Mentre in Italia, a Bologna, si cerca di condannare un festival artistico promosso dall’Arcigay locale, altrove, festival di levatura nazionale e finanziati dallo Stato, come il Festival di Londra, giunto alla sua 50ma edizione, presentano con orgoglio il restauro di opere a tematica gay, a suo tempo rivoluzionarie e dissacratorie. Stiamo parlando del programma Avant-Gard del Festival londinese, terminato ieri 2 novembre, che presentava le opere di Kenneth Anger, restaurate dall’Ucla Film Archive, tra le quali il capolavoro omoerotico “Fireworks” girato dal regista nel ’47, a soli 17 anni, durante un weekend mentre i genitori erano assenti. Nel film il regista parla della propria omosessualità, con scene oniriche di grande immaginazione (che lo portarono poi in tribunale) e definisce l’omosessualità allo stesso modo degli indiani d’America: un dono degli Dei. Il film era tra i preferiti di Jean Cocteau e Rainer Werner Fassbinder. Tra le sue altre opere presentate ricordiamo “Scorpio Rising” (immagine sopra), anticipatore se non capostipite della Pop Art americana, esaltatore dell’omoerotismo supermacho con protagonisti i componenti di una band giovanile in jeans e giubbotti di pelle nera, con catene e droghe, che corrono per la città in sella a moto scintillanti. Anche questo film venne perseguitato dalla polizia per ragioni di censura e dall’American Nazi Party perchè dissacrava la svastica. Al Festival è stato annunciato che tutti i film di Anger, perfettamente restaurati, saranno pubblicati in DVD nel prossimo anno. Il Festival Londinese, che non è competitivo, ha dedicato inoltre una serata evento al film Shortbus con una tavola rotonda dal titolo “John Cameron Mitchell: Putting the Sex in Screen Stories” (John Cameron Mitchell: il sesso come protagonista al cinema)
Sempre in tema di Festival, ricordiamo che al Tokyo Film Festival, appena conclusosi, dove ha vinto il film “OSS 117, Cairo Nest of Spies” di Michel Hazanavicius, sono stati assegnati ben tre premi al film indipendente “Little Miss Sunshine” di Jonathan Dayton e Valerie Faris (migliore regia, migliore attrice protagonista e premio del pubblico per il miglior film), dove uno dei componenti della famiglia protagonista è un omosessuale dichiarato e accettato.