Terzo capitolo del ciclo testoriano de I segreti di Milano, questa opera teatrale è andata incontro fin da subito a una vicenda particolare. Scritta nel 1960, la pièce fu preventivamente censurata, prima ancora di essere rappresentata, per la presunta oscenità dei temi trattati. Messo in scena da Luchino Visconti, e con attori come Umberto Orsini, Paolo Stoppa, Pupella Maggio e Lucilla Morlacchi, il lavoro di Testori debuttò all’Eliseo di Roma e, dopo una cinquantina di repliche, arrivò a Milano dove ebbe modo di essere messo in scena solamente una volta, per l’immediato blocco ordinato dallo stesso giudice che aveva già censurato il film Rocco e i suoi fratelli. In realtà, quella teatrale era una versione dell’Arialda già sottoposta a una settantina di tagli preventivi, che edulcoravano i temi “sovversivi” presenti nel lavoro di Testori. Protagonisti della tragedia, una vera e propria tragedia plebea – come sempre nella tradizione testoriana –, sono Arialda, camiciaia zitella, il fratello omosessuale Eros, tenero innamorato di Lino, purtroppo destinato in breve a morire, e Gaetana, una “spiantata terrona”. La vicenda, che per la prima volta nel panorama culturale italiano poneva al centro della trama la legittimità dell’amore omosessuale, non poteva che scontrarsi con la mentalità di un paese che a fatica cercava di uscire dalle pastoie ideologiche del clericalismo. Già allora, l’editore che pubblicò il lavoro di Testori fu Feltrinelli. Un’opera da rileggere, quindi, con un occhio particolare alle vicende storiche nelle quali si trovò a essere rappresentata, per apprezzarla ancora più compiutamente.
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