Lo scandalo non è il film, “Le temps qui rest”, uno dei più raffinati e delicati che abbiamo visto quest’anno, ma la censura. Vietare ai minori di 18 anni (al massimo la distribuzione poteva aspettarsi un divieto ai 14 anni) un film solo perchè presenta un rapporto omosessuale (quasi al buio e comunque senza nulla che possa turbare la vista) dimostra solamente un chiaro e scandaloso pregiudizio verso l’omosessualità. In Francia il film è uscito senza nessun divieto. Le conseguenze di un divieto ai 18enni sono pesantissime: tasse più alte, meno spettatori (oggi sono soprattutto i giovani ad andare al cinema), passaggi televisivi proibiti se non intervengono tagli, ecc. Ancora più scandaloso è il fatto che la censura lasci normalmente passare la maggior parte dei film commerciali, quelli cosiddetti di cassetta, dove scene di violenza e stupri sono all’ordine del giorno, e si accanisca contro il cinema di qualità che già di per sè fatica a trovare una distribuzione.
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