CONTINUA LA BATTAGLIA PER L'ELIMINAZIONE DELLA CENSURA

In un articolo su MicroMega il cinema indipendente lamenta il danno economico e culturale prodotto dal sistema dei divieti

MicroMega, la rivista mensila diretta da Paolo Flores d’Arcais, ha pubblicato questo mese un numero speciale dal titolo “Almanacco del cinema italiano” con diversi articoli molto interessanti, tra i quali una “confessione” di Ferzan Ozpetek e un appello di alcuni distributori indipendenti sul problema della censura italiana firmato da Vieri Razzini che vi presentiamo nella nostra rassegna stampa. L’articolo, intitolato “La censura non è uguale per tutti”, racconta molto bene le anomalie italiane, che invece di correggersi col passare del tempo, anche in seguito a scandali clamorosi come quello di “Ultimo tango” e di molti film pasoliniani, sembra addirittura peggiorare, arrivando a vietare ai minori di 14 anni un film “didattico” come Krampack (sarebbe da proiettare nelle scuole) e ai minori di 18 anni l’ultimo film di Ozon, “Il tempo che resta”, una poetica riflessione sulla morte, solo perchè mostrava in penombra un rapporto omosessuale. Per non parlare del divieto a “My Summer of love” solo per un bacio tra due ragazze e a “Soap”, dove non si vede assolutamente niente ma si parla del rapporto di amicizia tra una donna e un transessuale. Questi divieti pesano purtroppo pesantemente sul futuro di questi film, ai quali viene in pratica impedito il passaggio televisivo (con un danno economico per la produzione ma anche collettivo per la difficile fruizione dell’opera). Questo perchè è ancora in vigore una normativa dei primi anni ’90 (Silvia Costa) che impedisce la trasmissione tv prima delle 22:30 di film vietati ai minori di 14 anni, mentre per quelli vietati ai minori di 18 anni c’è il divieto totale. Siccome sono sempre meno le programmazioni tv di film in seconda serata, appare inevitabile la morte tv di qualsiasi film vietato. Chiarissimo quindi il messaggio disincentivante (gli introiti dei passaggi tv sono spesso fondamentali per il bilancio economico di film indipendenti) che viene mandato a qualsiasi produttore che voglia rispettare la libertà creativa degi autori, non solo per il tipo di immagini ma anche per le tematiche (leggi omosessualità) che si vogliono affrontare. L’autore dell’articolo termina invocando una legittima e indispensabile battaglia per l’eliminazione delle commissioni di censura lasciando a produttori e distributori la possibilità di autoregolamentarsi a seconda del canale distributivo scelto (in sala o in televisione)
Leggi articolo di Vieri Razzini

In America è uscito recentemente il documentario “This film is not yet rated” di Kirby Dick che affronta lo stesso problema (in un contesto normativo differente) e chiede che la MPAA (Motion Picture Association of America) si assuma la responsabilità riguardo al trattamento che i produttori indipendenti ricevono rispetto alle principali case produttrici, la disparità tra scene di sesso e di violenza e la loro parzialità contro i film a tematica gay. Leggi la cronologia MPAA scritta dagli autori del documentario.


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