziative collaterali (musica e libri), saprà senz’altro soddisfare le aspettative degli oltre 20.000 spettatori che, come ogni anno, affolleranno da domani il sagrato e le sale del Teatro Strehler.
“Sono orgoglioso, anche se un po’ affaticato – ci ha detto Giampaolo – per il successo di questa manifestazione, che, dati alla mano, risulta essere l’evento cinematografico milanese più frequentato”. Il suo stretto collaboratore Toni Aventino, Ufficio stampa e pr del Festival, era altrettanto felice per essere riuscito a portare a Milano il regista Eytan Fox che presenta il suo ultimo film “The Bubble”, il regista Lionel Bauer e gli attori del film “Comme des voleurs” che domani sera inaugura il festival e, tra gli altri, con qualche difficoltà in più, il bellissimo interprete del film di chiusura “Eating out 2: Sloppy Seconds”, Marco Dapper.
Il Presidente del CIG Arcigay Milano, Paolo Ferigo, organizzatore del Festival, che ultimamente è stato aggredito da omofobi in una pizzeria della città, ha detto che “con questo evento iniziamo le celebrazioni del Gay Pride milanese che culmineranno il 23 giugno con il corteo cittadino. In questo periodo, continua Ferigo, Milano e tutto il nostro Paese, hanno ancora bisogno di essere richiamati ai valori di una convivenza civile e democratica dove tutte le culture e gli stili di vita possano avere cittadinanza e godere della stessa dignità”.
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Con molto piacere abbiamo fatto alcune domande, anche di carattere generale, a Daniela Benelli, Assessore alla cultura della Provincia di Milano, che si è dimostrata, per tutta la serata, estremamente partecipe, interessata, gentile ed affabile.
Come mai la Provincia dimostra anche quest’anno un particolare attaccamento a questo Festival?
“Siamo sostenitori tradizionali del Festival e devo dire che personalmente considero questo appuntamento molto importante per Milano, anzitutto dal punto di vista culturale, trovo che ci faccia respirare un po’ d’aria d’Europa e internazionale, sia per i contenuti che sono di alta qualità, sia perchè, come in tutto il mondo, si considera questo genere cinematografico un genere a pieno titolo culturale. Considerare il mondo gay lesbico un universo che ha pari diritti e pari libertà mi sembra del tutto normale. Per questi motivi riteniamo indispensabile sostenere questa manifestazione, lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo”
Le difficoltà politiche di questi mesi sui temi legati all’omosessualità, vedi Dico e attacchi delle gerarchie ecclesiastiche, potrebbero in futuro incrinare questo legame?
Noi siamo un’istituzione che fa politica per la cultura e aiutiamo tutte le manifestazione che riteniamo culturalmente interessanti. Penso che queste difficoltà politiche e alcuni atteggiamenti delle gerarchie intorno al problema delle coppie di fatto siano in realtà una strumentalizzazione ingiustificata. I Paesi europei e anche extraeuropei, penso al Sudafrica, hanno già risolto il problema, da noi purtroppo la politica deve fare i conti anche con i numeri e questo rende le cose difficili in questo momento. Questo non significa che sia diminuito o che diminuirà il nostro impegno per la difesa di valori e obiettivi in cui crediamo fermamente.
Avete faticato quest’anno, all’interno della Giunta, per dare la vostra adesione e il vostro contributo al festival?
No, assolutamente no, non abbiamo mai avuto nessuna difficoltà per dare questo patrocinio, che anzi consideriamo una scelta qualificante e di valore culturale molto alto.
Verrete a vedere il Festival?
Senz’altro verrò all’inaugurazione, anche perchè io personalmente mi trovo molto bene in questo ambiente dove tutti sono non solo gentili e cortesi ma addirittura calorosi e affettuosissimi, cosa che non sempre succede verso i rappresentanti delle istituzioni. Se gli impegni di lavoro me lo permetteranno cercherò di vedere anche qualche altro film.
Può darci un suo giudizio sugli eventi culturali milanesi di questi ultimi anni?
Occorrerebbe una risposta lunga ma per farla breve ritengo che Milano sia in ritardo di 20 anni per investire sulla cultura come nuova forma di ricchezza e generatore di ricchezza. La cultura non deve essere vista solo come un fatto di attrazione turistica ma di investimenti e di produzione innovativa. Se non si investe in cultura significa che non si è capito come funzionano le economie moderne.
Cosa state facendo, a livello generale, per il cinema nella nostra città?
Siamo stati i sollecitatori e i promotori di una Agenzia per il Cinema a Milano che, nei nostri intenti, anche solo per il fatto di fare incontrare diversi operatori del settore, potrebbe essere generatrice di nuovi progetti e iniziative, di cui pensiamo ci sia molto bisogno.
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L’arrivo, molto atteso, di Vittorio Sgarbi, assessore alla cultura del Comune di Milano, è stato senz’altro il momento più vivace della serata. Il personaggio, quasi una star più che un serioso uomo di cultura, è stato subito aggredito da televisioni e cronisti. Noi siamo riusciti a rubare qualche sua dichiarazione, sempre in uno stile un po’ provocatorio, come il racconto di una sua partecipazione ad un incontro al “cicip e ciciap” dove era l’unico uomo presente e ha dovuto dichiarare subito che non era omosessuale. Chiarito così anche con noi quello che magari tutti avrebbero voluto chiedergli, alla domanda sul perchè avesse ritenuto opportuno dare il patrocinio al festival ha risposto che “questo festival mi è sembrato credibile. Non ci sono molte possibilità di stabilire se è giusto o sbagliato fare qualcosa. Quando esiste una necessità per la quale si muove un gruppo di persone che si ritrovano in un settore che in qualche modo li rispecchia, io credo che la posizione che si deve assumere sia quella di facilitarne l’impresa e dare il sostegno che noi abbiamo dato”.
Alla domanda se andrà a vedere il Festival ha risposto: “ci andrò se reputo che i film siano belli, non mi interessa quale tematica affronta, mi interessa che sia un bel film”. Aggiungendo poi: “Una cosa che mi è sembrata singolare è alla biennale di Venezia un premio al cinema gay. Mi sembra una ghettizzzazione, cioè non si premia qualcosa perchè ha un valore assoluto (in cui naturalmente anche le scelte sessuali rientrano) ma si premia come una quota, una riserva indiana. Se un film è bello e ha una tematica omosessuale può vincere un premio senza avere bisogno di questo particolare aiuto.”
Allora, gli è stato chiesto, siete contrario anche ad un festival a tematica gay? “Se esiste un interesse così focalizzato che il festival diventa necessario credo sia giusto sostenerlo come abbiamo fatto. Devo dire che c’è ancora qualche problema in Giunta, essendo un festival che deve essere promosso anche dal tempo libero, dove l’Assessore Terzi mi sembra abbia ancora delle riserve eche non abbia firmato la delibera. Penso però che prima o poi arriverà sulle mie posizioni, perchè mi sembra sbagliato avere delle riserve sul reale.”
Dopo averci raccontato delle iniziative del Comune per la “Bella Estate” milanese, da quest’anno indirizzate non solo a chi rimane in città ma anche a chi vi arriva, e che saranno presentate a Roma in dettaglio il 12 giugno, l’Assessore Sgarbi ci ha parlato della sua mostra di pittura dedicata all’omosessualità di cui hanno parlato i giornali: “E’ una mostra in corso di fabbricazione. L’idea mi è venuta proprio parlando con l’organizzatore del Festival Gaylesbico [Giampoalo Marzi]. Ho pensato che si può estendere la tematica anche a una identificazione dello stesso argomento, dello stesso tema, nella pittura e nella fotografia e quindi ho concepito questa mostra che stiamo alacremente costruendo, che sarà anche divertente e che presto avrà un titolo”.
Ad una domanda su una eventuale riappacificazione con Alessandro Cecchi Paone ha risposto: “Non credo di dovermi scusare per avere detto che il valore principale dell’omosessualità sia la diversità, la non omologazione, il desiderio di non riprodurre dei modellini coniugali. Io sono contrario al matrimonio eterosessuale in assoluto, come una follia dell’umanità che si stringe in prigioni che però sono motivate dalla struttura della società. Che due persone che possono vivere felici e autonomi debbano unirsi in matrimonio mi sembra una cosa abominevole. La mia contrarietà ai Dico parte dalla mia contrarietà al matrimonio in generale. Io non ho nulla contro gli omosessuali ma ho tutto contro il matrimonio. Io presuppongo che ogni rapporto debba finire e prima finisce meglio è, per cui immaginare di doverselo garantire e costringere mi sembra autolesionismo. Un mio vecchi amico mi disse che “esistono gli individui, non le coppie” per questo mi sento in cotrapposizione con tutti coloro che come Cecchi Paone pensano che la coppia abbia un diritto superiore e diverso dall’individuo…” Qui il discorso è continuato andando però un po’ troppo fuori tema.
(hanno collaborato alle interviste Diego Deserti e Robero Mariella)
Qui sotto alcune immagini della serata