Data l’importanza che riveste per tutto il popolo gay, ci permettiamo oggi una breve riflessione su un argomento, le unioni civili, che esula dal mondo del cinema, anche se il cinema ha fatto e, siamo sicuri, continuerà a fare, la sua parte proponendo opere come “Reinas”, “Il Padre delle spose”, “Manuale d’amore 2”, ecc. che hanno sollecitato l’opinione pubblica a confrontarsi con questa problematica.
Diciamo subito che noi, in quanto omosessuali, siamo assolutamente certi che il nostro “amore”, la nosta capacità affettiva è in tutto e per tutto simile a quella etero, e che quindi qualsiasi differenziazione sociale o legale è totalmente arbitraria, discriminatoria e illegittima.
Oggi stiamo cercando di uscire da una prevaricazione millenaria dei nostri diritti, e soprattutto del nostro diritto alla felicità, che molto spesso è legato alla soddisfazione della nostra affettività, del nostro bisogno di dare e ricevere amore.
La Chiesa che si dice fondata sull’amore per l’umanità, amore per il quale Dio sacrificò addirittura il Figlio, è stata invece la realtà che ce lo ha sempre impedito, arrivando fino a macchiarsi del nostro sangue. E ancora oggi la Chiesa, in Italia, su questo argomento, vuole dettare legge.
Quasi ogni giorno sentiamo da vari media (anzichè dai pulpiti, dove potrebbe essere legittimo) parole offensive e violente contro di noi e contro il nostro amore. Parole che purtroppo educano ancora all’odio e alla discriminazione nei nostri confronti tanta parte della società italiana.
Ora, per la prima volta, arriva un disegno di legge, che speriamo possa tradursi, magari migliorato, presto in legge dello Stato, che riconosce e legalizza gli omosessuali e il loro amore.
Finalmente anche nel nostro Paese arriva una voce diversa da quella papale, una voce istituzionale e legislativa che ci offre una patente di cittadinanza e legalità, la possibilità di esprimere alla luce del sole la nostra affettività, cioè la nostra vita, il diritto di esistere.
Siamo d’accordo che è il minimo, che siamo all’anno uno, ma siamo finalmente usciti dall’area della negatività, della inesistenza. L’impatto sociale di una legge dello Stato è grandissimo. Nessuno può ignorarla. E nessuno può agire o pensare indipendentemente da essa. Le leggi sono l’inequivocabile segno di un cambiamento sociale, sono sia un punto di arrivo che un punto di partenza.
La situazione italiana è assai particolare. Le sinistre non sono mai riuscite a superare il 35 % della popolazione. Tutti i sondaggi finora fatti hanno sempre espresso una percentuale minoritaria sulle coppie di fatto gay. Il rischio di un referendum abrogativo è altissimo. Le destre, anche quelle liberali, hanno imboccato una deriva clericale che le porta spesso a prese di posizioni omofobe e illiberali. Il movimento gay riesce ad esprimere e mobilitare solo la punta di un iceberg, in gran parte ancora nascosto e timoroso. In questi ultimi mesi non mi sembra che abbiamo riempito le piazze o galvanizzato importanti partiti politici o settori della società.
Fortunatamente hanno lavorato per noi molti quotidiani e media, mettendoci spesso sulle prime pagine (ricordo che quando qualcuno chiese, pochi giorni fa, a Prodi cosa stava facendo per i pacs, questi candidamente rispose di chiederlo ai direttori dei giornali, e aveva ragione). Grande merito va anche alla sparuta pattuglia LGBT parlamentare (Grillini, De Simone, Luxuria, Silvestri, Pecoraro, in primis) che hanno lavorato con ostinazione e perseveranza ottenendo risultati quasi miracolosi, insperabili solo qualche mese fa.
Adesso anche il popolo gay deve fare la sua parte, che non è certo quella di affossare il tutto perchè non risponde ai nostri desideri. Assurdo pensare di poter trovare sempre la pappa pronta e di nostro gusto, senza sporcarci le mani in cucina.
Arcigay insieme a molte altre associazioni LGBT sta preparando importanti mobilitazioni nazionali, iniziative politiche e di massa che la società si aspetta di vedere per avere una indicazione e una conferma della direzione su cui è giusto proseguire.
Gli obiettivi, le parole d’ordine e i temi di queste iniziative, così come una consistente partecipazione, avranno grande responsabilità sull’iter parlamentare di questo disegno di legge e sul suo possibile miglioramento. Adesso criticare non è più sufficente, può anzi diventare un facile alibi per non sporcarsi, per non cambiare nulla. Adesso è il nostro, cruciale e indispensabile, momento di agire.
Il testo definitivo del disegno di legge coi comunicati stampa Arcigay, Mario Mieli e Cassero
Vedi la rassegna stampa del 9 febbraio sul “DICO” parte1, parte 2, parte 3 e parte 4