Forse l’evento speciale più atteso della 63^ Mostra veneziana è l’ultima fatica di Giuseppe Bertolucci, il documentario “Pasolini prossimo nostro” che ci presenta per la prima volta (con 50 minuti di materiale inedito) un’intervista filmata da Gideon Bachman al regista durante le riprese del film Salò. Bertolucci ha montato quella intervista insieme a una quantita’ di foto di scena realizzate su quello stesso set dalla compagna di Bachmann, la fotografa Deborah Imogen Beer. ”Abbiamo ricostruito una sorta di fotoromanzo di ‘Salo’ o le 120 giornate di Sodoma”, dice Bertolucci e ”in questo lavoro di messa in fila delle foto di scena, una documentazione eccezionale anche nella fedelta’ rispetto alle inquadrature di Pasolini, sono venute fuori due sequenze mai inserite nel film, tra cui quella finale con il ballo di tutta la troupe sul set … spesso le immagini fotografiche materializzano i discorsi di Pasolini. E’ un po’ come vedere ‘Salo” commentato sequenze per sequenza dal suo autore”. Dalle parole di Pasolini nel film: “«Nel mio film c’è molto sesso, ma il sesso che c’è nel film è il sesso tipico di De Sade, che ha una caratteristica sado-masochistica. Questo sesso ha una funzione molto precisa nel mio film, quella di rappresentare cosa fa il potere del corpo umano: l’annullamento della personalità degli altri, dell’altro… il sesso ha una grande funzione metaforica… metafora del rapporto tra potere e coloro che ad esso sono sottoposti… C’è una frase in particolare che faccio dire ad uno dei personaggi del mio film: là dove tutto è proibito si ha la possibilità reale di fare tutto, dove è permesso solo qualcosa si può fare solo quel qualcosa…».
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