Mario Ventura, commissario sessantenne dai metodi duri, musicista mancato e con una certa dipendenza dall’alcol, è alle prese con un caso difficile: sulle rive del lago di Albano, in un giorno d’inverno freddo e piovoso, viene ritrovato il cadavere di un giovane seminarista irlandese, Eamon McCormac. Il corpo è seminudo e con evidenti segni di soffocamento. Si tratta di omicidio. Le indagini portano gli inquirenti a interessarsi al Seminario Apostolico d’Irlanda, a Castel Gandolfo, un’istituzione che accoglie futuri ecclesiastici di nazionalità irlandese. Non ci vuole molto per scoprire che la condotta di McCormac era tutt’altro che irreprensibile. Il seminarista frequentava infatti un giro di prostituzione. I sospetti cadono subito su un giovane che lavorava proprio nella zona in cui è stato rinvenuto il cadavere e una serie di indizi sembrano confermare la sua colpevolezza. Ma Ventura non intende chiudere il caso prima di essere venuto a capo del mistero che avvolge la vicenda. Perché la verità è molto più lontana di quanto potrebbe sembrare…
Un cadavere ritrovato vicino alla riva di un lago.
Un seminario in cui si muovono personaggi ambigui.
Una verità scomoda da riportare a galla.
Hanno scritto del suo precedente romanzo:
«Un thriller duro, a tinte forti.»
Thrillermagazine
«È un libro che emoziona dall’inizio alla fine. Da leggere almeno una volta nella vita.»
Disponibile ebook a 0,99 euro
Danilo Pennone
è nato a Roma, dove vive e insegna. Ha esordito nella narrativa con il romanzo Confessioni di una mente criminale, pubblicato dalla Newton Compton, da cui è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale, per la regia di Marcello Cotugno, rappresentato al Todi Arte Festival 2009. Ha lavorato come assistente alla cattedra di Storia del cinema presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Il cadavere del lago è il suo nuovo romanzo.
L’ho trovato un romanzo interessante. L’omofobia che traspare all’inizio di questa storia si attenua man mano che il protagonista, un commissario le cui sfortunate vicende personali rendono umanamente credibile, entra in empatia con il giovane gay perseguitato. È un uomo indubbiamente rude il commissario Ventura. Una durezza dovuta alla sua condizione e, seppure non sempre condivisibili, le sue scelte e le sue affermazioni possiamo comprenderle solo alla luce di certe sofferenze che non lasciano spazio al politically correct. Un atteggiamento di persone con le quali ci imbattiamo ogni giorno. Dietro a quelle maschere, soltanto con animo sensibile, riusciamo a leggere tanta loro disperazione.
Non fosse un tale compendio di omofobia e commenti sessisti potrebbe anche essere un buon libro. Sarebbe potuto essere anche meglio se, poi si fossero evitati i soliti stereotipi e luoghi comuni quali: il poliziotto che si innamora della bellona di turno; i troppi elementi di disturbo dalla pioggia incessante al terremoto, ai manifestanti sempre cattivi; il poliziotto dai modi poco canonici, ma in fondo buono anche se fondamentalmente fascistoide; la giudice, in quanto donna antipatica e asservita al sistema; la giustizia più tollerante nei confronti dei congiunti delle forze dell’ordine; il finale che non soddisfa nessuno. E’ solo un romanzo irritante.