INCASSO RECORD NEGLI USA PER "300"

Il film sembra dividere il pubblico gay tra chi ne apprezza la visionarietà omoerotica e chi, come nell’articolo che riassumiamo, ci vede una continuazione dell’omofobia hollywoodiana

Uscito questo weekend negli USA, il film storico-spettacolare “300” di Zack Snyder (da noi uscirà il prossimo 23 marzo), ha fatto registrare un incasso record di 70.025.000 dollari (il secondo classificato, “Wild Hogs”, ha incassato 28.021.000 – entrambi i film hanno riferimenti gay). La storia del film è molto fedele all’omonimo romanzo grafico di Frank Miller da cui è tratto, e racconta la battaglia delle Termopili avvenuta nel 480 a.c. dove 300 guerrieri di Sparta impedirono col loro sacrificio l’invasione dei 60.000 soldati dell’esercito persiano. Il film è stato giudicato da molti come un probabile cult gay per l’abbondanza di splendidi e muscolosi corpi seminudi e per un’ambiguo spirito cameratesco tra i soldati. Di seguito riportiamo invece l’opinione, molto critica, espressa nell’articolo “Frank Miller and 300’s Assault on the Gay Past” (apparso su www.afterelton.com) di Joe Palmer, un appassionato di comics che gestisce il sito Gayleague.com, e di François Peneaud , un critico che vive col suo compagno nel sud-ovest della Francia e gestisce il sito Gaycomiclist.free.it.

Con l’unica eccezione di Alexander di Oliver Stone (ma anche qui abbiamo visto il tentativo di smorzare il lato omosessuale- responsabile secondo molti del flop al botteghino- coi tagli alla prima edizione in dvd poi fortunatamente reintegrati nell’ultimo dvd “revisited”) tutti i grandi film storici, vedi Spartacus, Ben Hur, Troy, ecc., hanno sempre minimizzato o cancellato i riferimenti all’omosessualità invece presenti nella realtà storica di quegli anni. Ad esempio nel recente Troy, Achille (Brad Pitt) e Patroclo (Garrett Hedlund) sono stati trasformati da amanti a cugini. Al cinema sembra che non possa sussistere il binomio gay e guerriero, se sei l’uno non puoi essere l’altro.

Lo scrittore di fumetti Frank Miller, autore del romanzo grafico da cui è tratto “300”, nelle sue opere precedenti aveva inserito personaggi gay o lesbici, sempre poco positivi (come le donne mortali di Sin City, lesbo prostitute sadomaso), tranne che nel fumetto “RoboHomophobe” del 1988, scritto per partecipare alla campagna A.A.R.G.H.! (Artists Against Rampant Government Homophobia) contro l’antigay “clausola 28” allora vigente nel Regno Unito.

Il film di Zack Snyder è molto fedele al fumetto di Miller, sia nella rappresentazione dei personaggi che nella storia. Il re persiano Serse è rappresentato, secondo un’opinabile tradizione, come un pervertito, addobbato di piercing, anelli a tutte le dita e inutili gioielli, con la testa e la faccia rasate, che lo rendono alquanto effeminato. Al contrario il re Leonida è ipermascolino, con spalle larghe e abbondanti barba e baffi. Ad eccezione di un dente di predatore legato ad un collare di cuoio che porta intorno al collo, non vediamo nessun gioiello sul suo corpo ma solo armi e corazze. Questa distinzione visiva dovrebbe essere sufficente anche senza conoscere la storia, per individuare chi sono i buoni e chi i cattivi. Mentre nelle poche immagini a noi pervenute, il vero re Serse ci appare con pochi gioielli, molti capelli e folta barba.

Questa tradizione di rappresentare i malvagi come effeminati non è nuova nel cinema hollywoodiano, basti pensare al personaggio di Peter Lorre nel “Falcone Maltese” o ai cattivi di “Nodo alla gola”, “Agente 007 – una cascata di diamanti”, “A sangue freddo”, “La passione di Cristo”, per citarne solo alcuni.

Un’altro richiamo omofobo del film (come del romanzo) sono le parole di Leonida quando risponde agli inviati persiani, che si accontenterebbero di un gesto simbolico di sottomissione, dicendo che gli ateniesi hanno già rifiutato e che lui ugualmente non vuole avere a che fare con “quei ragazzi-amanti” (“those boy-lovers”). In proposito era stata fatta una domanda a Miller alla quale aveva, ambiguamente, risposto: “Essendo una classe guerriera, gli spartani quasi certamente praticavano l’omosessualità. Ci sono però testimonianze che dicono che essi tendevano a negare la cosa. Quindi non mi sembra di avere fatto una cosa molto diversa mettendogli in bocca parole che ridicolizzano i rivali ateniesi per qualcosa che essi stessi facevano. L’ipocrisia, dopotutto, è una parola che abbiamo derivato dai greci.”

Noi non pretendiamo che il film, epico e rivolto ad un pubblico che ama vedere battaglie spettacolari, ci mostri storie d’amore omosessuale. Ci basterebbe che non mostrasse, con evidenti allusioni, uno spirito omofobico antistorico che lascia alquanto perplessi gli spettatori omosessuali.

Leggi l’articolo originale e completo su www.afterelton.com

Qui sotto una immagine del film “300”

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