AL SUNDANCE NESSUN PREMIO AI (POCHI) FILM GAY

I vincitori del Sundance 2007 – I due film gay che più hanno appassionato il pubblico (Save Me e Red Without Blue) – Premio Speciale al corto “Freehend”

GRAN PREMIO DELLA GIURIA (Grand Jury Prize)

LUNGOMETRAGGIO: PADRE NUESTRO di Christopher Zalla
DOCUMENTARIO: MANDA BALA (SEND A BULLET) DI Jason Kohn

PREMIO INTERNAZIONALE DELLA GIURIA (World Cinema Jury Prize)

LUNGOMETRAGGIO: SWEET MUD (ADAMA MESHUGAAT) – Israele, di Dror Shaul
DOCUMENTARIO: ENEMIES OF HAPPINESS (VORES LYKKES FJENDER) – Danimarca, di Eva Mulvad e Anja Al Erhayem

PREMIO DEL PUBBLICO (Audience Award)

LUNGOMETRAGGIO: GRACE IS GONE, di James C. Strouse
DOCUMENTARIO: HEAR AND NOW, di Irene Taylor Brodsky

PREMIO INTERNAZIONALE DEL PUBBLICO (World Cinema Audience Award)

LUNGOMETRAGGIO: ONCE – Irlanda, di John Carney
DOCUMENTARIO: IN THE SHADOW OF THE MOON – Regno Unito, di David Sington

La Giuria del Sundance ha voluto assegnare un Premio Speciale al cortometraggio “Freeheld” di Cynthia Wade, un documentario sulla battaglia che il Tenente Laurel Hester ha portato avanti, dopo che le era stato diagnosticato un cancro ai polmoni e sei mesi di vita, per fare ottenere alla compagna della sua vita i benefici ereditari che aspettano alle coppie normalmente sposate. Il motivo principale era quello di permettere che la sua compagna potesse abitare ancora nella loro casa, comperandone la sua metà. La regista del film ha dichiarato che il premio spetta esclusivamente alle due donne che hanno voluto partecipare a questo film per aiutare chiunque si dovesse trovare nella loro situazione.

Quest’anno nessuno dei principali premi del Sundance 2007, il festival del cinema indipendente americano, è andato a film o documentari LGBT (lo scorso anno “Non è peccato – La Quinceañera” vinse sia il premio della giuria che del pubblico). Peccato perchè pur non essendo molte le opere a tematica presentate, alcune avevano veramente commosso il pubblico del Sundance. Tra queste il film “Save me” di Robert Cary, praticamente “IL” film gay di questa edizione del festival, interpretato dagli attori gay Robert Gant (potete vederlo nelle puntate attualmente in corso su Jimmy di Queer as Folk nel ruolo del professor Ben Bruckner-Novotny) e Chad Allen e da Judith Light, grande attrice e grande amica dei gay da sempre, che ha spesso aiutato il movimento LGBT a trovare risorse e finanziamenti. Light nel film è Gayle, direttrice di un gruppo religioso di ex-gay che ha come scopo quello di aiutare i gay a cambiare vita. Si potrebbe pensare che il suo ruolo sia completamente negativo, invece è un personaggio a più dimensioni, ricco di sfumature e soprattutto onesto e in buona fede. Nel gruppo incontra Mark (Chad Allen) un ragazzo drogato che stava andando verso l’autodistruzione e che ora cerca disperatamente una via d’uscita. Mark ricorda a Gayle suo figlio gay che vide morire di overdose a soli 17 anni. Dopo la sua morte Gayle si dedicò completamente all’assistenza di altri ragazzi gay, convinta in buona fede che il modo migliore per aiutarli fosse quello di farli diventare etero. Judith Light, presente al festival, quando le è stato chiesto come si è sentita ad interpretare la direttrice di un gruppo di recupero all’eterosessualità di gay, ha detto che è stato assai difficile perchè “il mio cuore e la mia anima sono con la comunità gay”, ricevendo uno scroscio di applausi.

Il film che più ha fatto piangere il pubblico gay (ma non solo) del Sundance è il documentario “Red Without Blue” di Brooke Sebold, Benita Sills, e Todd Sills. Il film segue la vita di due gemelli identici che si ritrovano entrambi gay in una piccola città del Montana. Sono inseparabili e la madre da piccoli doveva vestirli con colori differenti per poterli riconoscere, Mark di rosso e Alex di Blue (da qui il titolo). Le cose precipitano quando arriva l’adolescenza, prima il divorzio dei genitori, poi le droghe e un tentativo congiunto di suicidarsi, poi la decisione di Alex di cambiare sesso e diventare Claire. Dopo il suicidio fallito viene loro imposta una separazione forzata. Mark interpreta la decisione di Alex di diventare Claire come un modo per allontanarsi da lui. Attraverso dei flashback vediamo anche immagini dei due bambini che alle elementari subiscono le attenzioni di un pedofilo 17enne che stupra un bimbo di 10 anni davanti agli occhi di Mark. Complicati e difficili anche i rapporti con la loro madre, che loro ad un certo punto credono lesbica. Il film segue poi per tre anni le storie di Mark, con i suoi primi amori e di Claire, che riuscirà ad operarsi con l’aiuto del padre, il tutto visto attraverso filmini casalinghi, fotografie e interviste ai personaggi reali della vicenda. Un approccio originale, vivace e intenso a problematiche difficili che meraviglia sapere realizzato da autori giovanissimi.

Accolto molto bene anche l’ultimo film di Greg Araki, “Smiley Face” presentato nella sezione Mezzanotte. Ne parla così Giulia D’Agnolo Vallan sul Manifesto di oggi: “Lasciatosi dietro il suo periodo queer e creativamente più esplosivo, l’enfant terrible del cinema indipendente Usa anni novanta, sembra oggi una sorta di Peter Pan. Lontano dagli spasmi erotico/esistenziali dei suoi vecchi lavori (ma anche da Mysterious Skin, dalla cui darkness Araki dice di aver voluto con questo film prendere una boccata d’aria), Smiley Face è una più aggraziata commedia dai colori vivaci che segue le peripezie di una giovane attrice losangelina fusissima (oltre al bong che si fa normalmente di prima mattina, ha divorato un vassoio intero di cupcakes alla marijuana) attraverso Los Angeles. Anna Faris è l’ottenebrata (e sempre solare) protagonista, con un tempo comico da screwball. La sceneggiatura originale – intitolata The Being John Malkovich of all Pot-Smoking Stoner Movies – è dello scrittore Dylan Haggerty.”

Il sito ufficiale del Sundance (con tutti i premiati)

Qui sotto una immagine dei due attori gay, Robert Gant e Chad Allen (sinistra), nel film “Save Me”

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