Un’altra divertente e spumeggiante commedia lesbica ci viene proposta questa sera da Sky Show alle 21:00 e domenica alle 23:00 per il ciclio “Funny and gay”. Si tratta di “El favor” (tradotto da Sky con “Cercasi papà”), opera prima del regista argentino Pablo Sofovich. Grande merito della riuscita del film va al bravissimo interprete maschile Javier Lombardo (Felipe), che deve sottostare a un triplice e insistente attacco femminile che potrebbe mettere in dubbio la sua virilità. La critica non ha accolto molto bene questa commedia argentina che invece a noi è piaciuta molto, sia per il coraggio e la naturalezza con cui affronta le tematiche omosessuali (coming out, coppia lesbica, maternità lesbica, omofobia, ecc.) sia per l’ottima resa cinematografica di un’opera di chiara derivazione teatrale, grazie anche alla vitalità degli interpreti e a un montaggio serrato e pieno di colpi di scena.
Mora e Roberta sono giovani, belle e innamorate. L’unica gioia che manca alla loro vita è quella di un bambino, ma come trovare un donatore? La soluzione si presenta nelle vesti di Felipe, il fratello maggiore di Mora, che vive come un eremita in Patagonia dove è un esperto nell’inseminazione artificiale dei tacchini. All’oscuro dell’omosessualità della sorella, è atteso per cena proprio nel giorno di massima fertilità di Roberta. Con l’aiuto di cocktail afrodisiaci e ostriche a volontà, le ragazze tendono un vero e proprio agguato sessuale al povero Felipe. Equivoci, incidenti, confessioni inaspettate congiurano contro il prezioso concepimento, ma quando tutto sembra perduto Mora e Roberta trovano un’inattesa alleata nella cattolicissima Faustina. Esilarante, sopra le righe e scoppiettante come un Almodovar d’annata, El favor è una piacevolissima commedia sulle famiglie decisamente alternative. (cinemagaylesbico.com)
Esce oggi nelle sale cinematografiche “La voltapagine”, un coinvolgente thriller psicologico di altissima qualità, ambientato nel mondo della musica classica (vera protagonista del film) che il regista Denis Dercourt conosce molto bene in quanto egli stesso è un suonatore di viola professionale e maestro al Conservatorio di Strasburgo. La vicenda, è in se stessa molto semplice, si tratta di capovolgere una situazione iniziale trasformando la vittima in carnefice e viceversa, cosa che viene costruita passo dopo passo, lentamente ma con sicurezza, facendo pazientemente crescere, con uno stile sobrio e preciso, un’atmosfera di paura che avvolge e coinvolge lo spettatore. Il regista riesce a costruire una forte tensione senza che quasi nulla succeda, usando principalmente sguardi e silenzi che riescono a trasmetterci, meglio delle parole o delle azioni, le trasformazioni nell’anima e nel cuore dei personaggi. A differenza dei film di Chabrol, ai quali il film si richiama soprattutto nelle atmosfere, non abbiamo qui una critica violenta contro la borghesia francese e anche l’atteggiamento di Ariane (Catherine Frot) durante l’audizione di Mélanie (Deborah François) non merita certo la terribile vendetta che le sarà inflitta. Al regista interessa scoprire la terribile verità dei sentimenti, buoni o cattivi che siano, ma senz’altro universali. Le due protagoniste potrebbero essere realmente lesbiche entrambe. Ariane è fondamentalmente sola davanti a un marito quasi etereo nella sua perfezione. La giovane Mélanie sembra conoscere molto bene le sue capacità ammaliatrici.
Tutta la nostra simpatia è comunque convogliata verso il personaggio di Catherine Frot, che interpreta in modo sottile e coinvolgente i suoi turbamenti, un insieme di amore, paura e insicurezza. A noi viene quasi voglia di accoglierla tra le nostre braccia per proteggerla e confortarla. Il diavolo si nasconde invece dietro la giovane e seriosa bellezza di Deborah François, che ci offre la mirabile e controllata interpretazione di una segreta disperazione. Imperdibile per gli amanti del thriller intelligente, del cinema minimalista francese e della musica classica.
Segnaliamo anche una presenza gay (in particolare un gay cultore di Pasolini) nel film, anch’esso in uscita oggi nelle sale, “Segretario particolare”, opera prima dello sceneggiatore Nicola Molino (“Fiabe metropolitane”, “Prime luci dell’alba”) che affronta il tema della responsabilità in un mondo politico corrotto. Il “particolare” del titolo non ha comunque nessuna attinenza alla sessualità del protagonista Davide che è sposato (andrà a trovare la moglie, colta da ictus, in ospedale) e segretario di un avvocato parlamentare. Davide si accorge in ritardo, quando viene convocato dal pubblico ministero, che tra le sue mani passano delle somme di denaro di sospetta provenienza. Comincerà da qui un viaggio a ritroso del protagonista che lo porterà, attraverso una catena di amici e personaggi vari, fino alle sue origini quando la madre si concedeva a uomini di passaggio per dar da mangiare a lui e al fratello. Il regista descrive il film come la “storia di una presa di coscienza che si traduce in un viaggio alla ricerca, mentale e fisica, dei propri riferimenti “.
Qui sotto una immagine dal film “La voltapagine”