Una giornata veramente speciale quella di oggi, dove oltre ad essere presentate le ultime opere in concorso e l’ultimo film italiano del Festival (Cover Boy), abbiamo assistito anche al bellissimo e commovente spettacolo, “Mediterranea Passione”, in ricordo della indimenticabile e grande Giuni Russo. Il Direttore Giovanni Minerba, ha detto di essere stato felicissimo quando Maria Antonietta Sisini (la compagna di una vita di Giuni) gli ha proposto di organizzare un evento per ricordare i quarant’anni di carriera di Giuni. Ne è uscito uno spettacolo intenso e ricco di interventi. All’inizio un breve filmato di repertorio, poi Piera Degli Esposti ha interpretato un “Monologo in musica in quattro movimenti” scritto da Maria Antonietta e Antonio Mocciola che inizia con “Ero una bambina e volevo cantare, ci pensavo questa mattina seduta su un gradino …”. Subito dopo Willy Vaira ha letto una poesia che aveva scritto in occasione della scomparsa di Giuni. Tutti poi hanno parlato dei loro ricordi personali di Giuni Russo. Grande la partecipazione e la commozione del pubblico.
Per quanto riguarda i film iniziamo dall’ultimo proiettato, il tanto discusso e atteso “Cover Boy .. l’ultima rivoluzione” di Carmine Amoroso, un film che, come ha spiegato il regista, ha avuto una produzione travagliata, è costato solo 350.000 euro e si è potuto realizzarlo solo per la grande passione dimostrata da autori e interpreti. Diciamo subito che la sala, la più grande dell’Ambrosio, era stracolma, con un pubblico richiamato anche dalla presenza in sala degli autori e soprattutto da Luciana Littizzetto, ormai tra le icone gay più apprezzate. Gli applausi e le urla per la Littizzetto sono stati da stadio, che ha subito ricambiato l’eccezzionale accoglienza con poche ma fulminanti battute. Minerba ha subito specificato che il film era fuori concorso solo per ragioni tecniche, che ha molta stima del regista Carmine Amoroso, già autore di “Come tu mi vuoi” e cosceneggiatore nel film capolavoro “Parenti serpenti” [entrambi con tematiche gay, ndr], e presentando la Littizzetto e la sua “piccola” parte nel film si è ricevuto dalla stessa una piccola chiosa del tipo “il bello di Minerba è che ha sempre sto brio”.
Poi Luciana, ormai carburata, dice che “sono sempre contenta di venire ai festival di cinema gay perchè si vedono cose bellissime e spero che questo film trovi presto una distribuzione” proseguendo con “dicono che l’omosessualità è una malattia ed è anche contagiosa, per esempio ora che tu mi tocchi [aveva vicino Minerba] sento che sto già diventando lesbica”. Delirio di applausi. Poi ancora “la cosa bella è che se fosse una malattia le case farmaceutiche avrebbero già trovato una medicina. Hanno trovato i paracalli in lattice, gli assorbenti con le ali, le purghe per i cani, le lozioni per capelli, ecc. Avrebbero senz’altro già trovato una pomata tipo Gay Off…”.
Parlando del film ha detto che ha accettato questa parte “prima perchè non è una parte comica” [in merito qualche dubbio nostro, ndr], poi “perchè mi piaceva essere diretta da qualcuno, poi perchè ho trovato un gruppo di professionisti bravissimi, regista e direttore della fotografia eccezionali …”. Il regista Amoroso ha detto inoltre che il film “non è un classico film gay nel senso marketing del termine, ma che c’è senz’altro una forte componente omosessuale nella intensa storia di amicizia tra i due protagonisti”. Luca Lionello, amatissimo dal pubblico femminile presente, ha detto che “anch’io prima di questo film non mi conoscevo, è stata un’esperienza liberatoria… ho recitato sempre mordendomi la lingua quando ero con Luciana, come a scuola …”.
Il film, che ha ricevuto uno degli applausi finali più lunghi di tutto il festival, è senz’altro un film gay, con uno dei protagonisti, il precario italiano, omosessuale velato (mai avuto fidanzate, nessuna foto di donna nel suo appartameto) che chiaramente s’innamora segretamente del giovane e bellissimo immigrato rumeno (lo spia sotto la doccia, lo fissa mentre sta dormendo, ecc.), cosa che appare chiara in una delle scene più belle e magiche del film, quando il giovane gli dice parte per Milano. Se questo non bastasse, nel film abbiamo anche una graditissima serie di splendidi nudi maschili integrali. Penso che noi di cinemagay.it, regista permettendo, promuoveremo il film da una a tre G. Complessivamente il film è riuscito, i personaggi sono perfetti e la storia, che è anche una denuncia delle condizioni in cui si vengono a trovare gli immigrati in Italia (significativa la scena in cui viene proposto all’immigrato di darsi alla prostituzione gay), regge per buona parte del film, lasciandoci solo un po’ perplessi nel finale, a nostro giudizio un po’ affrettato. La parte della Littizzetto, contrariamente a quanto da lei affermato, è gustosa e involontariamente (?) divertente proprio perchè in linea con la sua sempre accattivante recitazione.
Altro notevole film in concorso era “Eternal Summer” del taiwanese Leste Chen. Il pubblico è stato in commossa agitazione dall’inizio alla fine del film. Il sottoscritto, alla fine del film, era praticamente liquefatto. Certamente la storia non è nuova e la regia in alcuni momenti si è lasciata prendere la mano da un sentimentalismo eccessivo. Ma queste storie e questo modo di raccontarle non ci stancheranno mai. Soprattutto se i protagonisti sono da favola, se prima o poi sullo schermo accade quello che dall’inizio del film vorremmo che accadesse, e se, naturalmente, ci sentiamo chiamati in causa in almeno uno dei personaggi rappresentati. La storia è quella di un’amicizia nata sui banchi di scuola e cresciuta sempre più intensa fino alla all’adolescenza, quando uno si scopre chiaramente innamorato dell’altro che invece si è fatto nel frattempo una fidanzata segreta. Questa segretezza dice molto e aprirà conturbanti orizzonti… Imperdibile (anche per i cinefili schizzinosi, naturalmente gay!)
Due parole anche per “L’Homme de sa vie” del francese Zabou Breitman. Un film molto dialogato, che si svolge durante le vacanze di una numerosa famiglia (ma non è un film corale) dove qualche nodo viene al pattine in una coppia felicemente sposata da anni. Il primo nodo è che il marito è un omosessuale represso, consapevole delle sua scelte, che però ora, incontrando un omosessuale dichiarato e libertino, potrebbe mettere in discussione… Il secondo nodo è che la moglie si renderà sempre più conto della situazione… Ma anche il gay libertino, specializzato in intensi incontri di una notte sola, potrebbe rimettersi in discussione… Carne al fuoco ce n’è abbastanza per tante diverse soluzioni. Peccato che la regia sia un po’ ridondante, anche se utilizza degli intelligenti flashback, dei piacevoli intermezzi. Anche il dibattito filosofico tra i due protagonisti, chiave del film, è condotto senza appesantire il racconto. Disturbano un po’, nell’economia del racconto, alcuni interventi estemporanei di parenti ed amici, che non riescono mai ad entrare veramente nella storia, che resta fondamentalmente un melodramma da camera con tre personaggi: la rassegnazione, il dolore, l’impossibilità d’amare (a voi il compito di dargli nome e cognome).
IMMAGINI DELLA GIORNATA
Piera Degli Esposti, Giovanni Minerba, Maria Antonietta Sissini,
Antonio Mocciola, Willy Vaira |
Juan Carlos Sanz, Damiano Andresano, Piera Degli Esposti
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Piera Degli Esposti, Vanni Piccolo
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Luca Lionello, G. Minerba, Carmine Amoroso
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Luciana Littizzetto
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Cosimo Santoro, Davide Oberto
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+ Laura
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Cecilia Celano (fotografa)
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Mancuso, Piccolo, Benedino
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