Nabil si sente insultato, quando Aldo lo chiama “zamel”, frocio, dopo aver fatto l’amore con lui. Reagisce con violenza, lo uccide. Un epilogo tragico della nuova vita in Tunisia che Aldo aveva sognato come rifugio per sé, omosessuale che si riteneva “sbagliato”. Tra grigliate di pesce, incroci di sguardi amorosi e chiacchierate sulla spiaggia, l’amico Edo aveva tentato di convincere Aldo che non, esiste colpa o malattia, ma una libertà sessuale da affermare, diritti da acquisire. Gli aveva ricordato storie di repressione e autorepressione: Wilde, Pasolini, Whitman, Pavese, Montale. Ma i fantasmi culturali di Aldo sono duri a morire.
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“Zamel” è incentrato, principalmente, su uno scambio sia orale che epistolare tra due amici gay incontratisi in Tunisia, l’uno, Edo, felice della sua vita e studioso della cosiddetta cultura gay, fatta da autori di cui molti conoscono le opere ma ne ignorano la vita privata, che però spesso traspare dalle pagine dei loro libri, come il Gadda, Whitman, Pavese o Montale; l’altro, Aldo, invece vive permeato della sotto-cultura da retrobottega che vuole i gay come finte donne che devono stare nascoste ed accontentare di soppiatto i maschi, cosa che funziona benissimo in Tunisia, dove la visione ancestrale della divisione dei sessi chiude un occhio sui rapporti tra uomini, a patto che il tunisino si comporti da maschio, usando il turista bianco, come succedaneo della donna. Così Aldo, omosessuale, ma pregno dell’omofobia respirata a pieni polmoni in Italia, in famiglia e in società, si sente realizzato in un ambiente dove l’omosessualità viene vissuta come tabù, non se ne parla, nessuno è omosessuale, ma è assai facile portarsi chiunque a letto, proprio perché è una cosa che ufficialmente non esiste. Edo cerca di spiegare all’amico quanto sarebbe più giusta una società in cui non vi fossero disparità di trattamento in base all’orientamento sessuale, egli illustra come l’omofobia si respiri, vi si sia immersi e quanto sia perniciosa per la sana crescita morale ed intellettuale degli individui, omosessuali e non. […] Un libro socialmente utile, ben orchestrato anche dal punto di vista della costruzione narrativa; è attraversato da un’ironia spesso graffiante nei confronti di un sistema sociale iniquo e diseguale nei diritti; a tratti divertente e addirittura spiritoso nelle parti dei dialoghi tra Aldo e Edo, anche se i temi trattati, sia relativamente alle vicende personali di Aldo, che a quelle del movimento gay di lotta per la affermazione dei propri diritti affettivi, lasciano ben poco spazio alla retorica o alla risata (IBS)
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