“… Una, Macedonia, carcerata, e l’altra, Valentina, suora. Tra le due nasce un amore, conflittuale e passionale, che si scontra con la società ipocrita e bigotta e che viene opportunamente celato dietro le sbarre del carcere di Pozzuoli, dove si svolge la prima parte del romanzo, e dietro il ferreo codice comportamentale che nei carceri non accetterebbe omosessuali. La cella di Macedonia diventa un confessionale, il suo essere donna intelligente e curiosa, forte e disponibile, consente alle donne che ne varcano la soglia di sfogare l’amaro della vita che marchia le loro carni a causa di uomini egoisti e ingannatori che approfittano, abusano, mentono. Così la detenuta veste i panni della psicologa e inizia, su spinta di Valentina che ne coglie l’affabilità, a raccogliere le storie delle altre carcerate tutte macchiate «dalla sventura e un disperato coraggio che non scade mai nella disperazione, divenendo elemento vincente di riscatto» sottolinea Annamaria Ackermann nella prefazione che elogia le donne coraggiose di Ferro, capaci di sublimare il loro amore in costante dissonanza con il giudizio di un mondo che ne ignora la generosità di dedizione. Sventure inaspettate e scelte individuali consapevoli consentono alle due donne di maturare e prendere coscienza, dapprima in maniera separata, dei propri desideri e bisogni, per ritrovarsi nuovamente unite in una atipica condizione familiare che le rende felici.” (Anna Marchitelli)
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