Dramma in cinque atti e un prologo, Personae è un’opera teatrale profondamente legata all’attualità, pronta per essere rappresentata e discussa. Ma può anche essere letta come un romanzo in versi, oppure, più semplicemente, come un libro di poesia. Dopo l’attacco al teatro dove è in corso il concerto-revival del gruppo rock dal grande passato, quattro personaggi “ritornanti” discutono tra loro sullo sfondo del lapsus di un cronista tv: “I quattro sono morti in modo non grave”. Poiché la tv non può mentire, fino alla rettifica i “revenant” tornano vivi. E quei pochi istanti si dilatano fino a coprire il tempo della rappresentazione. Narzis, professore di filosofia alsaziano, quarant’anni, sposato con Endy, tecnico informatico ex operaio, trent’anni. Hanno due bambini, Erik e Samuel, nati in Canada, ed è la prima sera che li affidano alla baby sitter. Veronika, biologa ricercatrice di origini ucraine, trentacinque anni, a Parigi da dieci. Sotto l’aspetto di donna single in carriera, è devastata da una ferita d’amore e d’orgoglio subita a vent’anni. Inigo, cinquant’anni, prete lefebvriano, vive in una confraternita intitolata a Dominique Venner, l’uomo che si suicidò a Notre Dame il 21 maggio 2013 per protestare contro il matrimonio gay. I fitti, drammatici dialoghi tra i quattro personaggi mettono in scena le loro esistenze e anche le contraddizioni e le distorsioni della nostra epoca, con continui e inattesi rivolgimenti nella trama dell’opera.
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