ANG LEE CONTESTA LA CINEMATOGRAFIA CINESE

Ang Lee, partecipando domenica scorsa ad un convegno all’interno del 9° Film…

Ang Lee, partecipando domenica scorsa ad un convegno all’interno del 9° Film Festival Internazionale di Shanghai, ha condannato le chiusure ideologiche e di mercato della cinematografia cinese. Il suo ultimo film, Brokeback Mountain, non può essere proiettato in Cina a causa della tematica omosessuale che affronta. E ha ricordato come “La tigre e il dragone”, coproduzione cinese del 2000, non sia andato bene nel mercato cinese nonostante avesse la star locale Zhang Ziyi. Ha quindi proseguito affermando che la Cina deve imparare molto dal metodo di lavoro di Hollywood se vuole ritornare ai grandi successi degli anni ’30, e non sono positive le restrizioni governative all’importazione di film stranieri, anche perchè rendono pigra la produzione interna. Prima dell’orgoglio nazionale, ha detto Lee, bisogna considerare i bisogni del popolo, della gente comune. Feng Xiaogang, uno dei più autorevoli registi cinesi, ha replicato dicendo di non avere paura di Hollywood ma che è necessario proteggere la cultura nazionale cinese, altrimenti si finirebbe come la Corea, schiacciata dall’invadenza di film americani. Lee, poco convinto, ha però affermato che spesso i film americani sono una specie di promozione per una serie di altri prodotti che le stanno intorno. (Reuters/Advocate)


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