Due storie d’amore, una omo l’altra eterosessuale, s’inseguono nel romanzo di Roberto Pazzi. La vicenda si apre nel 590, con la visione dei barbari in catene nel Foro romano, i bellissimi Angli il cui riscatto è conteso fra due cugini che più diversi non potrebbero essere: Gregorio Magno papa, che invierà in Britannia una missione a convertire gli Angli, e il colto senatore romano Eusebio Simmaco, della stirpe che ha difeso la cultura del paganesimo travolta dal cristianesimo. Questi vive con naturalezza ancora pagana la sua sessualità, e s’invaghisce del palafreniere Celeste, amante della figlia Ottavia. I due giovani, per sottrarsi alle sue brame, si rifugiano presso Gregorio. Fuggono quindi da Roma, inseguiti da Eusebio. Dopo varie peripezie, il matrimonio di Ottavia e Celeste e la nascita dei figli sembrerebbero placare Eusebio ma… Tutto questo viene raccontato a un ospite, in vacanza, dello stesso albergo, da un personaggio odierno, l’ingegnere milanese Gregorio Eusebi, oppresso dal mestiere di famiglia. Narrato di nascosto dalla moglie, il romanzo è il suo modo di reinventarsi, profittando di uno sconosciuto per fargli credere di averlo scritto davvero.
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