Dal 2007 (con un po’ di coraggio in più si poteva fare dal 2006) la Mostra del Cinema di Venezia avrà un premio ufficiale per il miglior film a tematica omosessuale, il Leone Gay. Un colpaccio per la cultura gay e un secco uno a zero per Venezia contro Roma (Veltroni, così amante del cinema e del pluralismo culturale, non dovrebbe lasciare questo vuoto nella sua nuovissima Festa del cinema). Chi dobbiamo ringraziare per questa conquista che ci mette al passo con altri Festival Internazionali, come Berlino o il Sundance? Anzitutto l’impegno che già dallo scorso anno hanno profuso Daniel N. Casagrande, organizzatore delle Giornate di Cinema Omosessuale, l’associazione CinemArte di Venezia e l’Arcigay nella persona dell’On. Franco Grillini che ieri, dopo ripetuti tentativi, sono riusciti ad incontrare il direttore della Mostra, Marco Muller, e Luigi Cuciniello, direttore organizzativo del Settore Cinema della Biennale, ottenendo l’accordo suddetto. Ma dobbiamo ringraziare anche gli autori del cinema gay contemporaneo, Ang Lee in testa, che ne stanno alzando sia il livello qualitativo che quantitativo, riuscendo addirittura a vincere Festival Internazionali come Venezia lo scorso anno, con Brokeback Mountain, o il Sundance di quest’anno con “Non è peccato – La Quinceanera”. E forse dobbiamo ringraziare anche quella destra italiana, Lega in testa, che hanno cercato di alzare un polverone contro le Giornate del Cinema Omosessuale di Venezia e ora minacciano un controfestival “hard-eterosessuale”. Grillini e Casagrande hanna già risposto che “nella proposta della rassegna hard c’è tutta la qualità e lo spessore politico della Lega e dei bingo bongo della politica italiana”. Ci spiace invece rilevare lo sconforto del Direttore del Festiva Gay di Torino, Giovanni Minerba, che lamenta, secondo noi con qualche ragione, di non essere stato preventivamente informato e teme, ma qui pensiamo che abbia torto, che troppi festival gay possano danneggiarsi vicendevolmente. Offrire un’occasione per vedere festival gay nelle grandi città italiane può solo essere una grossa opportunità per la popolazione omosessuale di quelle città (non tutti hanno la possibilità di trasferirsi da una città all’altra per diversi giorni) e un lancio pubblicitario in più per il cinema gay di qualità sulla strada del circuito distributivo tradizionale.
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