Va in onda questa sera alle 24:40 il documentario su Luchino Visconti, “Il Conte Rosso” realizzato da Maite Carpio e Daniele Cini per Rai Educational e presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, dove abbiamo potuto ammirare anche la bellissima mostra su Visconti. Il documentario è molto ben fatto e contiene anche spezzoni inediti del film “Giorni di gloria” girato da Visconti e altri subito dopo la liberazione, dove possiamo vedere le scene altamente drammatiche del processo e della fucilazione di Caruso, il questore di Roma compromessosi con la strage delle Fosse Ardeatine.
Il film racconta la vita di Visconti seguendone l’evoluzione politica e artistica mettendo in particolare risalto i suoi rapporti con la sinistra e il partito comunista, senza trascurare riferimenti importanti alla sua omosessualità (non molti per il vero). Nella sua prima giovinezza non si rivelò subito come omosessuale, occorre tenere presente che proveniva da una ricca e aristocratica famiglia milanese molto conosciuta, e fece anche un tentativo di fidanzamento con una principessa, presto naufragato. Probabilmente furono i suoi viaggi a Parigi, dove conobbe e frequentò personaggi come Gide e Cocteau, ad aiutarlo a vivere la sua omosessualità, che da allora non nascose più a nessuno dei suoi amici, mantenendo comunque sempre una certa discrezione e riservatezza, tipiche del suo carattere. Sempre a Parigi si avvicina anche alle idee della sinistra che lo faranno poi partecipare attivamente alla resistenza e al partito comunista.
Dopo avere fatto l’assistente di Jean Renoir per “Una partie de campagne” torna in Italia ed entra nel gruppo della rivista Cinema insieme a Ingrao, Alicata, De Santis, ecc. coi quali progetta il film Ossessione. In questo film trasforma il personaggio dello Spagnolo, originariamente solo un rivoluzionario che aveva fatto la guerra di Spagna, in un omosessuale che s’innamora del protagonista Gino (molto audace, per quei tempi, l’ambigua scena in albergo). Questo film fu molto osteggiato dalla Chiesa che promosse una violenta campagna contro il film che, proiettato a Venezia nel 1943, dovette aspettare due anni per arrivare nelle sale.
Dopo un periodo di detenzione venne liberato alla vigilia della liberazione e in seguito strinse forti rapporti con alcuni militanti del partito comunista, tra i quali Antonello Trombadori. Non divenne però mai un intellettuale organico al partito, rifiutandosi di chiederne la tessera perchè, come disse ad un giornalista, non se ne sentiva degno. Il problema era quello della sua omosessualità che, in quegli anni di forte moralismo, veniva condannata sia da destra che da sinistra (Togliatti stesso riconosceva che doveva essere repressa).
Toccante l’episodio raccontato da Lizzani e De Santis che erano andati insieme a Visconti al comizio di Nenni per la chiusura della capagna elettorale su monarchia o repubblica, dove Nenni aveva gridato “Volete voi avere una repubblica democratica o una monarchia con un re pederasta?” applaudito con entusiasmo dalla folla. Lizzani e gli altri amici guardarono il volto di Visconti provando una stretta al cuore.
In seguito Visconti affronterà problematiche omosessuali in diversi suoi film ( La caduta degli dei, Morte a Venezia, Ludwig, Gruppo di famiglia in un interno) facendo crescere negli intellettuali di sinistra la necessità di una completa revisione del problema che inizierà a produrre decisi cambiamenti dopo la morte di Pasolini e di Visconti, separte solo da pochi mesi di distanza.
Qui sotto una famosa immagine di Visconti