“…«Non avevo idea di come scrivere un noir, così ho deciso di esplorare questo mondo leggendo molti libri. Volevo creare qualcosa di originale, mai scritto prima, utilizzando un approccio diverso. Ciò che mi interessava soprattutto era di esplorare il lato oscuro delle persone con uno sguardo di comprensione e non necessariamente di giudizio. Il personaggio del serial killer è importante almeno quanto l’investigatore Gowda, cerca un’identità attraverso quello che fa». Ma qual è la ricerca di senso che porta il serial killer a uccidere? «In India è ancora molto forte il rifiuto dell’omosessualità. Il serial killer è una donna intrappolata nel corpo di un uomo, che risolve il problema in modo brutale». Però è anche vero che gli hijra, gli eunuchi, in India sono una sorta di genere “ufficiale”, riconosciuto dalla comunità. «I riti svolti dagli hijra esistono ancora, ma sono accettati solo da alcune classi e non da altre». Nel romanzo di Nair da una parte si ritrova una realtà modernizzata, tanto che parrebbe appunto trovarsi in una qualsiasi città occidentale, e dall’altra vi è un forte persistere della tradizione…” (Barbara Caputo, Il Mattino)
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