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Il sito web di Georgia Lepore
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Caro signor Casagrande,
mi scusi ma io HO letto il suo intervento per intero e non cambio idea sull’impressione che ne ho ricevuto.
E mi scusi ancora ma non credo proprio di essere stata maleducata nel mio intervento. Forte si, ma non maleducata.
Detto questo, penso di essere in grado (senza sciorinare un curriculum, cosa che ha fatto lei per entrambi) di riconoscere e distinguere un buon doppiaggio da un cattivo doppiaggio. E so molto bene quanto, ahimé, siano sempre più frequenti questi ultimi. Non creda che non ne soffriamo anche noi. Non creda che per noi non sia un cruccio fare in una settimana quello che “loro” hanno fatto in 18.
Ma converrà che la loro responsabilità è leggermente diversa dalla nostra. Noi abbiamo a disposizione solo la nostra voce là dove loro hanno il corpo, gli occhi, i silenzi (perché no?) in più per trasmettere tutto ciò che deve arrivare al pubblico. E siccome a noi è richiesto “solo” questo si pretende che si faccia in meno tempo. Si fa tanto parlare di arte, ma il tempo è denaro anche in questo campo, non ce lo dimentichiamo.
Certo, sono daccordo con lei che se la scelta del doppiatore, cioè della voce che ha la suddetta responsabilità, è infelice, allora è un gran peccato.
Ma non è “colpa” del doppiatore.
Noi siamo dei semplici interpreti (più o meno capaci, ma diciamo mediamente bravi) e rispondiamo a un direttore che a sua volta risponde a un supervisore designato dalla casa di distribuzione o dalla rete televisiva di turno. In tutto questo passaggio di cervelli (sul cui funzionamento, ammetto, non sono sempre d’accordo) lei capirà che può accadere che una serie divertente, acuta e brillante come Friends venga edulcorata ( è la rai che la vuole così. Siamo in Italia, sotto al Vaticano, il sesso a tre con Drew Barrymore non è contemplato..) oppure che si faccia l’infausta scelta di scambiare la Louisiana con la Calabria. Che pensa? Che io non sia saltata sulla sedia solo perché Massimo Rossi è un mio amico e di solito è molto bravo? Quello che cerco di spiegarle è che l’unica responsabilità che il doppiatore ha è usare la sua voce al meglio. Le intenzioni che deve avere, l’inflessione che deve avere, le parole che deve dire, non sono una sua scelta. Arriva a dialoghi già scritti da altri, con un direttore che ha le sue idee di interpretazione, e un supervisor che a sua volta ha le sue (a volte decisamente bizzarre, glielo assicuro).
Certo che i messicani di Babel facevano ridere perché sembravano genovesi, ma in sala con i doppiatori c’era un dialog-coach messicano (voluto dal fantasioso supervisor) che gli faceva sentire l’inflessione che dovevano avere… con i risultati che ben sappiamo.
Non scambi il mio intervento per una cieca alzata di testa in difesa del doppiaggio in generale. La stupirà sapere che io sono una “doppiatrice” anomala. Cerco di fare il mio lavoro al meglio, certo, ma vado a vedere i film in originale. Li compro in originale e scelgo l’originale sui dvd quando c’è la possibilità. E questo non perché disprezzi il doppiaggio, ma perché amo il lavoro degli attori e amo la lingua inglese che ho la fortuna di capire e parlare abbastanza da godermi il film. Molti di noi non fanno solo il doppiaggio sa? Nel suo intervento si chiedeva ironicamente se un doppiatore è mai stato su un set cinematografico… Si. Molti di noi ci sono stati eccome e molti ancora ci stanno. Come molti sono costantemente in palcoscenico. Ma questo non fa di loro dei migliori o dei peggiori doppiatori. Il doppiaggio non richiede solo un talento recitativo, è anche una tecnica di lavoro ben precisa e molto diversa da quella del cinema o del teatro.
L’aggettivo “incompetente” non è un insulto, signor Casagrande, l’ho scelto perché indica la “non-competenza” di qualcosa, cioè la non conoscenza e la non partecipazione. Diciamo che io conosco e partecipo un pò più di lei perchè conosco e partecipo da “dentro”.
Posso discutere con lei quanto vuole del cattivo doppiaggio (e non solo lo farei con piacere, ma mi accalorerei quanto lei) ma non qui magari.
Dovrei fare nomi e cognomi e non è elegante.
Solo non spariamo a zero sui doppiatori attribuendogli colpe, scelte, responsabilità che non hanno.
Alcuni non sono niente di che, o hanno solo una bella voce e la usano al minimo, d’accordo. Ma ce ne sono anche tanti bravi,che sanno fare il loro lavoro e molto bene, spesso in condizioni non ottimali. E se lei li ascoltasse con un orecchio meno condizionato dal rifiuto a priori sono sicura che ne converebbe con me.
Quanto all’esempio che ha fatto della mia carriera, mi spiace ma non calza. E’ vero che io ho doppiato quelle attrici, ma alcune di quelle le ho doppiate una volta sola, in un solo film, e quelle che ho doppiato di più non le ho neanche doppiate sempre. Come l’ha messa lei, 1 x 12, sembra che in giro, da anni, si senta solo me! Non è così.
La proporzione in alcuni casi è 1 film doppiato da me su 15-20 fatti da loro… che poi sono “migrate” verso altre colleghe, sempre per le famose scelte che non dipendono da noi ma dal cervello di turno..
( che magari ha avuto anche ragione, per carità, ma in qualche caso mi è veramente dispiaciuto..) Faccio un ultimo esempio proprio a proposito di “Vanilla Sky”. E’
stato il supervisor, messo di fronte al fatto che la Diaz e la Cruz erano entrambe attrici che avevo più o meno sempre doppiato, a decidere che io dovessi doppiare la Diaz. Non hanno detto a me “Scegli”…
Comunque.
Sono d’accordo sul fatto che ognuno è libero di scegliere come vedere un film. Quando ci viene richiesto , noi cerchiamo di doppiarlo al meglio. Chi non vuole sentirci, può andare al cinema che da la versione originale (pochi, ne convengo) oppure scegliere l’opzione della lingua originale sul dvd. E possiamo vivere tutti felici e contenti.
Torino è una città che amo molto e nella quale sono spesso venuta in turné con grande piacere…non è escluso che in un prossimo futuro venga a farmi offrire una cioccolata, davanti alla quale parleremo liberamente di cinema, doppiaggio e quant’altro, scoprendo di avere in comune molte più cose di quanto crediamo…
cordiali saluti
Georgia Lepore
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[una precisazione]
Doppiaggio si doppiaggio no…
Non voglio intervenire su questo argomento perché l’ho sempre ritenuto controverso e contraddittorio… Ma curiosamente mi sono accorto che, inconsciamente Giorgia Lepore, che stimo come doppiatrice, ha pensato a me rispondendo all’intervento di Daniel Casagrande, quando alla fine del suo intervento dice… Torino è una città che amo molto e nella quale sono spesso venuta in turné con grande piacere…non è escluso che in un prossimo futuro venga a farmi offrire una cioccolata, davanti alla quale parleremo liberamente di cinema, doppiaggio e quant’altro, scoprendo di avere in comune molte più cose di quanto crediamo…
Cara Giorgia, con piacere le offrirò la cioccolata e magari parleremo anche di questo spinoso tema o di tutt’altro… Intanto ti ringrazio per aver pensato a me, anche se inconsciamente…
Giovanni Minerba
Direttore di
“Da Sodoma a Hollywood” – Torino GLBT Film Festival
([email protected])
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Chiedo scusa al signor Casagrande e al signor Minerba se ho confuso i loro festival!
L’invito “ad invitarmi” al signor Casagrande è sempre valido…Venezia è sempre Venezia.
E la cioccolata torinese del signor Minerba è accettata con lo stesso piacere con cui è stata offerta.
Scusate ancora per la maldestra confusione..
cordialmente
Georgia Lepore
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Gentile Georgia Lepore,
grazie per il suo intervento pacato ed informativo. Purtroppo non fa altro che confermare alcune delle paure espresse nel mio post, ovvero che:
– a causa dell’aumento dell’offerta audiovisiva e conseguenti ritmi di produzione, nel mondo del doppiaggio e del sottotitolaggio in Italia sia in atto una “corsa al risparmio” che porta ad un prodotto in certi casi scadente.
– che l’adattamento italiano a volte subisce una censura preventiva delle intenzioni originali (peccato per il sesso a tre con Jennifer Aniston e Drew Barrymore…)
Sono sicuro, ne è prova la sua lunga carriera anche al di fuori della sala doppiaggio, che lei è una professionista seria e preparata, come tanti altri suoi colleghi che sono lor malgrado costretti a fare da ‘complici’ a questo scempio dettato… dall’avidità e dall’oscurantismo! (siam tornati di colpo nel medioevo!)
Come vede, anche da dibattiti come questo, il pubblico oggi è ben più colto e raffinato, capace anche di insorgere davanti ad un prodotto raffazzonato. Qualora lei e i suoi colleghi volessero un qualsivoglia tipo di sostegno per battaglie future in nome della qualità e non della quantità (per non parlar della censura!), sono sicuro che l’appoggio non mancherebbe.
Saluti,
Massimo Benvegnù
http://sunsetblvd.ilcannocchiale.it