La Tarantina e la sua
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La Tarantina e la sua "dolce vita"

“D’improvviso la guerra ci sembrò lontana, ci scrollammo di dosso la polvere, la fame, la fatica del dopoguerra, per la prima volta alzammo gli occhi e guardammo avanti. Il peggio era finito. A quei tempi Roma era una calamita, tutti sognavano di vivere nella città del cinema, delle star, la capitale dell’eleganza e della ?modernità di cui leggevamo sui rotocalchi: e il miraggio era a portata di mano, proprio lì?, a pochi chilometri di distanza”. “La ‘dolce vita’ romana incalzava, mi seduceva, mi spronava a buttarmi a capofitto in situazioni sempre più scandalose, perché erano anni di grande euforia, sfrenatezza, c’era il gusto di esagerare, di infrangere i tabù del passato… Via Veneto era una passerella a tutte le ore, i caffè erano sempre affollatissimi. Io in quella via mi sentivo una regina, ero ricercata perché, in quegli anni, gli anni Cinquanta e Sessanta, non esisteva quasi nessuno come me, ero una mosca bianca”. Protagonista della “dolce vita” romana, indiscussa regina dei Quartieri Spagnoli, amata e corteggiata. La vita della Tarantina è stata certo tutto questo, ma non solo. Come molti altri “femminielli” della sua generazione o delle successive, la sua è stata anche un’esistenza faticosa, fatta di dolorosi rifiuti (in particolare da parte della famiglia e della comunità di origine), di precarietà e disperazione, di carcere e sogni infranti. Dal suo racconto senza veli e ricco di incontri spesso inaspettati, esce il ritratto a tutto tondo e a tinte forti di una persona che ha vissuto con coraggio e ostinazione, alla ricerca della felicità, senza mai negare se stessa. Coraggio e ostinazione che ancora oggi, alla soglia degli ottant’anni, non sembrano affatto averla abbandonata – come già testimonia questo suo raccontarsi in pubblico.

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