Continua il viaggio nell’orrore cosmico delle opere di H.P. Lovecraft! Il giornalista omosessuale Robert Black, in un’indagine sul mondo dell’occulto, si avvicina sempre di più allo spaventoso mondo segreto che vuole scoprire… e che, a sua volta, cerca il giovane! Un’altra prova d’autore da parte di Alan Moore e di Jacen Burrows!
“Black è un giornalista dai modi gentili che partendo da una serie di suicidi sospetti legati a un libro chiamato Sous le monde si avventura sempre più nel profondo di un’indagine che lo condurrà in inquietanti cittadine americane, in cui uomini dai lineamenti stranamente simili a quelli dei pesci seguono culti antichissimi con lo scopo di risvegliare ciò che dovrebbe dormire per sempre.
La prima cosa che colpisce di Providence è che il protagonista è un ebreo omosessuale, caratteristiche che sembrano volerci ricordare che Lovecraft non era solo lo scrittore che conosciamo e amiamo, ma anche un uomo bizzarro con ideologie decisamente poco piacevoli: era infatti dichiaratamente omofobico e antisemita.
Moore ha dichiarato che con Black voleva creare un personaggio che fosse specchio del suo tempo, nel modo di agire, pensare e scrivere, ma che allo stesso tempo riuscisse a distaccarsi e distinguersi dalla massa. Il suo obiettivo era scrivere Il grande romanzo americano utilizzando la vita di persone bizzarre e dei reietti del New England come metafora e seguendo il libro come filo conduttore. Il problema è che ciò che troverà sarà tutt’altro che metaforico.
Del resto gran parte del fascino e del divertimento dei racconti di Lovecraft risiede proprio nella relazione che riescono a stabilire col lettore, nella capacità di tratteggiare un piccolo universo parallelo in cui sospendere per un momento l’incredulità, giusto il tempo per porsi alcune domande. E se fosse tutto vero? E se fossimo solo pedoni in un gioco più grande? E se la nostra fosse solo una delle possibili realtà fatte di sogni, mostri e esseri immortali e mostruosi? Sono questi gli interrogativi che contribuiscono a quella strana miscela di fascino, orrore, inquietudine e divertimento che Moore conosce e sfrutta alla perfezione, spingendosi a volte anche dove Lovecraft, per pudore, non aveva osato avventurarsi.
A rendere ancora più angosciante la ricerca di Black ci pensano i disegni di Burrows. Il suo tratto è perfetto per dare forma alle idee di Moore. Disegnare mostri la cui visione dovrebbe far impazzire l’uomo e città con regole non euclidee non era certo un compito facile. Spesso inoltre il potere dei racconti di Lovecraft sta proprio in ciò che non si vede, in quel buio dietro l’angolo fatto di sottintesi e allusioni.
Ebbene le tavole di Providence riescono a catturare tutta la decadenza, il putridume e il tormento dell’ambientazione senza togliere al lettore il gusto di immaginare cosa si nasconde dietro a quello che riesce a vedere. I larghi sorrisi di uomini mostruosi, l’improvvisa forza di visioni apocalittiche, il dettaglio di un volto disperato che ha visto l’abisso, sono gli indizi che Burrows ci lascia per solleticare la nostra voglia di scavare più a fondo per scoprire cosa si cela nella prossima pagina. (Lorenzo Fantoni, wired.it)
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