A TORINO STUDENTI OMOFOBI

La Consulta provinciale degli istituti superiori nega un finanziamento simbolico e la collaborazione col Festival gay di Torino

E pensare che noi eravamo ancora convinti (ma nonostante tutto continuiamo ad esserlo) che la parte migliore del nostro paese fossero i giovani, quelli che hanno affollato le sale dove si proiettava Saturno contro e prima ancora Manuale d’amore 2, Brokeback Mountain, ecc. In tutto il mondo, dal ’68 francese a piazza Tien’an men, le moderne “rivoluzioni” vedono la partecipazione attiva degli studenti, forti del loro anticonformismo, della loro sete di libertà, di giustizia, di uguaglianza.

Fino ad oggi abbiamo dovuto combattere contro amministrazioni di centro destra o conservatrici, che spesso per ragioni puramente elettorali, utilizzano le manifestazioni culturali e artistiche più progressiste, come i nostri festival cinematografici, per farsi pubblicità negando fondi o sponsorizzazioni; oppure contro gli attacchi di qualche zelante prelato (vedi l’ultimo festival gay bolognese) che lancia strali in difesa della morale e della “natura”, sicuri di essere apprezzati dal pubblico più omofobo e clericale. Non ci saremmo mai aspettati che i rappresentanti delle scuole medie superiori della Provincia di Torino, si aggiungessero a queste categorie di sedicenti moralizzatori.

Probabilmente la campagna di odio verso gli omosessuali che stanno da mesi promuovendo le massime gerarchie ecclesiastiche, comincia a dare i suoi frutti. E non crediamo di esagerare parlando di odio, perchè continuare a ripetere che l’omosessualità è contro natura (avete mai sentito dire che i truffatori o gli assassini sono contro natura?), e che equivale a incesto e pedofilia, può solo candurre, come minimo, a questi sentimenti. Come ha giustamente rilevato il direttore del Festival Giovanni Minerba: «Non sono “incazzato”, ma fortemente indignato sì… E’ chiaro che tutto è riconducibile alla disonestà intellettuale, oltre che religiosa, di chi si permette di dire che i Dico sono pericolosi perché possono portare all’aumento della pedofilia e dell’incesto. Al giorno d’oggi siamo ancora costretti a ragionare su questo. E questo, lasciatemelo dire, è davvero scandaloso».

Ma veniamo al fattaccio. La Consulta provinciale degli studenti torinesi (logo nella foto sopra) ha negato il simbolico finanziamento di 2000 euro e l’adesione al comitato organizzatore della 22ma edizione del Festival gay di Torino che partirà il 19 aprile prossimo. La Consulta è composta da una media di 50 delegati, due per ogni istituto superiore della Provincia, ed è a maggioranza di centrosinistra, stando ai risultati elettorali ottenuti dalle associazioni studentesche. Nella votazione in questione erano però presenti solo 35 delegati che si sono espressi con 18 voti contrari, 15 favorevoli e 4 astenuti. La cosa più triste, secondo le dichiarazioni di alcuni presenti, sono state le dichiarazioni e gli epitteti offensivi e omofobi che hanno animato il dibattito prima del voto. Un’altra cosa triste, ma significativa, è anche il fatto che molti dei delegati che hanno votato e che hanno lasciato dichiarazioni ai giornali hanno voluto mantenere l’anonimato. Chi ha parlato con nome e cognome è stato invece Alessandro Boffa, il presidente provinciale di Azioni Giovani (AN), che ha dichiarato: «E’ una vittoria sullo sperpero del denaro di tuttti, tanto più grave in un periodo di ristrettezze economiche, per una rassegna di dubbio gusto». Veramente mortificante, soprattutto per l’ignoranza che denota, definire una delle manifestazioni culturali più importanti del nostro Paese e seguita in tutto il mondo, come una “rassegna di dubbio gusto”.

Ci consola constatare come questa notizia abbia oggi una vasta eco su molta stampa nazionale (un po’ meno sulla stampa di centrodestra, probabilmente per un comprensibile imbarazzo), che evidenzia questo fatto come una grave campanello d’allarme per un Paese che vuole continuare a definirsi civile, democratico e pluralista.

Vedi articolo di Repubblica
Vedi articolo di La Stampa
Vedi articolo di L’Unità


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