Vi avevamo già accennato nelle “brevissime” all’uscita di un libro di Andrea Jelardi e Giordano Bassetti dal titolo “Queer tv – omosessualità e trasgressione nella televisione italiana”, ora sentiamo il dovere di tornarci sopra con qualche approfondimento in più, perchè, dopo avere letto il libro, pensiamo che sia un’opera molto importante sia nel panorama della letteratura saggistica nazionale che nella costruzione di quella cultura gay che finalmente anche in Italia inizia ormai a contare su importanti riferimenti, come questo.
Una comunità senza storia è una comunità che deve ancora nascere, usa ripetere un nostro importante storico, e, aggiunge Massimo Consoli nella prefazione al libro, “questo lavoro di Andrea e Giordano ci permette di dare una rapida occhiata a quella che è stata la nostra vita dagli anni Cinquanta a oggi, a come è stata rappresentata la nostra storia, a come ci ha dipinto lo strumento di comunicazione di massa più importante che ci sia mai stato”.
Quello che infatti emerge da questo libro è un quadro assai completo di come le problematiche LGBT siano passate attraverso i principali media di questi ultimi 50anni, perchè la televisione, oltre ad avere una propria autonomia creativa, è anche un canale di raccoglimento e distribuzione di molti altri strumenti mediatici, tra i quali in primis il cinema, il teatro, la musica, l’arte e l’informazione.
Così, già nel primo capitolo del libro, troviamo descritto molto bene “il lento cammino dell’omosessualità dalle altri arti alla tv” con riferimenti al primo artista teatrale “en travesti”, al primo cinema a tematica gay, alle prime icone della trasgressione italiana come Giò Stajano, ecc. ecc.
Grande spazio è dato nel volume al cinema queer, tanto che non sarebbe stato male inserirlo pure nel titolo o sottotitolo del libro. In ognuno dei sei capitoli “cronologici” del libro, dagli anni ’50 ad oggi, abbiamo infatti diverse pagine dedicate specificatamente alla produzione cinematografica italiana con riferimenti gay.
Si inizia col primo film italiano che presenta un personaggio gay, il “Ci troviamo in galleria” di Mauro Bolognini del 1953, seguito poi da “Costa Azzurra” di Vittorio Sala e “La sceriffa” del 1959. Nel decennio successivo abbiamo altri titoli dove, tranne l’eccezione di “Il mare” di Giuseppe Patoni Griffi con Umberto Orsini nel ruolo di un giovane attratto da un uomo maturo, l’omosessualità viene proposta al pubblico in chiave comica o macchiettistica.
Prosegue così un esame dettagliato di tutti i film a tematica prodotti in Italia, offrendocene per la prima un panorama completo e ragionato.
Altrettanto spazio trovano naturalmente le produzioni televisive di fiction (soap, sceneggiati, telefilm, ecc. con diversi riferimenti anche ai prodotti americani importati), gli show, i reality, i personaggi dello spettacolo, le tv satellitari (con un’analisi critica della funzione svolta da Gay.tv), oltre a un approfondito esame dei principali temi connessi, come la censura, i pregiudizi, gli stereotipi, le icone gay, i cartoon gay, l’informazione, ecc.
Il volume termina con otto interviste ad altrettante figure emblematiche della produzione mediatica e una riflessione sui cambiamenti in atto che portano ad una felice e ottimistica considerazione: “L’omosessuale non è più l’uomo nero”.
Una piccola e preziosa storia, che si legge d’un fiato e mette un po’ d’ordine in un settore di estrema attualità e importanza, attraverso il quale, probabilmente, i nostri posteri ci giudicheranno.
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Riportiamo la prefazione al volume scritta da Carlo Freccero:
PREFAZIONE
OMOSESSUALITÀ E TRASGRESSIONE NELLA TV AMERICANA
Questo libro affronta un tema che in Italia inizia solo ora ad affermarsi, mentre negli Usa è da anni al centro di un vasto interesse: la cultura gay nell’universo mediatico, nelle sue varie declinazioni.
Da tempo negli Stati Uniti il pensiero gay è al centro dei cultural studíes ed ha invaso la fiction con prodotti televisivi come Will e Grace, Six Feet Under e Nip/Tuck e film come I segreti di Brokeback mountain.
È inevitabile che l’interesse per l’argomento contagi anche noi, tenuto conto che tutto il nostro immaginario è un prodotto di Hollywood e della fiction statunitense.
Vi chiederete perché negli Usa la tematica gay abbia avuto tanto successo e riscuota così tanto interesse da tanto tempo. I motivi sono molteplici.
In primo luogo culturali, nelle università americane è sopravvissuta dopo il Sessantotto una cultura delle minoranze.
Il concetto di «politicamente corretto» si riferisce proprio all’esigenza di non offendere culture minoritarie.
La cultura Usa è un mosaico multietnico di minoranze: Chinatown, Little Italy, Potere Nero, ma anche la comunità ebraica, ispanica cubana, irlandese, rispetto alla maggioranza wasp.
La cultura «di genere» è un’evoluzione del femminismo. Le donne hanno costruito una propria cultura che non ha come referente i gruppi etnici, ma la differenza specifica. Dopo le donne anche i gay rivendicano i loro diritti e si costituiscono come minoranza con una sensibilità ed una cultura propria che chiede rispetto e spazio per esprimersi.
Ci sono poi motivi sociologici. L’America è territorialmente molto estesa e la sua maggioranza, anche politica, esprime l’interno, la periferia, il sud.
Una maggioranza conservatrice e bigotta, che orienta le sue scelte in base a concetti di «normalità» e conservazione.
Ma questa massa quantitativamente maggioritaria, non ha accesso diretto ai media. L’industria culturale, l’immaginario hollywoodiano, televisivo della fiction e della moda è espressione piuttosto dei grandi centri urbani, della cultura metropolitana sofisticata.
Oggi nella moda e nello spettacolo operano un gran numero di gay. È intuitivo che mettano in scena il loro quotidiano in termini di normalità. Gay sono sceneggiatori, scenografi, registi.
La cultura gay occupa l’immaginario. Almeno nella fascia dei prodotti alti pensati per la tv a pagamento. Con qualche paradosso. Oggi l’America di Bush è complessivamente più conservatrice dell’America di Clinton. Un serial «spregiudicato e trendy» come Sex and the city è stato sostituito dall’apparentemente più conformista Desperate housewives. Ma lo sceneggiatore del nuovo prodotto appartiene ancora una volta alla cultura gay. Perché lo spettacolo richiede, per essere praticato, una sensibilità esasperata, più che femminile. La nostra è una società fondata non tanto sulla sociología, quanto sulla psicologia.
La gamma delle sfumature psicologiche, dei sentimenti flamboyant è tipicamente gay, si pensi al melodramma anni Cinquanta e a una figura come Tenesse Williams.
Oggi il messaggio gay è più esplicito per motivi culturali. Portata a termine la rivoluzione sessuale degli anni Settanta solo la sessualità gay ha oggi una carica rivoluzionaria, rappresenta ancora per i benpensanti un’infrazione.
L’esplosione della tematica omosessuale nella fiction rappresenta una forma di coming out da parte di chi fa spettacolo, registi e sceneggiatori. Significa: «anch’io sono gay».
L’onda gay come fenomeno di costume ha avuto origine negli anni Ottanta: è in questo periodo che nasce la moda di massa, il pret-a-porter che diffonde l’ideale estetico a livello di costume. E con l’esplosione della moda nasce il travestitismo, l’eccesso, la ridondanza dei particolari e dei dettagli: paillettes, lamè, spallone, gioielli vistosi. Un universo estetico che è naturalmente gay e del travestitismo. I massimi stilisti sono gay e solo un certo tipo di sensibilità può portare a certe forme di creatività. Gli anni Ottanta non sono politicamente «impegnati», ma esprimono un gusto estetico della vita compatibile con l’immaginario gay. Sono anni di disco music, di yuppismo, di superficialità, ma anche di una grande attenzione alla qualità della vita. C’è un ottimismo diffuso legato al boom economico. Le classi emergenti sono, appunto, quelle metropolitane, eleganti e spregiudicate che colonizzeranno anche il mondo della pubblicità e dello spettacolo.
Oggi, al contrario, sia negli Usa che in Europa assistiamo a una fase di restaurazione e perbenismo: la classe emergente è costituita da quella maggioranza conformista che esprime governi conservatori e chiede ai suoi rappresentanti politici sicurezza e moralità sociale.
Viviamo un’epoca di schizofrenia mediatica. Da un lato la politica e l’informazione tendono a disegnare una società basata su valori arcaici che si riteneva estinti. Dall’altro l’industria dello spettacolo mette in scena un mondo disinvolto e metropolitano, sempre più accerchiato da una periferia conservatrice e bigotta. Negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta la battaglia progressista era soprattutto una battaglia culturale, condotta da intellettuali «impegnati» di cui spesso si piange l’estinzione.
Oggi il compito di liberare i comportamenti sessuali e sociali è delegato allo spettacolo. Un po’ come negli Stati Uniti oggi, dove l’ultima resistenza al bellicismo dei repubblicani, è costituita da attori, registi e sceneggiatori hollywoodiani.
In questo contesto la tematica gay è centrale, e tenderà a diventarlo sempre di più. Questo libro è la testimonianza tangibile di ciò che è accaduto o sta per accadere.
Carlo Freccero
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Riportiamo la presentazione del libro e degli autori tratte dai risvolti di copertina:
Queer tv – omosessualità e trasgressione nella televisione italiana, attraverso un’indagine approfondita sui primi cinquant’anni di televisione, nonché sulle produzioni cinematografiche italiane e sui format e le serie televisive d’importazione, intende offrire al lettore un’inedita storia dell’omosessualità e della trasgressione sul piccolo schermo in Italia. Ripercorrendo fatti e personaggi, gli autori hanno inteso condurre un’indagine non soltanto storica, ma anche biografica, sociale e di costume. Ampio spazio è dedicato ai mutamenti della società, alle mode e all’evoluzione della morale. Dalle Sorelle Bandiera a Amanda Lear, da Eva Robin’s a Maurizia Paradiso, ai censurati del video, da Nunzio Filogamo a Mastelloni, senza trascurare tutti coloro che, apparendo sul piccolo schermo en travesti, da Alighiero Noschese a Leo Gullotta fino a Platinette, personaggi che hanno spianato la strada all’ingresso dei gay e delle tematiche GLBTQ nel mondo dello spettacolo.
Particolare attenzione è stata rivolta anche al settore dell’informazione, spesso poco obiettiva, ai noti e recenti casi di coming out dei vìp, ai film italiani a tematica gay, nonché ai telefilm, ai serial e ai cartoni animati americani che hanno contribuito non poco allo sdoganamento dell’omosessualità nei palinsesti della tv italiana.
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Andrea JeIardi vive e lavora a Napoli. E assistente presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa alla cattedra di Storia della città e del territorio e, dal 2003,1 a quella di Storia del viaggio e del turismo. Ha iniziato l’attività giornalistica nel 1994 collaborando a vari giornali e riviste tra cui il quotidiano Roma, le riviste mensili Casa Mia Decor e Lui GuideMagazine e il quindicinale Realtà Sannita.
Ha pubblicato saggi tra cui: Benevento antica e moderna (Realtà Sannita, 2000), Giuseppe Moscati e la scuola medica sannita del Novecento (Rs, 2004), Goffredo Coppola un intellettuale del fascismo fucilato a Dongo (Mursia, 2005), Almerico Meomartini architetto e archeologo (con P. F. Rossi, Rs, 2005), De Nicola il presidente galantuomo (Kairòs, 2006), Storia di Benevento (Pacini, 2006).
Giordano Bassetti vive e lavora a Napoli. Laureato al Dams di Roma 3. Ha iniziato la carriera di attore nel 1995 presso il laboratorio teatrale del Teatro Augusteo di Napoli diretto da Carlo Buccirosso, con il quale recita attualmente.
Nel 2003 ha partecipato come protagonista a tre episodi della fiction Rai La squadra e ha lavorato in vari film italiani.
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INDICE
Presentazione di Carlo Freccero | 7 |
Introduzione di Massimo Consoli | 11 |
Capitolo Primo – Videocensure: gli esordi della tv in Italia | 13 |
I. La censura di Guala ed il caso Filogamo | 14 |
2. La svolta degli anni Sessanta: Don Lurio | 17 |
3. Pregiudizi e timori verso l’omosessualità tra gli anni Cinquanta e Sessanta | |
4. Il lento cammino dell’omosessualità dalle altre arti alla tv | 22 |
a) Nicola Maldacea: primo artista teatrale en travesti | |
b) letteratura, cinema e teatro a tematica gay | |
c) omosessualità e travestitismo nel cinema italiano degli anni Cinquanta e Sessanta | |
d) Totò «malafemmina» | |
e) la prima icona italiana della trasgressione: Giò Stajano | |
f) Schuberth: il sarto delle dive deriso dai media | |
5. Una coppia gay-friendly: Vittorio Caprioli e Franca Valeri | 33 |
6. Tra gli anni Sessanta e Settanta: Paolo Poli | 38 |
Capitolo Secondo – Signori e Signori: | |
gli anni Settanta verso nuove libertà | 41 |
I. Arbore talent scout: Renato Zero e le Sorelle Bandiera | 42 |
2. L’omosessualità in tv tra libertà, stereotipi e censure | 44 |
3. L’omosessualità nel cinema e nella tv dell’Italia degli anni Settanta | 48 |
a) il cinema comico ed en travesti: dal Vizietto in poi | |
b) il cinema impegnato | |
c) Franco Caracciolo: un «Principe» trasgressivo | |
Capitolo Terzo – Videotrasgressione: | |
le novità degli anni Ottanta | 55 |
1. Divi en travesti in tv ed al cinema | 57 |
2. Il cinema italiano a tematica gay negli anni Ottanta | 59 |
3. Amanda Lear ed Eva Robin’s: le donne del mistero | 62 |
4. Tra censura e trasgressione: dal sexy quiz a Maurizia Paradiso | 65 |
5. I gay sul piccolo schermo attraverso i telefilm americani | 67 |
6. Gli anni Ottanta e la nascita delle icone gay | 70 |
Capitolo Quarto – Omovisione: la svolta degli anni Novanta | 72 |
l. L’ornosessualità in tv tra censure, dibattiti e piccoli scandali | |
a) omosessualità e tv d’intrattenimento | |
b) l’omosessualità nella tv d’informazione ed approfondimento | |
c) omosessualità in tv tra polemiche e censure | |
2. Le nuove signore della tv: Emma Coriandoli e Leonida | 84 |
3. Piccoli e grandi personaggi ambigui della tv italiana | 86 |
4. Etero contro gay a Ciao Darwin: la gara di fine millennio | 88 |
5. Il cinema italiano gay di fine millennio | 91 |
6. L’omosessualità nelle produzioni televisive americane | 95 |
a) da Bevery Hills a MeIrose Place | |
b) l’omosessualità femminile: un tema inedito | |
Capitolo Quinto – Gay ora in onda: il Terzo Millennio | 99 |
1. I primi segnali di svolta: il coming out dei vip | 100 |
2. Platinette, Vladimir Luxuria e Louisiana Fullin: tre nuove star della tv italiana | 103 |
3. La tv gay via satellite: Canal Jimmy | 109 |
4. Il primo media omosex: Gay tv | 110 |
5. Gli esordi della tv gay sulle reti nazionali: Fabio Canino e Cronache marziane | 112 |
6. Ifantastici 5: omosessualità senza stereotipi | 113 |
7. Markette – tutto fa brodo in tv: anche i gay | 116 |
8. Gay e reality: un gioco di equilibri | 118 |
a) Solange e Ivan Cattaneo: i pionieri nel reality | |
b) La fattoria è il ritorno di Mastelloni in tv | |
c) Gay e Grande Fratello: un rapporto difficile | |
9. L’omosessualità nella fiction italiana: un timido esordio | 126 |
10. Protagonisti e tematiche gay nei film italiani per la tv | 131 |
a) Un difetto difamiglia | |
b) Mio figlio | |
c) Piccoli padri | |
11. A spasso nell’etere: altri casi gay nella tv del 2000 | 139 |
a) un falso caso gay a Cominciamo Bene | |
b) le censure sanremesi per Cristina Bugatti | |
c) le censure e le direttive anti-gay sul piccolo schermo | |
12. L’ornosessualità nelle emittenti locali | 145 |
13. Gay ora in onda | 149 |
a) una polemica omofobica ad Amici di Maria De Filippi | |
b) le rivelazioni di Manola, concorrente lesbica di Amici | |
c) Open Space: il primo reality senza tabù sessuali | |
d) Alfonso Signorini: il re (gay?) degli opinionisti | |
14. Il cinema italiano gay nel Terzo Millennio | 156 |
a) Gli amici di Oskar e I&G, due serie tv a tematica gay | |
15. Omosessualità e personaggi gay nei telefilm americani | 163 |
a) Jack, il gay malinconico di Dawson’s Creek | |
b) una strana coppia: Will & Grace | |
c) Buffy: il primo caso di censura italiana ad un serial americano | |
d) storie gay in Nip/tuck, The O.C., Six feet under e Desperate Housewifes | |
e) Queer as folk e The L world | |
16. L’ornosessualità disegnata: le tematiche gay nei cartoni animati | 173 |
a) I Simpson: l’omosessualità a Springfield | |
b) da South Park ai Munchies | |
c) I Griffin e l’ambiguità di Stewie | |
Capitolo Sesto: Riflessioni al di qua del video | 181 |
l. Informazione obiettiva, pregiudizi e luoghi comuni: a chi la colpa? | 181 |
2. Gay e visibilità nella tv italiana del 2000 | 183 |
a) le parodie sull’omosessualità e sui personaggi gay | |
b) le parodie omofobiche di Striscia la notizia | |
Capitolo Settimo: A Video spento – interviste | 189 |
1. Roberta Capua | 189 |
2. Massimo Consoli | 191 |
3. Roberto Schena | 194 |
4. Carlo Croccolo | 197 |
5. Carlo Buccirosso | 198 |
8. Gloria Persico | 200 |
Note conclusive | 203 |
l. Omosessualità e trasgressione in tv. I motivi di una ricerca | 203 |
2. Riflessioni al di qua del video: qualcosa è cambiato | 204 |
Bibliografia e webgrafia | 206 |
Note | 211 |
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“Queer tv – omosessualità e trasgressione nella televisione italiana” di Andrea Jelardi e Giordano Bassetti, 2006, Fabio Croce Editore (15 €)