Cresciuto negli uffici delle Editions de Minuit, casa editricei francesi tra le più importanti (pubblicò, tra gli altri, Samuel Beckett, Marguerite Duras, Jacques Derrida, Arthur Miller), fondata e diretta dai suoi genitori, Mathieu Lindon ha conosciuto e frequentato sin dall’infanzia i più noti intellettuali e scrittori francesi del dopoguerra. In “Cosa vuol dire amare” Mathieu racconta la sua giovinezza agitata, a tratti confusa, e la sua educazione sentimentale, all’ombra di due grandi figure: il padre editore, Jerome Lindon, altero, ingombrante e spesso imperscrutabile, ma pronto a schiudergli con naturalezza le porte del mondo; e Michel Foucault, mentore e maestro di libertà, oggetto di un amore e di un’ammirazione sconfinati, di cui l’intero libro è testimonianza. Al fianco di amici e amanti come Hervè Guibert e Daniel Defert, Lindon ricorda i molti momenti passati con l’autore de “Le parole e le cose”, le sue idee sulla sessualità, i primi esperimenti con l’LSD, il rapporto di Foucault con l’industria culturale, a cui lui stesso è legato. Le memorie di gioventù diventano così romanzo, una vera e propria storia d’amore e di letteratura, tra i cui personaggi compaiono anche Beckett, Alain Robbe-Grillet, Roland Barthes. E quel che prevale non è l’interesse storico o documentaristico, ma uno sguardo di profonda innocenza sugli uomini, di lettere e non, le loro ambizioni, i movimenti del cuore, la giovinezza, l’amicizia.
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